L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Libere associazioni

di Roberta Pedrotti

Fra Brescia e Mascate, dall'Italia all'Oman, il quintetto di archi fiati e pianoforte composto da Gabriele Bellu, Filippo Mazzoli, Stefano Franceschini, Alessandro Culiani e Andrea Dindo propone un programma di trascrizioni e fantasie verdiane.

BRESCIA, 25 febbraio 2023 - Fantasie, reminiscenze, trascrizioni operistiche. Un modo, mille modi per elaborare un ricordo, una sensazione, per associare idee melodiche con libero sfogo virtuosistico o per concatenazioni logiche e drammaturgiche anche nuove e sorprendenti. È quasi una metafora, o uno specchio, dei meccanismi della psicologia umana e, difatti, ciascuno poi lo vive a modo suo. Siamo alla Cascina Parco Gallo alle porte del centro di Brescia, a due passi dalla stazione e da quelli che negli anni '80 ammiravamo come “i grattacieli” di Brescia Due; un bar con trattoria, una sala/ biblioteca per incontri e concerti, il prato intorno. Pubblico teneramente informale, compresa la vecchietta che nel bel mezzo di un brano fa partire a tutto volume quello che sembra un messaggio vocale su whatsapp. Ma, per fortuna, c'è anche la signora che modula estatica “croce e delizia...” durante la Fantasia dalla Traviata di Briccialdi, chi sentenzia “bello, bravo”, chi si esalta per l'annuncio di un bis “Evviva la Carmencita!” (sì, sarà l'entr'acte di Carmen) o chi, sofisticato, chiede di risentire il preludio dei Masnadieri. Bello, questo clima libero e cordiale in cui si scattano foto brutte (scusate) e si lascia correre la mente, ciascuno secondo le proprie esperienze. La sinfonia di Luisa Miller? Sì, ne ricordo una bella esecuzione, con quell'orchestra, che serata... E chi c'era allora, chi suonava, chi dirigeva, chi c'è oggi, dove l'ho sentito... Un aneddoto tira l'altro. La musica non è solo successione di note, è misura del tempo che s'intreccia nella memoria.

Questo concerto, introdotto da Fabio Larovere per il cartellone dell'associazione Cieli vibranti in collaborazione con il Bazzini Consort, è l'anteprima di quello che si terrà il giorno dopo a seimila chilometri di distanza, a Mascate, dove magari molti di questi brani non si allacceranno alle memorie dirette del pubblico locale, ma saranno una presentazione, una sorta di aperitivo à rebours per presentare strumenti e temi. E, in novembre, abbiamo visto quanto gli studenti omaniti – soprattutto le numerose studentesse – siano curiosi e ricettivi verso il mondo dell'opera e della musica occidentale [Mascate (Oman), Viaggio musicale in Oman]. Qui ci culliamo come in un liquido amniotico di esperienze personali e collettive; là ci si muove fra ricordi recenti e terreni ancor vergini per approcci futuri. Un'ambivalenza affascinante.

Il programma, tutto dedicato a Verdi, alterna trascrizioni di respiro sinfonico ad altre in cui di volta in volta emerge protagonista uno dei solisti. Dopo l'impetuosa sinfonia di Luisa Miller e i lussureggianti ballabili di Otello, la sinfonia di Les vêpres siciliennes emerge per le caratteristiche intrinseche della scrittura, che rendono più facile scontornare le singole voci in un complesso cameristico. Stefano Franceschini si mette in evidenza nella Fantasia da Rigoletto per clarinetto di Luigi Bassi per la versatilità in cui si trova a dover alternare le sfumature del legato cantabile e della brillantezza incalzante. A Gabriele Bellu spetta una pagina originale per violino, il celebre solo dai Lombardi alla prima crociata, con il suo virtuosismo idiomatico ben nitido e articolato in dialogo con un'orchestra di solisti. L'altra trascrizione di un pezzo concepito con grande rilevanza solistica è quello del Preludio dei Masnadieri, con il bellissimo dominio del colore e delle dinamiche del violoncello di Alessandro Culiani. Si torna alle fantasie con quella per flauto dalla Traviata di Giulio Briccialdi, in cui Filippo Mazzoli ribadisce come il virtuosismo si debba sposare con le ragioni del canto e del dramma, seppur sublimati in questa rielaborazione salottiera.

I bis ribadiscono il valore della collettività, con due brani in cui si staglia per diverse ragioni un solista in dialogo con interventi che dell'orchestra distillano la dimensione cameristica: nell'entr'acte di Carmen è ovviamente il flauto di Mazzoli a farsi architrave, ma in continuo rapporto con le altre voci; in “Eri tu” da Un ballo in maschera è il violoncello di Culiani a far le veci del baritono con un canto senza parole che sfuma in un suggestivo pianissimo finale, ma le altre voci sono fondamentali per il mordente del brano, sostenuto – come tutto il programma – anche dal pianoforte di Andrea Dindo, l'unico a non avere un momento di gloria individuale ma parte fondamentale di un programma in cui riecheggia il teatro, ma anche la pura astrazione musicale, in cui ciascuno è primus inter pares.

E, inter pares, chi ascolta e chi suona può finire la serata con le gambe sotto il tavolo, nella cascina fra il centro e il quartiere degli uffici. La musica non è solo questione di note: tutto quello che ci sta intorno, è ciò che abbiamo vissuto prima, che sentiamo in quel momento e che ci lascia poi.


 

 

 
 
 

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