Sul fil d'un soffio etesio
di Roberta Pedrotti
L'ensemble di archi che accompagna Luigi Piovano nella suo primo appuntamento come artista residente per Musica Insieme a Bologna offre due letture ben diversificate, ma caratterizzate da pari gusto, di Čajkovskij e Mendelssohn.
BOLOGNA, 8 maggio 2023 - È un gruppo composito d'esperienza e gioventù, amici vecchi e nuovi quello che accompagna Luigi Piovano nel suo debutto come artista residente nella stagione di Musica Insieme: i violinisti Grazia Raimondi, Riccardo Zamuner, Vincenzo Meriani e Ivos Margoni; i violisti Francesco Fiore e Andrea De Martino; la violoncellista Ludovica Rana.
La serata si apre con il sestetto Souvenir de Florence di Čajkovskij, interpretato con una delicatezza impalpabile, quasi evanescente nell'accarezzare un sogno. Nei suoi ultimi anni, fra crisi e improvvise fiammate creative, l'idillio rifugge l'idea del bozzetto e si fa quasi immagine della fragilità del “ragazzo di vetro”. Viceversa, l'Ottetto in mi bemolle maggiore del sedicenne Mendelssohn dimostra come quello stesso suono impalpabile possa farsi più pieno e incisivo, anche al di là dei due elementi in più in organico. Non è tanto questione di quantità, ma di qualità in questa riunione di solisti che si fanno immagine ideale e sintetica di un'orchestra, con una comunione d'intenti fatta di riconoscimento reciproco in cui i punti di riferimento emergono naturali e non soverchiano mai un gruppo in cui ci si ascolta e si respira insieme.
Con classe, bell'equilibrio, chiarezza interpretativa, gli archi presentati da Piovano, con lui e Raimondi a farsi cardine della concertazione, offrono un dittico che declina di aspetti diversi e complementari di un ideale classico – e utopistico – di bellezza nel quale confluisce una sensibilità più complessa.
Al termine, Piovano invita alla riflessione e alla preghiera “verso chiunque vogliamo” per il bis. Associazione banalissima, scontata, ma è venuto spontaneo accogliere la proposta invocando lo spirito critico e scientifico, l'importanza della comunicazione della conoscenza di un Piero Angela. Il fuori programma era l'Aria dalla terza Suite in re maggiore BWV 1068 di Bach, in cui, a dire il vero, il desiderio di delicatezza, la ricerca di un suono sottile e di dinamiche rarefatte e sospese ha portato un po' al limite la tenuta dell'emissione, ma non ha pregiudicato il successo della serata.
foto Dino Russo