L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Haydn e Mozart verso Beethoven

di Vincenza Caserta

Successo per un programma che accostava Mozart e Haydn con formazione da camera e pienezze beethoveniane.

CAVASO del TOMBA, 09/12/2023 - La Stagione Concertistica di Cavaso Classica per Malipiero Concerti, si conclude il 9 dicembre a Cavaso del Tomba con un programma dedicato al classicismo di Haydn e Mozart. La parola chiave sia per le pagine scelte sia per l'interpretazione che ne è offerta è eleganza. Nell'incipit del concerto con il Kaiserquartett op. 76 n. 3 di Haydn colpisce l'immediata comunicatività che Carlo Lazari ed Enzo Ligresti ai violini, Silvestro Favero alla viola e Gianantonio Viero al violoncello riescono a esprimere. È un Haydn coinvolgente, l'idea musicale che lo anima è viva nella coerente struttura di cui vengono enfatizzati i particolari più brillanti con freschezza e semplicità. L'Allegro iniziale si snoda attorno a una frase che prende vita e si piega con spigliatezza nelle variazioni, motivo per il quale convince subito questo quartetto, capace di utilizzare i colori con abile forza descrittiva. Il Poco Adagio. Cantabile (noto per essere l'inno nazionale della Germania) dimostra la duttilità musicale degli interpreti, capaci di passare con disinvoltura dalla chiara brillantezza del tempo iniziale a una dimensione raccolta e in cui il dialogo variato tra le parti diventa un vero ricamo fatto di intarsi preziosi. La raffinatezza di gesto e suono degli interpreti regala un quadro in cui la placida narrazione si trasforma nel suo stesso divenire, la cui sostanza è costituita da sfumature e dettagli delicati. Menuetto e Trio si animano di ironia nel tempo di danza, lasciando intravedere quelle modalità compositive che cattureranno Beethoven. È un'interpretazione dinamica che riesce a mostrare un Haydn già proiettato verso nuovi albori musicali, svelandoli con discrezione, senza mai eccessi ed anzi dimostrando un solido equilibrio interpretativo condiviso tra i musicisti. Il Finale. Presto è sorprendente per la forza espressiva completamente contrastante con gli scenari idilliaci creati precedentemente, le reminiscenze dei quali sbucano qua e là a creare quasi un effetto programmatico nel perfetto incastro tra le parti. E ancora una volta Beethoven si intravede nel tema nascosto del "destino che bussa alla porta".

Il Concerto per pianoforte e orchestra n. 27 in si bemolle maggiore K 595 di Mozart è eseguito a parti reali – con Lazari, Ligresti, Favero, Viero cui si unisce Patrizia Pedron al contrabbasso – e pianista solista Valter Favero. La pienezza sonora dell'incipit strumentale e un'atmosfera operistica aprono le porte alla voce del solista che ha il compito di presentare tutti i personaggi che appariranno, mentre si intravedono immediatamente i colpi di scena scanditi da un modo minore non tenebroso ma animato da un velo di nostalgia. La bellezza del linguaggio mozartiano, scoperta e rischiosa per gli interpreti, non spaventa la formazione che riesce a farne emergere, anzi, con lucidità e profondità i contrasti. Mozart è sempre un banco di prova per i pianisti: in questo caso Favero rende di Mozart un'immagine molto vicina già al linguaggio beethoveniano, sia per lo slancio virtuosistico della cadenza sia per la pienezza di suono. Ipnotico il Larghetto in cui il dialogo tra solista e parti d'orchestra è serrato e cullante al tempo stesso, per poi lasciare spazio nuovamente al carattere operistico nell'Allegro finale. Il virtuosismo condiviso fra tutti strumenti anima il finale, evocando una scena teatrale che sicuramente Mozart poteva avere in mente nella composizione. Bis acclamato con l'ultimo movimento del Concerto di Mozart.


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