L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Un freddo specchio

di Luca Fialdini

Al Teatro Verdi di Pisa approda la celeberrima Traviata “degli specchi” di Macerata.

PISA, 6 dicembre 2024 – Al Teatro Verdi, La traviata non è certo una rarità: da 2003 ha conosciuto quattro produzioni, l’ultima solo nel 2021. Tuttavia di questa edizione, in coproduzione con il Teatro di Jesi, c’è da esserne contenti malgrado la vicinanza con la precedente perché si tratta della rodatissima Traviata realizzata da Henning Brockhaus e Josef Svoboda per la stagione 1992 dello Sferisterio di Macerata, un allestimento che poter vedere a Pisa è senz’altro un fatto degno di nota. Sicuramente non degna di nota, ma invero curiosa, la decisione di iniziare la serata con l’Inno di Mameli, decisamente fuori posto per un titolo del cartellone che non sia quello di apertura della stagione.

In questo caso eviteremo di soffermarci su allestimento, componente già approfondita in passate recensioni, ci sia consentito però di sottolineare ancora una volta come questo meraviglioso apparato scenico ancora dopo trentadue anni conservi intatte la sua magia e la sua freschezza. Il segreto del suo successo probabilmente sta nella sua essenzialità come nella sua significatività: Svoboda è stato oculatissimo nell’utilizzare solo quello che è indispensabile – niente di più e, si badi!, niente di meno – ma soprattutto a legare la componente visiva alla partitura.

Invece, confermando l’impressione di Roberta Pedrotti dell’ormai lontano 2018 a cui si rimanda [Macerata, La traviata, 22/07/2018], continuano a non convincere le modifiche alla regia operate dallo stesso Brockhaus e per l’appunto si ha una forte sensazione «che l'azione sia solo in funzione dello spazio», un cedimento a cui si uniscono alcune cadute di stile importanti come l’esclamazione di gioia di Annina nel leggere l’ammontare dell’assegno datole da Violetta (peraltro proprio a ridosso della scena con Alfredo del secondo atto), ma soprattutto la gestione opinabile della malattia della protagonista. In questa ripresa Violetta muore di tisi senza aver dato un solo colpo di tosse in tutta l’opera, i suoi sintomi si riducono a qualche silenzio prolungato e al rovesciare qualche sedia. Questa impostazione ha probabilmente creato pure qualche difficoltà interpretativa a chi ha ricoperto il ruolo del titolo in particolare nel terzo atto, al cui inizio Violetta è quasi esanime per poi parlare con assoluta normalità nella lettura della lettera di Alfredo, di nuovo senza un grammo di forze subito dopo e ancora in salute in Addio del passato. Se l’ideazione scenica di Svoboda – ben ripresa dalle maestranze del Verdi – è immutata, la regia di Brockhaus mostra ben più di qualche ruga perché non è solo invecchiata, soffre degli interventi maldestri del suo stesso creatore.

Il grande punto debole della recita però è l’orchestra, così poco unita e pesante da essere poco riconducibile al livello cui l’Orchestra Arché ci ha abituati e che è sempre stato adeguatamente apprezzato; anche la direzione di Nir Kabaretti appare poco ispirata, più intenta all’equilibrio fra palco e buca (riuscito) che a una qualche interpretazione. Il risultato è corretto, quadrato, funzionale per il confezionamento di una serata senza dubbio più che dignitosa, ma è tutto freddo e senza emozione in questa edizione quasi integrale con l’eccezione (indolore) della ripresa delle cabalette del baritono e del tenore. Bene il Coro Arché preparato da Marco Bargagna, in particolare nei due passi di zingarelle e mattadori del secondo atto.

Corretti anche i ruoli di contorno, ma anche qui senza particolari motivi d’interesse. Adeguati Marco Innamorati (Un domestico/Un commissario) e Tommaso Tomboloni (Giuseppe), Giorgio Marcello (Marchese d’Obigny), Tommaso Corvaja (Barone Duphol) e Francesco Napoleoni (Gastone); un po’ opaca la Flora Bervoix di Elena Belfiore, mentre Alessandro Ceccarini appare migliorato nei panni del Dottor Grenvil. Ben centrata l’Annina di Ilaria Casai, che sa ritagliarsi un proprio spazio.

Il papà Germont di Simone Piazzolla si segnala per la dizione chiarissima e la bella articolazione della linea vocale. L’emissione è generosa, con una certa facilità nel registro acuto, e si accompagna con una presenza scenica solida, ieratica, in perfetto accordo con il timbro importante.

Più che corretto Paolo Lardizzone, ma appare chiaro che in fin dei conti il ruolo di Alfredo gli stia stretto. Tutto è letto con grande scrupolo, in particolare l’aria e cabaletta del secondo atto, c’è molta accortezza sul fraseggio, ma per poter gustare appieno le molti doti – anche sul colore – di Lardizzone ci sono senz’altro personaggi a lui più adeguati. Sia consentita una nota a margine: data la caratura dell’interpretazione e la grande cura posta nella lavorazione del ruolo, dispiace per l’imprecisione nella puntatura al termine della cabaletta che è evidentemente un banale incidente di percorso, ma se qualcosa non è scritto da Verdi si può anche non eseguire.

Ruth Iniesta è una Violetta di grande raffinatezza. Ci sono alcune imprecisioni nelle agilità del primo atto, ma non si può non ammirare l’intonazione impeccabile così come l’intelligente sviluppo del personaggio, gestendo in modo convincente e ben riuscito le cosiddette “tre Violette” di Traviata. Si apprezza in modo particolare lo scavo nel personaggio che conduce a un’interpretazione sentita dei passi più drammatici del titolo, spiccando – verrebbe da dire inevitabilmente – nel terzo atto.

Leggi anche:

Macerata, La traviata, 05/08/2023

Macerata, La traviata, 25/07/2021

Macerata, La traviata, 22/07/2018

Pisa, Andrea Chénier, 25/10/2024

Pisa, L’incoronazione di Poppea, 12/01/2024

Jesi, Bologna, Roma, Musica senza, 15-16-18/12/2022


Vuoi sostenere L'Ape musicale?

Basta il costo di un caffé!

con un bonifico sul nostro conto

o via PayPal

 



 

 

 
 
 

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.