Nel segno del tragico
L'abbinata fra Pizzetti e Brahms permette di apprezzare l'ottima resa e gli eccellenti interventi solistici dell'orchestra del Lirico di Cagliari sotto la direzione rigorosa ed elegante di Diego Ceretta.
CAGLIARI, 11 gennaio 2025 - Quel che colpisce, in Diego Ceretta, è il rigore e l'eleganza del suo gesto direttoriale. Che a tratti s'armonizza col suo viso da nemmeno trentenne, fondendosi con un entusiasmo controllato e meticoloso assieme. Al Lirico di Cagliari, per la stagione sinfonica, è tornato per un programma dalla curiosa impaginazione; ad apertura di serata (non particolarmente affollata in sala) i Tre Preludi sinfonici per l'Edipo re di Sofocle di Ildebrando Pizzetti che, ventiquattrenne, tra il 30 aprile del 1904 accompagnarono l'allestimento della tragedia messa in scena al Teatro Olimpia di Milano e successivamente in concerto a Firenze (1917) e Roma (1919) diretti dallo stesso autore. Pagina giovanile, ma che mostra in nuce il linguaggio del compositore. L'Orchestra del Lirico, in forma a dir poco smagliate, travolta dalla direzione di Ceretta, ha reso la poliedrica sfaccettatura dei tre episodi, con le sue venatura impressionistiche (quanta delicata, sfumata dinamica tendente ad un pianissimo che sfuma in silenzio nel Con molta espressione di dolore finale...), nella cupezza degli accordi iniziali, con gli archi in sordina, nella solennità di un tema affidato ai corni, nella liricità che dal pianissimo degli archi si sviluppa in un crescendo di coinvolgente intensità. In bella evidenza l'assolo dell'oboe (Andrea Saccarola ) del Molto sostenuto, le fanfare squillanti delle trombe (Luigi Corrias, Giulio Trifiletti) e il lungo assolo del primo violino (Olesya Emelyanenko ).
Dopo Pizzetti, tutto Brahms. La Tragische Ouvertüre op.81 cambia rapidamente il clima con quei due aspri accordi di apertura; risuonano rapidamente gli archi in una atmosfera piena e profonda. Ancora una volta Ceretta offre una gamma completa di contrasti dinamici, con gli accorati incisi di tromboni (Pierandrea Congiu, Michele Marinaro, Massimiliano Coni) e tuba (Claudio Lotti) in bella evidenza.
Nella seconda parte della serata, ancora Brahms con la Sinfonia n.1 in do minore op.68, dall'inizio martellante, scandita anche dai timpani (Filippo Gianfriddo) assieme a fagotto e contrabbasso; l'Allegro principale di Ceretta mostra forse un po' troppo i muscoli, ma dirige con grande determinazione. Nell'Andante sostenuto, in un luminoso mi maggore e in forma di Lied, si apprezzano i contributi del primo oboe, del corno (Lorenzo Panebianco) e del violino. L'apertura dell'Adagio dell'utimo movimento è disegnato dagli archi con un pizzicato di sospesa attesa, per distendersi nel tema cantabile dell'Allegro non troppo, ma con brio, e concludersi in un crescente virtuosismo orchestrale dominato, fino all'apoteosi finale, da Diego Ceretta con sapiente controllo. Successo entusiastico, meritato.
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