L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

L'oro del tramonto

di Luigi Raso

Nel suo concerto napoletano dedicato a Giovanni Battista Velluti, Franco Fagioli convince, conquista e trionfa.

NAPOLI, 30 gennaio 2025 - È un successo travolgente quello che il San Carlo di Napoli, nel '700 città culla e mecca dei castrati, tributa al controtenore - lui preferisce definirsi mezzosoprano - Franco Fagioli, diretto - molto, molto bene - da George Petrou alla testa dell'Orchestra del San Carlo.

Il concerto è un prezioso omaggio a Giovanni Battista Velluti, ultima grande stella tra gli evirati cantori; si ascoltano arie tratte da opere di Giuseppe Nicolini, Paolo Bonfichi, Nikolaos Mantzaros, Johann Simon Mayr, Saverio Mercadante e naturalmente Gioachino Rossini, che celebrò l'arte di Velluti, ma soprattutto il glorioso mondo che il castrato rappresentava, ormai votato al tramonto, scrivendo nel 1813 per lui la parte di Arsace di Aureliano in Palmira.

Stasera vengono proposte, secondo un coerente filo storico e stilistico, Arie, Cavatine, Scene con Cabaletta che recano sparuti e labili echi dei virtuosismi e dei fuochi d'artificio delle sublimi arie settecentesche che l'immaginario collettivo associa alla vulcanica vocalità dei castrati, ma che all'ascolto si rivelano gemme musicali, riscoperte grazie alle ricerche del musicologo Giovanni Andrea Sechi: sono arie venate di malinconia, contrassegnate dalla struggente consapevolezza di rappresentare il canto del cigno di una civiltà, musicale e non solo, scalzata dell'estetica e dal gusto del pieno '800 alle porte. 

Nel ritratto che le arie restituiscono della sua arte, Giovanni Battista, o Giambattista, Velluti giganteggia solitario e malinconico, proteso a bearsi degli ultimi e raffinati sussulti di un'arte nobile, alla quale questo concerto - e un CD di imminente pubblicazione - rende omaggio.

Al suo debutto al Teatro San Carlo e a Napoli - avvicinato dopo il concerto ha riferito di sentirsi particolarmente emozionato a cantare a Napoli, di sentire il peso della storia musicale che la città ha espresso, in modo particolare per l'arte dei castrati -, Franco Fagioli ha gioco facile ad incantare il pubblico (purtroppo non particolarmente folto come la qualità e l'appeal del programma avrebbero meritato) con la sua vocalità caratterizzata facilità e limpidezza nell'emissione, perfetto controllo dei fiati e bel legato, che conserva ancora, seppure non nella eccezionale misura di qualche anno fa, smalto,  lucentezza e proiezione, riesce a far "viaggiare" adeguatamente il suono per la grande sala del San Carlo: le arie eseguite - in particolare quelle di Giuseppe Nicolini da Traiano in Dacia e Carlo Magno, rispettivamente "Ah se mi lasci o cara" e "Ah quando cesserà … Lo sdegno io non pavento" - indugiano su un diffuso modo cantabile e sull’incisività drammatica piuttosto che su florilegi virtuosistici che, benitenso, non mancano. E la predominanza dell'afflato lirico ed espressivo consente di apprezzare la perfetta dizione italiana, il fraseggio curato vario e gli affondi nel registro grave. 

Fagioli è artista dalla lunga e straordinaria carriera, maneggia uno strumento prezioso e delicato; lo scorrere del tempo non risparmia qualche traccia di appannamento, quanto a spessore e smalto nel registro centrale e acuto, neppure ad una vocalità che si fonda su una tecnica agguerrita, su un controllo del fiato impressionante (osservare il visibile movimento del diaframma è una lezione di canto). Ma quando inevitabilmente fa capolino qualche difficoltà è l'intelligenza dell'interprete e la maestria del vocalista ad attutirne impatto ed effetti, rendendo plastici e intensi i lamenti, i vagheggiamenti di eroi che provengono da un mondo lontano, fantasmi ai quali stasera ridona voce e anima Franco Fagioli.

Con la Cavatina di Andronico "Dove m’aggiro … Era felice un dì … Sì bel contento in giubilo" da Andronico di Saverio Mercadante, brano dall'ottima fattura, Franco Fagioli regala mezzevoci, e un'espressivita misurata e pregnante. Nella cabaletta che chiude la scena Rossini è evocato, e puntuale si presenta nella conclusiva Scena, Aria e Cabaletta "Dolci silvestri ororri...Ah! Che se to... Non lasciarmi in tal momento" da Aureliano in Palmira, brano che stasera ancor più appare epitome (ed epicedio) perfetta, per cantabilità espressiva, fraseggio fantasioso, virtuosismi vocali, di un'estetica vocale e di una definita civiltà musicale. In questa Scena di Arsace Franco Fagioli mostra tutto il corredo della sua attuale vocalità: più espressività, meno virtuosismo,  potrebbe essere, semplificando, il motto. E infatti Franco Fagioli convince più nell'aria che nella cabaletta.

"Tutto declina" avrebbe forse potuto pensato Velluti metitando sul tramonto dell'epoca dei castrati: il canto vira verso la ricerca di una maggiore espressività e il bis concesso, "Soave immagine", da Andronico di Saverio Mercadante va in questa direzione: melodia lineare, di sospirosa intensità. Il mondo di Velluti è al tramonto: qui Mercandate sembra osservarlo con l'atarassica consapevolezza che diversa estetica avrà a breve il grido.

Ad accompagnare - ma il verbo è riduttivo - Franco Fagioli in questo omaggio all'arte di Velluti c'è il puntuale, meticoloso e ispirato George Petrou, direttore greco con il quale Fagioli ha negli anni collaborato per la realizzazione di interessanti incisioni.

Petrou ha in primo luogo un merito non secondario: riesce a far suonare l'orchestra del San Carlo, in ottima forma al netto di qualche "pasticcio" proveniente dalla sezione dei legni, con un'emissione non riferibile al repertorio più frequentemente eseguito. Essenziale e secca, soprattutto negli ottoni e nei timpani, trasparente e alleggerita negli archi: per essere un'orchestra, quella del San Carlo, impegnata nel repertorio soprattutto ottocentesco e novecentesco, questa di stasera è una prova superata, un esempio di affidabilità e versatilità esecutiva. 

Petrou, poi, si dimostra sempre molto attento a calibrare i volumi e i pesi: equilibrio, articolazione serrata, brio, aderenza allo spirito dei brani in programma hanno caratterizzato l'esecuzione non solo delle arie eseguite da Franco Fagioli ma soprattutto quella delle quattro sinfonie dìopera in programma: da Tancredi di Rossini in apertura di concerto, da Ulisse agli Elisi di Nikolaos Mantzaros, da La Lodoiska di Mayr e, in ultimo, da Aureliano in Palmira.

Successo pieno e calorosissimi per Franco Fagioli, star internazionale in questo repertorio, George Petrou, l'orchestra del San Carlo e le sue prime parti.

Napoli e i castrati (nella versione aggiornata e incruenta, ovviamente!): un binomio che sfida i secoli.

Leggi anche:

CD, Fagioli, Handel Arias

CD, Franco Fagioli, Rossini

Madrid, Achille in Sciro, 17/02/2023

Bayreuth, Alessandro nell'Indie, 11/09/2022

Madrid, Partenope, 16/11/2021

Versailles, Catone in Utica, 16/06/2015


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