L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Il trombone magico

di Roberta Pedrotti

La presenza di un solista eccezionale come Enzo Turriziani impreziosisce l'omaggio della Form a Nino Rota con Roberto Molinelli in veste di direttore e autore di un pezzo in prima assoluta.

FANO, 29 gennaio 2025 - Nel leggere Omaggio a Nino Rota sulla locandina buona parte del pubblico istintivamente avrà pensato alle grandi colonne sonore. Ci sono anche quelle, certo, con un po' di Scorsese, Zeffirelli e , naturalmente Fellini, ma vale la pena di ricordare che Rota non fu solo un compositore per il cinema. In quell'ambito fu senz'altro un gigante, ma questo fu solo un aspetto della sua produzione: c'è l'opera (e non solo Il cappello di paglia di Firenze...), c'è la musica sinfonica, quella sacra, quella cameristica. Non è necessario, anzi, sarebbe deleterio ipotizzare delle differenze di merito fra i generi, quando si tratta di differenti destinazioni che comportano differenti esigenze, ma trovano in Rota una penna sempre felicissima, capace di coniugare una grande cultura e un'alta dottrina con la freschezza di una comunicativa dall'aria quasi fanciullesca. Talvolta, lo spirito leggero e accattivante trae qualcuno in inganno, derubricando Rota a ingenuo, anacronistico talento naturale, senza considerare come, invece, proprio il suo approccio disincantato a una scrittura neoclassica aperta all'eclettismo comporti una visione artistica modernissima, un tratto puramente novecentesco. Lo si percepisce anche nell'impianto formalmente tradizionale e terso del Concerto per archi proposto in apertura di serata e ancor più nel successivo Concerto per trombone.

Non capita spesso di ascoltare un concerto dedicato a questo strumento e, infatti, è assai amato dai trombonisti benché latitante dai cartelloni: nella stagione della Form (che festeggia quest'anno cinquant'anni di attività) ha offerto l'opportunità di ospitare uno dei maggiori virtuosi in attività, Enzo Turriziani. Non ha nemmeno trentasei anni ed è già primo trombone solista dei Wiener Philharmoniker dal 2020, alla Wiener Staatsper dal 2017 dopo essere passato dalle orchestre di Santa Cecilia e della Rai. Questa – in sintesi estrema – la carriera su carta, poi c'è la meraviglia sul palco, il legato e il dominio del flusso dinamico senza cesura alcuna, la tornitura timbrica, l'ispirato calore del fraseggio, la brillantezza di un virtuosismo che non lascia trasparire difficoltà e lascia tutto lo spazio alla musica. Il quarto d'ora circa della partitura di Rota è effettivamente troppo breve, quando l'ospite di questa levatura, e la Form ne approfitta per commissionare un pezzo in prima assoluta a lui dedicato. Lo firma Roberto Molinelli, che dirige anche l'intero impaginato e dal podio lo illustra al pubblico con verve. Echos de Tierra Latina, questo il titolo del brano per trombone e orchestra, offre nuovamente l'occasione di ammirare, oltre al magistero tecnico, il gusto di Turriziani nel dipanare la linea melodica dei passi più lirici e nell'esuberanza perfettamente controllata del gioioso finale. Questo fa da ponte ideale con l'ultima sequenza, per sola orchestra, con pagine nate per il cinema e qui orchestrate sempre da Molinelli: nella poeticissima Ai giochi addio per Romeo e Giulietta di Zeffirelli Rota rinsensa un filone arcaizzante, neobarocco e neorinascimentale, con un preciso significato nel contesto, una raffinatissima sincerità e appropriati ammiccamenti alla sensibilità novecentesca. La suite di pagine felliniane unite all'irrinunciabile tema del Padrino ribadisce come l'origine funzionale di questa musica non ne infici la qualità (d'altra parte, critichiamo per la loro natura e il loro scopo le musiche di scena di Beethoven e Mendelssohn? E non è forse stolto chi svaluta i versi di Romani o Ferretti per l'opera sottoponendoli agli stessi parametri di un'ode di Leopardi?), sollecitando semmai in orchestra un serratissimo gioco di contrasti, interventi solistici, parentesi cantabili ed esplosioni pirotecniche, con un pizzico di realismo magico. Si giunge al culmine di un percorso che traccia una linea di qualità e continuità fra il Rota concertistico e quello cinematografico, con la perla di un solista di eccezione che ha attirato in sala anche tanti colleghi e specialisti e il conforto, per il pubblico invece più generalista, dell'incontro con il noto e il familiare, scoprendo magari che vale anche la pena curiosare oltre questi confini.

Leggi anche

Milano, Il cappello di paglia di Firenze, 18/09/2024

Milano, Il cappello di paglia di Firenze, 14/09/2024

Napoli, Il cappello di paglia di Firenze, 11/05/2018

Cremona, Napoli milionaria!, 20/01/2023

Lucca, Napoli milionaria, 25/09/2021

 


Vuoi sostenere L'Ape musicale?

Basta il costo di un caffé!

con un bonifico sul nostro conto

o via PayPal

 



 

 

 
 
 

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.