L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Ravel intorno a Martha

di Antonino Trotta

Ospiti dell’Associazione Lingotto Musica, Martha Argerich, Charles Dutoit e l’Orchestre Philharmonique de Monte-Carlo incantano il pubblico torinese con un concerto monografico straordinario, interamente dedicato alla musica di Ravel.

Torino, 11 febbraio 2025 – Poche, pochissime volte capita di festeggiare un artista per un tempo quasi maggiore o comunque comparabile alla durata della sua stessa esibizione. Al Lingotto Musica, dove si è esibita in compagnia di Charles Dutoit e dell’Orchestre Philharmonique de Monte-Carlo, Martha Argerich, orologio alla mano, suona appena ventidue minuti e la applaudiamo per quindici. Certo, nel calore di quelle mani che si agitano incontenibili in platea, con un virtuosismo nel ribattuto che par voler sfidare quello della maestra stessa, non trova sfogo solo l’entusiasmo della serata, ma si condensa una passione e una gratitudine che affondano le radici in una vita intera. Dal giovane che sembra capitato lì per caso a chi si avventura per le interminabili gradinate con più fatica, non v’è spettatore, nell’Auditorium “Giovanni Agnelli” pieno fino all’orlo, che non sia cresciuto col mito della pianista argentina: son quasi settant’anni, del resto, che Ella siede dinnanzi alla tastiera in giro per mezzo mondo, sugellando a destra e manca interpretazioni che di volta in volta rinfrancano l’amore smisurato per la Signora dell’avorio e preservando, immutate, quelle virtù che hanno reso il suo folgorante pianismo qualcosa di unico e straordinario.

Il tempo non ha appesantito lo scatto felino della mano, né intorbidito la limpidezza nel tocco o la sicurezza nell’attacco: a ottantatre anni Martha Argerich suona ancora con la baldanza della virtuosa diciottenne che può far appello a risorse tecniche sterminate per dar lustro ad ogni centimetro quadrato della partitura mentre l’interprete, sorprendente, pare scoprire e rioffrire il testo con lo stupore di chi l’incontra per la prima volta. Nel concerto per pianoforte e orchestra in sol maggiore non c’è traccia di maniera, né il minimo sentore di consumata ripetizione: ogni frase musicale nasce con la freschezza dell’istante, illuminata da una sensibilità che sa cogliere le infinite sfumature del suono che Ravel plasma sulle linee del pentagramma. Il fraseggio resta mobile e fluido, il tocco incisivo e scolpito, l’impeto mai disgiunto da una naturalezza che incanta. Se i movimenti estremi abbagliano per il delicato vigore, per l’eccezionale capacità timbrica, per la plasticità cui ella sa far risaltare l’estrosa scrittura, l’Adagio in posizione centrale fa volare la platea nell’iperuranio. Qui dove la cascata di note si riduce a un rivolo d’acqua purissima, la capacità di soppesare con straordinaria accuratezza l’affondo al tasto, di cesellare l’arcata con elegantissimi accenti sono tali da far vibrare il sublime movimento prima nella sala e poi nel petto. In quella linea rarefatta e spontanea, timida e toccante, mai ingorda di ribalta – il pianoforte sa inaspettatamente indietreggiare per far da garbato controcanto quando sono i fiati a condurre il discorso melodico –, anzi generosa e accudente, si riflette, in fin dei conti, la personalità di Martha nostra. Tra il trionfo incontenibile di applausi si fa largo per omaggiare Maria Tipo, scomparsa il giorno prima, dedicandole la prima delle Scene infantili di Schumann – seguirà poi anche la Gavotta dalla Suite inglese in sol minore BWV 808 –. Abbiamo voluto catturare il momento e consegnarvelo, così com’era, nella sua commovente verità. Descriverlo a parole sarebbe stato impossibile.

Intorno a Martha Argerich, l’Orchestre Philharmonique de Monte-Carlo, diretta dal maestro Charles Dutoit, risplende nelle partiture che aprono e chiudono la serata. Sia Le tombeau de Couperin che Quadri di un’esposizione offrono l’altare perfetto su cui consacrare l’eleganza e la raffinatezza dei complessi monegaschi.

Le tombeau de Couperin si snoda con leggerezza e trasparenza, mettendo in risalto la brillantezza dei legni e la morbidezza degli archi. L’interpretazione di Dutoit si distingue per il perfetto equilibrio tra grazia e incisività, donando all’opera un respiro naturale e un’eleganza senza forzature.

I Quadri di un’esposizione di Musorgskij, nell’orchestrazione di Ravel, affascinano per la loro forza evocativa e la ricchezza timbrica. Dutoit guida l’orchestra con mano sicura, esaltando la varietà cromatica e la potenza espressiva di ogni quadro: dalla dolce malinconia di Il vecchio castello alla spavalda ironia di Balletto dei pulcini nei loro gusci, fino alla grandiosità travolgente della Grande porta di Kiev, che si erge maestosa nel finale, infiammando la platea.

Come bis, l’orchestra regala al pubblico una toccante esecuzione della Pavane pour une infante défunte, suggellando con poesia un’indimenticabile serata.

Roma, concerto Argerich/Shani, 14/06/2024

Torino, concerto Luisi/Argerich, 26/10/2023

Palermo, concerto Argerich / Rivera / Fratta, 29/10/2021

Verona, Concerto Manchester Camerata / Takács-Nagy /Argerich/Nakariakov, 19/09/2021

Roma, Concerto Pappano/Argerich, 31/10/2019


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