I volti di Cesare
Ottiene un grande successo il Giulio Cesare in Egitto di Händel a Modena, ma, accanto agli indubbi meriti, la coproduzione sollecita anche qualche distinguo.
Modena, 26 gennaio 2025 - Giulio Cesare in Egitto di Georg Friedrich Händel, comunemente chiamato semplicemente Giulio Cesare, è forse l'opera più nota ed eseguita del compositore sassone. Questo nuovo, impegnativo allestimento coprodotto da più enti: Ravenna Manifestazioni – Teatro Alighieri di Ravenna, Fondazione Teatro Comunale di Modena, Fondazione Teatri di Piacenza, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Teatro del Giglio di Lucca e la Fondazione Haydn di Bolzano e Trento. Dopo il debutto ravennate approda ora nella dolce città di Luciano Pavarotti e Mirella Freni con due rappresentazioni accolte da grande, grandissimo successo.
Gradevole all’occhio appare l’impianto scenico di Alessandro Camera, tuttavia l’incontro con la drammaturgia dell’opera barocca sembra non aver il successo di altri suoi lavori; tutto quel che passa sotto gli occhi dello spettatore, sia amante dell’opera barocca sia un semplice melomane in cerca del godimento di belle voci, appare piuttosto arbitrario, disomogeneo e soprattutto già visto da qualche parte. Lascia il palcoscenico abbastanza libero per duetti numerosi e interventi del coro, mette in mezzo dei massi imponenti alcuni dei quali rimangono fino alla fine e nell’insieme compongono un ritratto scultoreo gigantesco del dittatore e condottiero romano, in uno stile leggermente naïf che fa scappare un sorriso appena abbozzato. Per valorizzare le lunghe e impegnative arie dei solisti, ricorre a grandi tendaggi neri e a nuvole di vapore: nulla che non abbiamo già visto in molte occasioni. Sulla stessa scia la regia affidata a Chiara Muti, che appare il punto più vulnerabile della produzione. Per fortuna, esce da questa sfida nel modo cauto e dignitoso, ma senza lasciare un segno indelebile. Il problema sta nella mancanza di una qualsivoglia idea davvero originale e della paura del vuoto, ma la piacevolezza indiscussa salva questa nuova messa in scena di Giulio Cesare händeliano.
Le rappresentazioni modenesi vantano gli stessi protagonisti già visti al Teatro Alighieri di Ravenna. Nel ruolo del titolo Raffaele Pe appare un artista di alto livello sia sul versante vocale sia su quello teatrale; coglie il personaggio del dittatore romano in mille sfumature, in tutta la grandezza e la debolezza e lo rendono molto umano. Ascoltare il suo canto a tratti virile, a tratti struggente e il suo legato desta una grande emozione e gli si perdona una certa imprecisione nelle fioriture: ne viene fuori un personaggio di grande caratura, nel bene e nel male. Marie Lys è una Cleopatra magnifica, il costume mette in risalto le sue forme seducenti e le sue doti attoriali e la sicurezza in scena fanno di lei una vera regina d’Egitto capace dei grandi gesti. È preparatissima anche dal punto di vista vocale, sfoggia uno strumento perfettamente adatto all’opera barocca, sonoro e ben controllato. Filippo Mineccia crea il personaggio di Tolomeo in modo acuto, facendosi quasi odiare, e lo fa nelle movenze, nella voce alla quali attribuisce sfumature asprigne, e nei virtuosismi che sanno quasi d’isterismo. Delphine Galou è un’affascinante Cornelia, ritratto della dignità, e si rivela sensibile e raffinata sul versante musicale. Federico Fiorio nel ruolo Sesto vanta bel timbro chiaro ed elegante linea di canto; Davide Giangregorio nel ruolo di Achilla si ritaglia il proprio spazio grazie all’espressività dell’aria del terzo atto. Completano il quadro Andrea Gavagnin (Nireno) e Clemente Antonio Daliotti (Curio).
La produzione dignitosa e, sotto certi aspetti, importante, soprattutto per lo sforzo artistico e i mezzi impiegati, vede direttore al clavicembalo Ottavio Dantone a capo dell’Accademia Bizantina: visto il successo di Tamerlano nel 2023 non si ha alcun dubbio della qualità dell’esecuzione. Nonostante i numerosi tagli interni e la decisione di spezzare il secondo atto per eseguire l'opera con un unico intervallo, sono degne d’ammirazione l’impeccabile precisione ritmica e la sintonia perfetta creatasi tra la buca d’orchestra e i cantanti. Questa escursione nel mondo della musica barocca ottiene applausi lunghi e assordanti, ovazioni a non finire e numerose chiamate al proscenio.
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