L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Emozioni in bianco e nero

di Irina Sorokina

Nota ormai quasi solamente per la grande aria della protagonista, La Wally torna in scena a Verona in una convincente ripresa della recente coproduzione emiliano toscana con la regia di Nicola Berloffa. Ottimo il cast, con una sola ombra sulla prova di Carlo Ventre, e del direttore Antonio Pirolli.

VERONA, 16 febbraio 2025 - È una vera sfida, vedere una messa in scena La Wally, l'opera più significativa firmata da Alfredo Catalani, un rappresentante della Giovane Scuola, ma molto meno conosciuto di Mascagni, Leoncavallo e Puccini. Nonostante non poche bellezze, tra le quali la notissima “Ebben, ne andrò lontana” incisa da moltissimi celebri soprani, le messe in scena della partitura tratta dal romanzo di Wilhelmine von Hillern (non semplicemente La Wally, ma Die Geier-Wally, in italiano La Wally avvoltoio) si contano sulle dita di una mano.La morte della protagonista insieme all’uomo dei suoi sogni Hagenbach in seguito alla valanga appare piuttosto insolita e iper romantica e fa battere i cuori dei melomani soprattutto se la parte del soprano è affidata a una cantante di rilievo. La celeberrima Renata Tebaldi incise La Wally ben tre volte, circondata dalla compagnia eccellente di Mario Del Monaco e Giacinto Prandelli nei panni di Hagenbach, Giangiacomo Guelfi, Dino Dondi e Piero Cappuccilli in quel di Gellner.

Tra le rare produzioni del capolavoro di Catalani si ricorda una abbastanza recente, realizzata da Fondazione Teatri di Piacenza in coproduzione con Fondazione Teatro Comunale Pavarotti Freni di Modena, Fondazione I Teatro di Reggio Emilia e Teatro del Giglio di Lucca, unione che quasi sempre garantisce una buona riuscita. Ora la storia dell’audace ragazza tirolese approda nello stesso allestimento al Teatro Filarmonico di Verona con un esito soddisfacente.

Attirano l’occhio e creano un bello sfondo per la messa in scena firmata da Nicola Berloffa le scenografie di Fabio Cherstich. Chi ha mai attraversato il paese di Sölden in auto non scorderà mai il Timmelsjoch, uno degli altissimi passi alpini in italiano chiamato Passo del Rombo. Paesaggio estremamente austero, montagne irraggiungibili, colori delle rocce sfumati tra verde e marrone, rifugi che salvano il viaggiatore sembrano davvero ispirare lo scenografo che usa le cime innevate e il cielo blu come sfondo per la vicenda, mentre i rapporti conflittuali dei tre protagonisti si svolgono in ambienti chiusi che, nonostante trasmettano simpaticamente il calore di case e locali tirolesi, rivelano il proprio lato tenebroso diventando il teatro per le azioni più ignobili dell’”avvoltoio” Wally, che scambia l’atto sessuale con Gellner con l’omicidio di Hagenbach. Belli i costumi firmati da Valeria Donata Bettella e elaborate con cura le luci di Valerio Tiberi.

La regia di Berloffa, di stampo tradizionale in senso lodevole, conferma la sua efficacia. Il vivace interesse per la psiche umana si trasmette attraverso l’ottima gestione del coro, che partecipa vivamente nella vicenda focosa di quattro protagonisti. La disposizione delle masse degli artisti sul palcoscenico sa di una vera arte, di uomini e donne che, pur sempre uniti in opinioni e azioni, mantengono una propria identità e un proprio carattere.

La produzione veronese vanta protagonistiche non si risparmiano e mettono davvero anima e cuore nel canto e nella recitazione. Su tutti domina, come deve essere, l’interprete del ruolo principale, il soprano coreano Eunhee Maggio. Ha tutte, davvero tutte le qualità per impersonare una ragazza dal carattere fortissimo con tratti selvaggi, capace dei gesti estremi, ma dal cuore nobile. Impiega non solo la voce di soprano lirico spinto, che possiamo definire d’acciaio, ma il corpo e la psiche stessa, è presente in ogni momento e di ogni momento è protagonista. In “Ebben?.. Ne andrò lontana”, cantato con gran cuore ed espressività estrema, affascinano il legato e il gioco raffinato di chiaroscuri che le valgono i grandi applausi.

Dei due uomini la vittoria vocale e attoriale va al conterraneo della Maggio, il baritono Youngjun Park ,già conosciuto al pubblico veronese. La sua splendida voce nobile, morbida e dal bel timbro, è in una felice armonia con le sue capacità artistiche: riesce a metterla al servizio del personaggio “cattivo”, piegandola in modo saggio e raffinato. Descrive Vincenzo Gellner come uno spirito malefico non immenso, ma con l’astuzia sufficiente per distruggere vite umane. Un’interpretazione così grande e profonda non si dimentica e speriamo che rimanga negli annali dell’esecuzione della Wally, opera bella, ma un po’ trascurata. Giuseppe Hagenbach, Carlo Ventre, è l’anello più debole di questa preziosa catena degli artisti impiegati a Verona. Per il ruolo del rubacuori del paese ci vogliono un certo fisico e un carisma indiscusso, senza parlare di una voce di tenore solida: nel suo stato attuale il tenore uruguaiano non può offrire nulla di tutto questo, l’interpretazione risulta sopra le righe, la voce usurata e il canto decisamente sforzato.

Efficace e affascinante il resto del cast. Eleonora Bellocci presta al piccolo Walter il suo bel fisico e la voce cristallina di soprano leggero, senza parlare della tecnica eccellente che include la conoscenza dello stile dello jodler. Nel ruolo dell’amico fedele di Wally ottiene un notevole successo personale grazie alla padronanza che sfoggia in tutta la sua bellezza nell’aria “Un dì, verso il Murzoll”. La sua interpretazione va in crescendo e le vale lunghi e generosi applausi a scena aperta.

Marianna Mappa dona ad Afra dalla voce scura e mielosa, Gabriele Sagona è un convincente Stromminger e Romano Dal Zovo (il Pedone di Schnals) appare per un attimo, ma si stampa in memoria grazie all’intensità della parola cantata e alla dizione chiara.

Buona la direzione di Antonio Pirolli che offre un’interpretazione energica e intensa, attenta ai colori variegati e i giochi timbrici della bella partitura di Catalani. La sua lettura profonda, dettagliata e a tratti commovente prevede un’attenzione premurosa verso tutti i gruppi di strumenti e il suo gesto espressivo, capace di rispecchiare il dramma che si svolge sul palcoscenico, attrae l’occhio. Applausi generosi e successo vivace danno allo spettacolo il profumo di una vera inaugurazione.

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Verona, Falstaff, 22/01/2025

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