L’Ape musicale

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ANTONINO TROTTA

Tra i ricordi dell’anno si fanno adesso insistenti quelli che hanno scandito il ritorno ai luoghi del cuore, alle vecchie abitudini, alla quotidianità musicale che la pandemia ha violentemente cancellato. Si tratta di serate che in tempi di serenità sanitaria sarebbero state “un’altra serata” ma che nella ridda del virus si legano indissolubilmente e inevitabilmente all’emozione di quel piede che per la prima volta dopo mesi rivarca la soglia del foyer, emozione condivisa in parti eguali tra palcoscenico e platea. Penso a La traviata del Teatro Regio di Torino, con protagonista un’eccellente Gilda Fiume, al concerto Quarta-Redaelli dell’Unione Musicale, dove i protagonisti erano più emozionati del pubblico stesso, al Requiem del Teatro Municipale di Piacenza, al concerto Luisi-Malofeev con l’OSN Rai.

In un anno in cui per incentivare il ritorno al teatro talvolta s’è fatto appello ai grandi titoli della tradizione, non sono mancate grandi e interessanti novità: il Teatro Regio di Torino ha festeggiato l’anno dantesco con originalità, rispolverando la cantata La vita nuova di Wolf-Ferrari; il Teatro Carlo Felice, che negli ultimi anni ha ideato cartelloni con rare alzate d’ingegno, quest’anno ci ha piacevolmente sorpresi con Bianca e Fernando di Bellini, titolo che ha impegnato il teatro genovese anche in un processo di studio che instrada l’opera verso un’edizione critica definitiva.

Tante stelle internazionali hanno calcato le tavole di legno nostrane: Netrebko, Garanca, Kaufmann, Meade che nell’ultimo anno ha fatto dell’Italia il suo principale palcoscenico con il Gala e Il trovatore Teatro Massimo di Palermo, il recital a Martina Franca, Simon Boccanegra a Parma, Norma a Piacenza e Modena, Aida all’Arena e a Torino.

Di spettacoli purtroppo ne ho visti pochi, l’unico che mi sento di segnalare è Iphigénie en Tauride del circuito OperaLombardia, per la prova maiuscola della protagonista Anna Caterina Antonacci e degli altri comprimari, per la bella concertazione di Fasolis, per il lavoro di regia di Emma Dante, perché conferma la qualità della provincia italiana.


 

 

 
 
 

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