L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Più solennelle che petite

 di Giuseppe Guggino

Piero Monti conclude la sua lunga e fruttuosa reggenza del Coro del Massimo di Palermo con una convincente lettura della Messe Solennelle di Rossini nella versione per soli, coro e orchestra. Sfidando la calura estiva, risultano di rilievo le prove di Chiara Amarù e di Emanuele Cordaro, oltre a quella del Coro.

Palermo, 29 giugno 2019 - Così come nel 2016, in parallelo alla preparazione di una Cenerentola rossiniana, il Teatro Massimo di Palermo impegna parte del cast nella Petite Messe Solennelle, affidata anche in questa occasione alle cure di Piero Monti. Questa volta, però, le cose si complicano ulteriormente, sia per la scelta della versione con l’orchestra, sia per la location dell’ampio cortile nel Complesso monumentale di Sant’Anna, en plein air, sotto una la cappa di calore al tramonto, che provoca perfino un malore tra il pubblico (risolto senza particolari conseguenze, fortunatamente).

Nonostante le condizioni non ideali, Chiara Amarù fa i conti con una prova contraltile dispensando belle intenzioni di fraseggio ed un timbro pastosissimo, che le consentono di siglare un Agnus dei conclusivo di grande presa emotiva. Di pari rilievo è le bella pasta vocale da basso di Emanuele Cordaro, colto da evidente emozione alla sua prima frase musicale, quando s’attarda oltre modo nell’affondo al grave di bonae voluntatis, per poi crescere costantemente nel corso di tutta la serata. Francisco Brito affronta la sua parte con la schiettezza di una voce gradevole, poco incline però alle sfumature, mentre Shelley Jackson si rivela l’elemento debole della serata, dall’emissione affetta da un vibrato di fondo, che inevitabilmente inficia il pathos proprio della scrittura musicale del Crucifixus.

Con la direzione di questo concerto Piero Monti si congeda da Palermo, in uno scambio con Ciro Visco tra il Massimo e l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Il confronto della prova del Coro con la Messe Solennelle del 2016 – allora nell’originaria versione “Petite” con due pianoforti ed harmonium – è testimone innegabile dell’ottimo lavoro svolto in questi anni. La frequentazione che vanta con la partitura rossiniana (quantomeno dall’edizione discografica di Chailly, quando era maestro del Coro del Comunale di Bologna) è tale da potergli consentire una lettura profonda, più solennelle che petite, consapevole delle arditezze contrappuntistiche e armoniche di una partitura d’incredibile peculiarità. Il Coro lo segue con convinzione e precisione, regalando dei pianissimi di notevole suggestione; l’approccio con la bacchetta invece è più cauto, anche perché l’Orchestra del Massimo appare talvolta svogliata nel vigilare sulla qualità del suono, purtroppo. A fine serata il successo è comunque collettivo.

A seguire nel cartellone estivo, l’appuntamento di maggior rilievo è con La cenerentola, nella medesima cornice del Cortile di Sant’Anna, dal 7 al 12 luglio.


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