L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

alexander lonquich

Lonquich in tre quadri

Tre concerti con Alexander Lonquich come pianista e camerista (10, 12, 14 novembre alla Biblioteca del Centro San Domenico). Un ritratto a tutto tondo di un interprete di particolare ricercatezza, che si distingue per l’originalità immaginativa dei suoi programmi e che quest’anno ha ottenuto il Premio Abbiati dell’Associazione Nazionale dei Critici Musicali Italiani come miglior solista. Nei suoi programmi Lonquich spesso accosta brani tra loro molto distanti, privilegiando suggestioni di tipo associativo piuttosto che storico o tematico. Schubert, Schumann e Debussy – autori prediletti, a lungo indagati cercando di superare consolidati schemi interpretativi – ricorrono nei tre concerti proposti a Bologna Festival.

Nel primo concerto, venerdì 10 novembre, Lonquich alterna brani per pianoforte a quattro mani eseguiti insieme alla moglie Cristina Barbuti (Six épigraphes antiques di Debussy e Divertissement à la hongroise di Schubert), con il secondo volume dei Preludi di Debussy. Le sei Epigrafi, uno dei capisaldi del repertorio pianistico a quattro mani, rivelano appieno la raffinatezza timbrica della scrittura pianistica di Debussy che in una immaginaria e atemporale classicità greca evoca il suono di flauti e arpe o il tintinnio dei crotali. Il Divertimento all’ungherese di Schubert si rivela opera di notevole complessità che va ben oltre un’apparente facilità adatta alle esecuzioni domestiche di pianisti dilettanti. I dodici Preludi del secondo Libro si snodano tra il politonalismo di Brouillards e il brillante virtuosismo di Feux d’artifice, portando sulla tastiera innovativi elementi poetici impressionisti e simbolisti.

Nel concerto di domenica 12 novembre – insieme al noto violinista russo Ilya Gringolts, solista di consolidata esperienza, e al violoncellista Giovanni Gnocchi, già primo violoncello della Camerata Salzburg e membro della Lucerne Festival Orchestra di Claudio Abbado – Alexander Lonquich costruisce un programma interamente dedicato a Schumann. Si ascoltano la Sonata per violino e pianoforte op.105, il Trio per violino violoncello e pianoforte op.63 e Davidsbündlertänze, le Danze dei Compagni di David, una raccolta di diciotto piccoli “pezzi caratteristici”. Sono le proiezioni musicali di una immaginaria battaglia contro i “filistei”, i reazionari della musica, condotta dal focoso e appassionato Florestano e dal mite e sognante Eusebio, figure che incarnano i due aspetti della psiche di Schumann. L’intera raccolta risulta così emotivamente scissa tra questi due poli.

A conclusione del ciclo “Ritratto d’artista”, martedì 14 novembre, nel suo recital pianistico Alexander Lonquich esegue le Sonate D.625 e D.958 di Schubert associandole a Ländler di Rihm e Nella nebbia di Janáček, tra nostalgie espressioniste e suggestioni parigine. Schubert è autore rimasto al centro della ricerca interpretativa di Lonquich sin dagli esordi della sua brillante carriera, quando nel 1977, a soli sedici anni, vinse il Concorso Casagrande di Terni. «Schubert l’ho scoperto negli anni Settanta – afferma Lonquich – quando la sua immagine di compositore stava mutando. Da compositore intimista, capace di scrivere splendide melodie, grande autore di Lieder nonché d’importanti opere da camera e sinfoniche ma pur sempre ritenuto per così dire “bucolico”, si stava scoprendo – grazie a pianisti come Brendel e Richter, a certi direttori d’orchestra, ai contributi della musicologia storica – un altro Schubert; cioè un autore segnato da un pessimismo abissale, da una visione profondamente drammatica dell’esistenza che egli sapeva esprimere in maniera unica anche nelle forme lunghe». È lo Schubert delle ultime Sonate che arriva a nuova sintesi degli stilemi sonatistici tradizionali, con sorprendenti intuizioni formali, armoniche e tecniche, rintracciabili anche nella tarda Sonata in do minore D. 958. Scritta nel 1828, a pochi messi dalla morte, mostra chiare ascendenze beethoveniane ed è la più carica di appassionate irrequietezze tra le sue tre ultime Sonate. Anche nella Sonata in fa minore D. 625 – scritta dieci anni prima e incompiuta in alcune parti – si rintracciano diverse impronte beethoveniane, tanto da essere definita come la “Sonata Appassionata di Schubert”.

Programma completo su http://www.bolognafestival.it

www.bolognafestival.it. Informazioni 051 6493397

Biglietto (posto unico) € 30 – Abbonamento 3 concerti € 65

Biglietti in vendita a Bologna Welcome (Piazza Maggiore 1/E) e online su www.bolognafestival.it

LONQUICH I

Venerdì 10 novembre ore 20.30

Biblioteca Centro San Domenico, Bologna

Alexander Lonquich pianoforte

Cristina Barbuti pianoforte

Claude Debussy Six épigraphes antiques per pianoforte a quattro mani

Claude Debussy Préludes (Livre II)

Franz Schubert  Divertissement à la hongroise in sol minore op.54 D. 818 per pianoforte a quattro mani

LONQUICH II

Domenica 12 novembre ore 20.30

Biblioteca Centro San Domenico, Bologna

Alexander Lonquich pianoforte

Ilya Gringolts violino 

Giovanni Gnocchi violoncello

Robert Schumann  Sonata n.1 in la minore op.105 per violino e pianoforte

Robert Schumann  Davidsbündlertänze op.6 per pianoforte

Robert Schumann  Trio n.1 in re minore op.63 per violino, violoncello e pianoforte

LONQUICH III

Martedì 14 novembre ore 20.30

Biblioteca Centro San Domenico, Bologna

Alexander Lonquich pianoforte

Franz Schubert Sonata in fa minore D.625

Leóš Janáček Nella nebbia

Wolfgang Rihm Ländler

Franz Schubert Sonata in do minore D.958

Alexander Lonquich. Musicista di raffinata sensibilità, pianista e direttore, percorre con originalità un vasto repertorio, creando suggestivi e inediti accostamenti tra autori delle epoche più diverse. Esecuzioni filologiche dei Concerti di Beethoven, realizzate insieme all’Orchestre des Champs-Elysées, lo interessano come la possibilità di intrecciare gli stili compositivi di Schumann e del contemporaneo Heinz Holliger. Alternando pianoforte e fortepiano, costruisce programmi che spaziano da C.Ph.E. Bach a Schumann e Chopin. Nel corso della sua carriera Lonquich  ha collaborato con importanti direttori, tra cui Claudio Abbado, Kurt Sanderling, Philippe Herreweghe, Marc Minkowski. Considerevole anche l’attività cameristica, svolta con musicisti come Steven Isserlis, Isabelle Faust, Christian Tetzlaff, Joshua Bell, Frank Peter Zimmermann. Come direttore-solista collabora stabilmente con l’Orchestra da Camera di Mantova, con cui ha eseguito l’integrale dei Concerti di Mozart e dal 2014 è direttore principale dell’Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza (OTO), orchestra under 30 che riunisce i migliori diplomati dei Conservatori italiani. Ha diretto orchestre come Camerata Salzburg, Mahler Chamber Orchestra, Royal Philharmonic Orchestra, Deutsche Kammerphilarmonie. Come solista ha registrato pagine di Mozart, Schubert, Schumann per l’etichetta discografica EMI; tra le incisioni realizzate con ECM si distinguono una antologia con musiche del compositore israeliano Gideon Lewensohn ed un CD dedicato alla musica pianistica francese del XX secolo con gli Improptus di Fauré, Gaspard de la nuit di Ravel e i Préludes di Messiaen. Recentemente ha inciso, sempre per ECM, la Kreisleriana e la Partita di Holliger e un CD interamente dedicato a Schubert insieme alla violinista Carolin Widmann. Ai numerosi impegni concertistici, Alexander Lonquich ha affiancato negli anni un intenso lavoro in campo didattico tenendo masterclass in Europa, Stati Uniti ed Australia. Ha collaborato inoltre con l’Accademia Pianistica di Imola, l’Accademia Musicale Chigiana e la Hochschule für Musik di Colonia.Nel 2013 ha creato nella propria abitazione fiorentina, assieme alla moglie Cristina Barbuti, Kantoratelier, un piccolo spazio teatrale dove le materie a lui care - psicologia, musica e teatro - vengono approfondite grazie a laboratori, seminari e concerti.

Quest’anno ha ricevuto il Premio Abbiati come miglior solista, «per la versatilità e la costante maturazione come musicista totale che unisce l’attività solistica intensa e motivata, il lavoro come direttore d’orchestra e camerista, l’impegno in ambito didattico e l’ideazione di laboratori musical-teatrali, alcuni dedicati all’infanzia, progettati per far dialogare musica, cultura e altri linguaggi d’arte». Tra i prossimi impegni una tournée con Philippe Herreweghe e l’Orchestre des Champs-Elysées eseguendo il Concerto per pianoforte di Schumann; una serie di concerti insieme a Lorenza Borrani (violino) e Alec Frank Gemmill (corno naturale) con pagine cameristiche di Brahms e Schumann.

Cristina Barbuti. Pianista, Cristina Barbuti ha approfondito lo studio del repertorio cameristico alla Sándor Végh International Chamber Music Academy di Praga e alla Rubin Academy of Music and Dance di Gerusalemme. Si è esibita in Italia, Germania, Austria, Belgio, Israele e Stati Uniti, in varie formazioni cameristiche; dal 2001 suona in duo con il marito Alexander Lonquich. Specializzata in Arti-Terapie ha condotto numerosi laboratori teatrali e musicali con l’attrice Vincenza Modica e con lo stesso Lonquich. Con l’attore Sandro Lombardi ha realizzato una serie di tre concerti, L’infanzia di Saturno, dedicati al “sentimento di infanzia”. A Firenze, insieme a Lonquich, nel 2013 ha creato Kantoratelier, spazio di connessione tra teatro, danza, musica, filosofia, psicanalisi e arti visive che diventano materia di laboratori, seminari di studio, performances.

Giovanni Gnocchi. Diplomato con lode al Conservatorio di Rovigo, Giovanni Gnocchi ha studiato, tra gli altri, con Rocco Filippini, Antonio Meneses, Hatto Beyerle, Mario Brunello, Enrico Bronzi e Clemens Hagen. Vincitore del Concorso Haydn di Vienna, ha debuttato come solista al fianco di Yo-Yo Ma.  Per otto anni è stato primo violoncello solista della Camerata Salzburg; primo violoncello ospite della Philharmonia Orchestra, dei Münchner Philharmoniker e dell’Orchestra Mozart, dal 2008 fa parte della Lucerne Festival Orchestra. Fondatore del Quartetto di Cremona e del David Trio, si è esibito anche al fianco di artisti quali Leonidas Kavakos, Andrea Lucchesini, Alexander Lonquich, Diemut Poppen, Wolfram Christ. Suona un violoncello Balestrieri della Maggini Stiftung

Ilya Gringolts. Allievo di Itzhak Perlman alla Juilliard School, il violinista russo Ilya Gringolts nel 1998 si è aggiudicato il primo premio al Concorso Paganini. Apprezzato solista, nei suoi programmi spazia dalle opere del grande repertorio orchestrale alla musica contemporanea. Conosce le diverse prassi esecutive, andando alla ricerca del suono “storico” come nella recente incisione della Sinfonia concertante di Haydn o nel ciclo di concerti con l’integrale delle Sonate e Partite di Bach. Collabora con i più importanti complessi sinfonici, tra cui Filarmonica di San Pietroburgo, Chicago Symphony Orchestra, NHK Symphony Orchestra di Tokyo, Israel Philharmonic Orchestra, Mahler Chamber Orchestra, Deutsches Symphonie-Orchester Berlin, BBC Symphony Orchestra, London Philharmonic, È primo violino e fondatore del Quartetto Gringolts; svolge una intensa attività cameristica. Gringolts suona un violino Stradivari (1718-20).


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