L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Indice articoli

IL BARBIERE DI SIVIGLIA

Uno dei massimi capolavori di Rossini e una fra le più belle opere di tutti i tempi. E’ impossibile non apprezzarne le finezze e non lasciarsi coinvolgere dall’atmosfera giocosa, dalla girandola di trovate, fino a sorprendersi di una comicità che ha più di centocinquant’anni di vita. Merito della ricchezzadi idee musicali esplosive e del gusto per timbri vocali e strumentali particolarmente brillanti che ha saputo attraversare i secoli, mantenendo intatta un’inconfondibile dimensione di vivace divertissement.Il Barbiere di Siviglia, con le sue melodie eleganti, i suoi ritmi trascinanti e il suo superbo stile di composizione, viene considerata la più grande opera buffa italiana, eternamente fresca nella sua vena comica e nella sua inventiva. Rossini era notoriamente pigro. Rimandava il completamento dei lavori commissionatigli fino all’ultimo momento, e spesso “prendeva in prestito” della musica dalle sue altre opere, per risparmiarsi la fatica di scriverne di nuova. La famosa ouverture del Barbiere era stata precedentemente utilizzata in altre due sue opere; eppure, il Barbiere di Siviglia fu scritta ad una velocità senza precedenti: undici giorni diceva lui, sicuramente dal “concepimento” alla stesura finale non passarono più di venti giorni. Strabiliante se consideriamo che al tempo un buon amanuense era in grado di copiare in venti giorni proprio il numero totale delle pagine del manoscritto rossiniano. Come spesso capita nello strano mondo della lirica, Il Barbiere, alla sua prima rappresentazione – il 20 Febbraio 1816 al Teatro Argentina di Roma – fu un fiasco strepitoso. Il giovane Gioachino, con quell’opera, aveva osato sfidare il grande Paisiello, mettendo in scena, mentre era ancora vivo il famoso compositore napoletano, un’opera che lo stesso aveva già musicato. Il confronto con Paisiello era temuto, tanto che nel libretto fu pubblicato un “Avvertimento al pubblico” in cui si affermava che: “Il Signor Maestro Gioachino Rossini, onde non incorrere nella taccia d’una temeraria rivalità con l’immortale autore che l’ha preceduto, ha espressamente richiesto che Il Barbiere di Siviglia fosse di nuovo interamente versificato, e che vi fossero aggiunte parecchie nuove situazioni di pezzi musicali, che erano d’altronde reclamate dal moderno gusto teatrale, cotanto contagiato dall’epoca in cui scrisse la sua musica il rinomato Paisiello.” Questo non evitò comunque che gli ammiratori del Paisiello boicottassero la “prima”, inveendo e rumoreggiando per l’intera esecuzione. A ciò bisogna aggiungere le mille disavventure che capitarono durante l’intera rappresentazione, lasciando esterrefatto lo stesso Maestro pesarese, che dal cembalo dirigeval’opera. Il basso Vitarelli, Don Basilio per l’occasione, al suo ingresso in scena inciampò e cadde battendo la faccia; addirittura un gatto apparve d’improvviso sul palcoscenico nel bel mezzo del finale e si mise a miagolare e a strusciarsi sulle gambe dei cantanti, fra le matte risate del pubblico! Ma già alla seconda rappresentazione il pubblico romano ebbe ad inchinarsi alla musica immortale del Barbiere, così come, a malincuore, ebbero a fare gli ammiratori del Paisiello.

A dirigere l’Orchestra di Padova e del Veneto il Maestro Giampaolo Bisanti al quale il festival bassanese ha affidato con successo la responsabilità musicale di molte delle sue recenti produzioni, direttore dell’Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza e considerato, dalla critica tutta e dai tanti trionfi di pubblico, uno dei migliori direttori d’orchestra della sua generazione.

Regia, scene, costumi e luci sono affidati al visionario Francesco Esposito, che ne crea una versione che “squarcia quella canonica dell'opera di Rossini e restituisce un continuo e nostalgico omaggio allo spettacolo tipico delle prime produzioni Rai e alla Roma felliniana. Al pubblico patavino non resta che applaudire“.

La celebre opera buffa porta con sé un fascino e una magia secolare, che attraverso l’atmosfera giocosa e le trovate esilaranti, sorprende il pubblico con una brillante comicità che ha più di centocinquant’anni di vita.

Merito della ricchezza di idee musicali esplosive, con cui ha saputo attraversare i secoli, mantenendo intatta un’inconfondibile dimensione di vivacedivertissement. Esposito ne mette in scena una versione davvero originale, che riesce a coinvolgere e divertirediversi tipi di pubblico, il quale verrà letteralmente catapultato i in uno studio RAI degli anni ’70. /p>

Protagonisti giovani e già affermati artisti come Laura Polverelli (nelle vesti di Rosina): uno dei mezzosoprani più acclamati della sua generazione, specialista del repertorio barocco, ha calcato i palcoscenici di alcuni fra i maggiori teatri del mondo interpretando i maggiori ruoli rossiniani e mozartiani; Bruno Taddia (nei panni di Figaro), uno dei più promettenti giovani talenti nel panorama lirico internazionale, brillante interprete delle opere di Rossini, Donizetti e Mozart; Matteo Macchioni (Il conte d’Almaviva) giovane tenore emergente che ha spiccato il volo dalla trasmissione Amici di Maria De Filippi.


Vuoi sostenere L'Ape musicale?

Basta il costo di un caffé!

con un bonifico sul nostro conto

o via PayPal

 



 

 

 
 
 

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.