L’Ape musicale

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requiem, meade, coote

Maestà e sentimento

 di Lorena J. Rosas

Brillante esecuzione del capolavoro verdiano con il dispiegamento delle masse artistiche al gran completo e un gruppo di solisti di livello, capitanati da Angela Meade.

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HOUSTON, 18 febbraio 2017 - Dopo le rappresentazioni di Nixon in China - opera che era stata commissionata a John Adams proprio dalla Houston Gran Opera che la tenne a battesimo trent'anni fa, il 22 ottobre 1987 diventando un caposaldo del repertorio contemporaneo - la stagione corrende del più importante teatro texano è proseguita con il Requiem di Verdi. Sembra che, nel corso del tempo, questo capolavoro si sia associato più all'ambito delle stagioni sinfoniche e alle sale da concerto più che ai teatri d'opera; sorprende, dunque, che in questo caso non sia stato programmato nemmeno per chiudere la stagione, bensì per sostituire la seconda produzione lirica dell'anno, solitamente prevista in questo periodo. Un enigma che solo la direzione del teatro potrebbe sciogliere.

Quale che sia la ragione, il Requiem è gradito e benvenuto da qualunque amante della musica. Ciò che ha caratterizzato in particolare questa edizione rispetto ad altre è stato il coinvolgimento di tutte le masse artistiche, con più di centoottanta membri del coro, l'orchestra, dodici trombe posizionate in alto nella sala, quattro solisti ben selezionatti, tutti sotto la direzione del maestro Patrick Summers. Con coro e coristi collocati sulla scena e l'orchestra in buca, la sala del Wortham Theater è stata inondata dal vigore e dall'involo sublime della partitura, fino a raggiungere i profondi contrasti drammatici fra i sentimenti di perdita e dolore e quelli di speranza e gioia. E se si giunge a toccare le fibre più intime e commuovere il pubblico, come è avvenuto questa volta, la compagnia può fregiarsi di un pieno successo.

I solisti avevano tutte le carte in regola per brillare in questa occasione, in primo luogo Angela Meade, soprano dalla voce intensa e brillante, molto delicata nei piani fino al vertice mirabile del Libera me. Il mezzosoprano Sasha Cooke si è distinta soprattutto per il colore scuro, per la raffinatezza e l'espressività più che per la forza, e il tenore Alexey Dolgov ha esibito un canto soave con la brillantezza necessaria per superare la massa orchestrale, oltra ad acuti fermi nell'Ingemisco. Il basso Peixin Chen, fino a poco tempo fa membro allievo dell'accademia del teatro, ha dimostrato di possedere una voce profonda e vigorosa, benché un po' contenuta rispetto agli altri solisti, risultando talora carente nella cavata.

Patrick Summers ha saputo unire coesione ed equilibrio fra tutti gli elementi artistici con tempi adeguati, anche se non si può tacere di qualche breve passaggio in cui è parso che deragliasse accelerando, un dettaglio, comunque, nel contesto generale.

Alla fine il risultato più importante si è percepito nella sensazione di soddisfazione che aleggiava nell'aria. 


 

 

 
 
 

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