L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Il Matrimonio meno giovane

di Giuseppe Guggino

Fra riconferme e nuovi innesti nella distribuzione, il Luglio musicale trapanese conclude la sua stagione invernale con una ripresa della fortunata produzione del Matrimonio segreto cimarosiano dello scorso anno, in cui si impongono nettamente i sopraggiunti Claudia Urru, Clemente Antonio Daliotti e Alessandro Abis.

Trapani, 24 novembre 2019 - A distanza di un anno, ritorna sulle tavole del palcoscenico della sala Pardo del Conservatorio di Trapani la bella produzione del Matrimonio segreto di Domenico Cimarosa per la regia di Natale De Carolis. Ed è un vero piacere ritrovare il suggestivo light designing di Nevio Cavina che, sin dal poetico gioco delle ombre cinesi di Carolina e Paolino nell’ouverture, sa sottolineare con sensibilità i momenti larmoyants; né meno irresistibile riesce ancora una volta l’appartamento a due piani in carpenteria metallica senza pareti di Danilo Coppola (che firma anche i colorati costumi in chiave contemporanea), coi suoi ambienti – anche scarrelabili lateralmente – arredati nello scandinavo stile Ikea. Va da sé che con premesse sì ben collaudate la regia di Natale De Carolis capitalizza facilmente la simpatia del pubblico presente – più numeroso del solito, per la stagione invernale – giocando fra platea e palco, pur lavorando tutto sommato abbastanza poco e senza riuscire del tutto a ridimensionare qualche eccesso di recitazione, come ci si attenderebbe da un navigato ex cantante, ora alle prese con un cast giovane e – ancora in parte – “d’accademia”.

E proprio dalle riconferme dei giovani (oggi meno giovani) della precedente produzione arrivano le note meno convincenti della serata, a cominciare dal Paolino di Roberto De Gennaro Crescenti che si ritrova tutto incentrato sul bel timbro schietto ancorché tecnicamente ancora troppo rudimentale, al pari di un’arte scenica tutta protesa a raggiungere la ribalta e traguardare il direttore, con l’aggravante dei passi all’indietro, pur di non distogliere la mira. La di lui segreta moglie Carolina di Miriam Carsana, voce già apparsa lo scorso anno di limitata proiezione, presenta in questa occasione finanche qualche arretramento, con gli accentuati difetti nel controllo dell’intonazione né, a ben vedere, la Fidalma di Marta Biondo può risultare più convincente, soffrendo delle medesime significative mende d’impostazione.

Sicché all’ingresso in scena di Claudia Urru quale Elisetta – nuovo arrivo in questa produzione – le orecchie si rinfrancano non poco: voce di estrazione eminentemente mozartiana molto ben tornita, dalle sicure agilità pur appoggiate sul vibrato naturale (che sarà bene controllare in futuro), si rivela artista di ben altro livello nell’assetto complessivo, che sorprende non poco veder relegata a seconda donna, stante la schiacciante superiorità rispetto alla prima. Non meno interessanti si rivelano Clemente Antonio Daliotti, dalla carriera già ben incardinata (impossibile non ricordarlo quale irresistibile Bonifacio nell’Adelson e Salvini al Teatro Bellini di Catania lo scorso anno), qui alle prese con un Geronimo molto ben cantato e al riparo da qualsiasi vezzo di dubbio gusto, nonché il fascinoso Conte Robinson di Alessandro Abis, forte della pastosa vocalità di autentico basso, appena perfettibile nella tornitura della frase, forse per un’eccessiva ricerca di morbidezza d’emissione, che talvolta va a detrimento dell’intelligibilità del testo.

A sovrintendere su tutto, dal podio, l’imperturbabile bacchetta di Andrea Certa alla testa della volenterosa Orchestra del Luglio musicale. Pubblico soddisfatto, applausi convinti, ci si riaggiorna alla stagione estiva.


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