L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Una cattedrale in musica

 di Stefano Ceccarelli

L’Accademia Nazionale di Santa Cecilia riporta nel suo cartellone sinfonico la Sinfonia n. 8 in do minore di Anton Bruckner, uno dei cavalli di battaglia del maestro Antonio Pappano, che la dirige splendidamente; i complessi dell’Accademia suonano, al solito, straordinari.

ROMA, 27 aprile 2019 – Il maestro Antonio Pappano riporta nuovamente l’Ottava di Bruckner a Roma: questo mastodontico capolavoro, del resto, è un suo cavallo di battaglia e l’ha diretto già con i complessi dell’Accademia nel 2012 e nel 2015, con enorme successo. Ancora una volta, la sua lettura esperta, sensibile, completa e altamente intellettuale di questa sinfonia ha reso il concerto indimenticabile – e lo si potrà godere anche trasmesso su RaiRadio3. Pappano ha dimostrato, nell’ormai lunga e gloriosa carriera, di trovarsi perfettamente a suo agio con gli impasti musicali tardoromantici, con le architetture monumentali, che furono la croce dei critici contemporanei a Bruckner e la delizia dei suoi affezionati ascoltatori.

Una direzione straordinaria, dunque, che esalta sommamente persino le più recondite sfumature della musica di Bruckner. Lo si è notato sicuramente nell’inizio dell’Allegro moderato, in pianissimo sul pedale di fa, dove Pappano ha fatto respirare flebilmente l’orchestra, per poi disegnare con precisione le arcate magniloquenti del movimento d’apertura. Le similitudini con la Nona beethoveniana saranno cominciate ad essere sùbito chiare, divenendo del tutto palesi per la posizione e l’ethos dello Scherzo (II), che è strettamente complementare al I movimento. Pappano cavalca l’irresistibile energia ritmica e coreutica del pezzo, facendo brillare la gemma del Trio, placidamente idilliaco, incastonato fra tanto galoppare. Una delle maggiori prove della sublime orchestra dei complessi dell’Accademia di Santa Cecilia e della bacchetta di Pappano è senza dubbio l’Adagio, che ci fa librare in aria. «L’Adagio è un percorso di meditazione e di estasi, che si configura come un viaggio dentro un altro mondo» (O. Bossini, dal programma di sala). Pappano è straordinario nel dosare l’immensa tavolozza di colori dispiegati in questo movimento, svelando una pittura musicale giocata sul chiaroscuro di passaggi alternanti, appunto, da un sistema tonale ombrato a uno luminoso: l’orchestra esegue tutti i suggerimenti del Maestro, eseguendo in maniera indimenticabile più di un passaggio, soprattutto le schiarite tonali dove le arpe rendono celestiale la melodia. Il Finale è un articolato accumulo di energia ritmica e melodica, che sfocia nella coda conclusiva, dove il tema del I movimento viene ribadito nella tonalità significativamente catartica di do maggiore. Pappano dirige tutto ciò magnificamente, con epico gesto, scatenando alla fine gli applausi del pubblico accorso a godere di questo capolavoro.

 


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