Falchi migranti
di Ramón Jacques
Bella edizione della zarzuela di Jacinto Guerrero a Oviedo: protagonisti Ángel Òdena, José Bros e Carmen Solis.
OVIEDO, 26 febbraio 2022 - Los Gavilanes (I falchi), zarzuela in tre atti e cinque quadri in prosa di Jacinto Guerrero, è stato il titolo scelto per inaugurare la XXIX edizione del Festival del Teatro Lirico Spagnolo che si tiene annualmente nella città asturiana di Oviedo in Spagna e che nel giro di alcuni mesi offrirà rappresentazioni al Teatro Campoamor di El Rey que rabió di Ruperto Chapí, Katiuska di Pablo Sorozábal, María Moliner di Antoni Perera Fons, oltre a un galà lirico e a un paio di altri concerti. Lo spettacolo è stato messo in scena con la nuova produzione teatrale portata dal Teatro de la Zarzuela di Madrid (di Ottobre 2021), un palcoscenico in cui il titolo non si vedeva inspiegabilmente da quasi vent'anni, nonostante la sua popolarità. Le scene di Ezio Frigerio con le immagini trasmesse su uno schermo in fondo al palco, alcune strutture metalliche che si alzavano e si abbassavano durante la performance, gli abiti colorati e ben fatti di Franca Squarciapino, le buone luci di Vinicio Cheli e la minuziosa e puntuale regia del regista esperto Mario Gas (notevole nel 2021 per il suo celebre adattamento teatrale di Pedro Páramo del romanziere messicano Juan Rulfo al Teatro Romea di Barcellona) hanno ambientato l'azione in un luogo indeterminato nella regione della Provenza, che potrebbe benissimo essere la Spagna, creando un'atmosfera visivamente stimolante e accattivante per gli spettatori, con danze giocose e ordinate, cori, comparse e solisti che hanno contribuito ad ottenere un buon successo.
In questo luogo, è difficile non alludere, seppur sommariamente, al dibattito sul perché la zarzuela, che utilizza tutte le risorse a sua disposizione come ogni altra opera lirica, che presenta arie brillanti, romanze, duetti, parti corali e attraenti orchestrazioni, non riesca a prendere piede nel repertorio lirico dei teatri internazionali. La risposta che si sente spesso è che si tratta di un genere molto spagnolo, assai legato al folklore spagnolo, ai dialoghi parlati, alle coppie comiche, alle difficoltà nel cantarla, ecc. Ma l'operetta, l'opera ceca o russa o l'opéra-comique non contengono forse gli elementi di cui sopra e sono diventate universali grazie anche ai sottotitoli? È una domanda che rimarrà ancora senza risposta: la verità è che chi si impegna a mantenere vivo il genere lo fa benissimo.
Los Gavilanes è anche un titolo che tocca un argomento valido ancora oggi, che è l'emigrazione. Sul podio, l'Oviedo Filarmonía è stata guidata con maestria e consapevolezza dal maestro Miguel Ángel Gómez Martínez, che ha diretto con sicurezza e abilità, entusiasmo, gioia e attenzione per le voci sul palco. Ángel Òdena era molto sicuro di sé e sulla scena interpretando Juan 'el Indiano' (un termine usato in Spagna per descrivere coloro che emigrarono in America e in seguito ritornano). Il baritono di Tarragona ha mostrato nel suo canto un timbro robusto e sfumato e un buon gusto nel fraseggio. Da parte sua, il tenore José Bros ha interpretato correttamente il personaggio di Gustavo, con il suo colore lirico inconfondibile, quasi solare, spiccando soprattutto nella nota romanza (aria) “Flor Roja”. Il soprano Carmen Solís impersonava un'Adriana appassionata e ben cantata e Beatriz Díaz una Rosaura giovane e radiosa, sia vocalmente sia sul palco. Spiccano gli altri interpreti del cast, come Lander Iglesias nel ruolo di Clariván ed Esteve Ferrar nel ruolo di Triquet, senza dimenticare il contributo dei danzatori e dell'entusiasta Cappella Polifonica “Ciudad de Oviedo” nei loro interventi. A livello personale, Los Gavilanes è stata la prima zarzuela che ho sentito dal vivo, durante la mia infanzia, al Teatro San Pedro nella città di Monterrey, Nuevo León, in Messico.