L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Intorno a Rossini

di Roberta Pedrotti

L'ultimo concerto promosso dal Rossini Opera Festival nel 2024 è anche il primo a svolgersi dopo la scomparsa del suo fondatore Gianfranco Mariotti. In programma brani rossiniani e trascrizioni con pianoforte, arpa e corno, fra strumenti d'epoca e moderni.

PESARO 23 novembre 2024 - Quel palco per la prima volta era vuoto. Il palco di proscenio del Teatro Rossini, la “casa” del Sovrintendente del Rof, dal 2017 vede affacciarsi Ernesto Palacio: le cariche restano e le persone si avvicendano, come è naturale e finanche giusto e salutare, ma nel passare il testimone e diventare presidente onorario Gianfranco Mariotti non ha mai smesso di essere una figura di riferimento, l'amato padre fondatore al timone per quasi quarant'anni. Non si può guardare quel palco e non veder spuntare ancora la sua testa tonda, non si può non rivedere il balzo fenomenale che – ottantenne, gli fece raggiungere l'amico Alberto Zedda colto da un malore sul podio durante una recita in forma di concerto della Donna del lago. Non si può non sorridere grati e non domandarsi se tutti noi sapremo essere degni di quanto hanno creato uomini come lui, magari piccoli nel corpo ma immensi nello spirito.

È il primo appuntamento del Rossini Opera Festival, fra i numerosi che ora si svolgono fuori stagione, a svolgersi senza che Mariotti possa essere fra noi, ospite ancora in quel palco o altrove. Le parole commosse del direttore generale Cristian Della Chiara, cresciuto fin da ragazzo all'interno nel Rof, e gli applausi della sala accompagnano il minuto di silenzio che apre la serata, l'ultima nell'anno di Pesaro capitale italiana della cultura e la prima del Rof senza il suo papà.

Il programma è cameristico, il fulcro “rare parafrasi rossiniane” per organici non consueti, con il pianoforte chi si accompagna ora al corno ora all'arpa, non senza pagine originali dedicate a piano o arpa solista.

Di Rossini, ben noti sono Péchés de vieillesse come Une caresse à ma femme, La pésarèse e Petite caprice (style Offenbach), affrontati da Carlo Mazzoli, mentre meno frequente è l'ascolto della Sonata, Andantino e Allegro e dell'Allegretto per arpa, protagonista Paola Perrucci, senz'altro la migliore in campo, che nel corso della serata ha alternato due strumenti, uno ottocentesco e uno moderno. La possibilità di ascoltare e confrontare sonorità e meccaniche differenti è senz'altro una delle maggiori attrattive di questo concerto. È, questa, una strada che al Rof varrebbe la pena di percorrere con decisione anche in futuro, ché la poetica ideale rossiniana va di pari passo anche con i colori e le dinamiche degli strumenti d'epoca, soli o in rapporto alla voce, come già si comprende ogniqualvolta si ascolta la musica di Rossini e dei suoi contemporanei (anche Chopin) sulla tastiera di un Pleyel, né il discorso si applica al solo pianoforte. Tuttavia, la prova di Elisa Bognetti alle prese con la Fantasia su temi dell'Otello di Antoine Clapisson conferma le difficoltà per un corno naturale quando le cose non sono semplici nemmeno con più moderni pistoni (impiegati nella trascrizione di “Bel raggio lusinghier” di Giulio Grispoldi, coerentemente con l'epoca di composizione).

Altro punto di forza è nella proposta di pagine assai rare che offrono sia la misura della popolarità della musica rossiniana, ma anche della sua percezione. Ecco per esempio che, in tempi di arie di baule, varianti e libertà esecutive, fra i temi “di Otello” finisce pure una cabaletta che proverrebbe invece da Elisabetta, regina d'Inghilterra, Sigismondo e Adina. Ecco che la trascrizione di Semiramide – il pezzo più tardo in programma, collocandosi nella seconda metà del XIX secolo – si presenta piuttosto letterale, con echi possibili di variazioni vocali in uso al tempo. Il Rondeau per arpa su “Zitti zitti, piano piano” dal Barbiere di Siviglia di Nicolas Robert Charles Bochsa per sua natura formale appare invece più articolato nell'elaborazione del tema originario, con esiti interessanti. Per arpa e piano, dal Barbiere Bochsa realizza anche una sorta di suite in sei movimenti che chiude il concerto.

Sarebbe stato bello poter rendere conto con agio della conclusione e dell'accoglienza del pubblico, numeroso con molti volti giovani, ma lo sciopero ferroviario incombente non ha lasciato scampo a chi vorrebbe (e deve) confidare nel trasporto pubblico. Quando si combatte ogni giorno con la roulette di ritardi, cancellazioni e imprevisti, uno sciopero è comunque ben poca cosa, anzi: proprio la politica culturale in senso nobile ed esteso praticata da Gianfranco Mariotti ci ha insegnato da una parte il rispetto per ogni lavoratore, dall'altra la dignità e l'importanza del bene comune. È anche per questo che ci troviamo sempre in teatro, luogo di lavoro di mani e menti: per condividere e per pensare più che per un'edonistica distrazione. La varietà inesausta di stimoli che Rossini ci rivela è lì a dimostrarlo e anche di questo non smetteremo mai di ringraziare Mariotti.

Ricordo di Gianfranco Mariotti (1933-2024)

Pesaro, Rossinimania, 22/08/2024

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