L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Lo spirito del Natale

 di Stefano Ceccarelli

Gustavo Dudamel, autentica pop-star della musica classica, torna all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia per il consueto concerto natalizio: quest’anno tocca all’esecuzione integrale, in forma di concerto, dello Schiaccianoci op. 71 di Pëtr Il’ič Čajkovskij, opera amatissima dal grande pubblico, che accorre numeroso e festante.

ROMA, 20 dicembre 2024 – L’Accademia Nazionale di Santa Cecilia propone al suo pubblico, per il consueto concerto di Natale, un programma che meglio non ne potrebbe incarnare l’essenza: il balletto natalizio par excellence, l’esecuzione integrale, in forma di concerto, de Lo Schiaccianoci di Čajkovskij – per fortunata coincidenza, se ne dà esecuzione danzata anche al Costanzi. L’orchestra è diretta da Gustavo Dudamel, che di questa partitura ha pubblicato una fortunata incisione, edita da Deutsche Grammophon ormai una decina di anni fa, alla testa della sua Los Angeles Philharmonic.

La forza dell’eclettico, istrionico venezuelano risiede proprio nella sua energia, che riesce a trasmettere al pubblico; com’è avvenuto, del resto, anche in quest’occasione. Questo Schiaccianoci ha attirato un pubblico vasto ed eterogeneo, che si è fatto sentire, tributando un trionfo a direttore ed orchestra. Al di là dell’indubbio successo riscosso, vediamo di andare un po’ più nel profondo. Lo Schiaccianoci è una partitura dallo spessore decisamente sinfonico, che ben si presta, dunque, ad un’esecuzione non necessariamente al servizio della danza. Così, del resto, l’aveva concepito Čajkovskij, il quale diede esecuzione pubblica di una selezione di brani (la famosa Suite op. 71a) addirittura prima della première del balletto. La lettura di Dudamel, infatti, è tarata proprio per una sala da concerto. Il venezuelano si assesta su un’agogica moderatamente larga, che è quella da lui prediletta, lavorando molto sulla pura bellezza sonora dei passaggi. Dudamel ama cesellare i passaggi, concentrarsi sulle sfumature; è uno di quei direttori dal polso morbido, ma sensibile. In tal senso, riescono ottimamente quelle pagine dello Schiaccianoci che ‘dipingono’ la scena: l’innevata ouverture o le scintillanti pagine che immergono nella vita natalizia degli Stahlbaum sono un perfetto esempio del meglio che esce dalla bacchetta di Dudamel. Il venezuelano esprime molta sensibilità anche nei contrasti: i passaggi più eterei, sospesi, che rappresentano le emozioni di Clara, sono opposti con nettezza, decisione, alle parti più movimentate, bellicose – cioè la lotta fra il Principe schiaccianoci ed il Re dei Topi (del I atto), dove Dudamel sa bene sfrenare l’orchestra, con percussioni ed ottoni che riempiono la sala di volume sonoro. Così accade, pure, nell’Apoteosi finale dell’atto II. Anche le danze di carattere del divertissement sono apprezzabili per la ricerca del loro colore particolare: ottimi gli squilli di tromba nella Danza Spagnola, come pure la pacata sensualità della Danza araba, il frullo dei legni nella Danza cinese e la robustezza del Trépak (la Danza russa). Particolarmente apprezzabile, inoltre, è risultata la Danza della Fata Confetto: l’impasto della celesta con il pizzicato degli archi è veramente mirabile. Dov’è, quindi, che la direzione di Dudamel è risultata meno d’effetto? Nelle parti più puramente coreutiche, dove talvolta il tessuto ritmico si incrina, perde un po’ di smalto, di esattezza metronomica, necessaria in danze che sono state pensate proprio per essere ballate. I due momenti dove, forse, si è notato di più sono i due celebri valzer: il Valzer dei fiocchi di neve, che chiude il I atto, dove però abbondano passaggi impressionistici, giocati su contrasti cromatici atti ad evocare una nevicata, quindi nelle corde di Dudamel; e più ancora il Valzer dei fiori, in chiusura del divertissement, l’esecuzione del quale, pure apprezzabile negli impasti strumentali, va perdendo abbrivio, lievemente, nel suo incedere. Comunque, il pubblico ha sonoramente applaudito proprio alla fine del Valzer dei fiori. Insomma, al netto dei gusti di chi scrive, la resa complessiva dello Schiaccianoci di Dudamel è assolutamente apprezzabile ed apprezzata dal pubblico in sala, che riempie di fragorosi applausi tutti gli interpreti alla fine di ambedue gli atti.

Leggi anche:

Roma, Concerto Dudamel, 17/06/2019

Milano, Lo Schiaccianoci, 18/12/2024

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