L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Il Giudizio riscoperto

di Sergio Albertini

Il Teatro Lirico di Cagliari ripropone con successo l'oratorio Il giudizio universale di Lorenzo Perosi sotto la direzione di Maurizio Benini.

CAGLIARI, 22 febbraio 2025 - «Il Maestro Perosi è stato, con la sua meravigliosa vena musicale, il fulcro del rinnovamento liturgico promosso dal nostro Predecessore san Pio X. Fu Monsignor Perosi, che con le sue mirabili composizioni e con l’influsso del suo genio riportò la musica sacra ad essere espressione sincera e degna del culto divino, liberandola da un certo decadentismo, che in alcuni casi l’aveva colpita nel periodo a lui immediatamente precedente. Perosi seppe attuare alla perfezione la linea direttiva che san Pio X esprimeva nel Motu proprio Tra le sollecitudini» (Paolo VI, Omelia nel centenario della nascita di Monsignor Lorenzo Perosi, 24 settembre 1972).

Pure, ancora oggi ascoltare Perosi nelle sale da concerto è da considerarsi una rarità. Forse grava ancora un lungo pregiudizio, sulle composizioni del Maestro di Tortona (città dove Perosi era nato nel 1872). In un’intervista del 4 marzo 1902 a La Stampa di Torino aveva dichiarato: «Alcuni credono che io mi sia dato alla musica religiosa solo perché sono prete. E non pensano che a ventidue anni, cioè in età abbastanza matura, liberissimo di me stesso dopo aver girato mezza Europa, io ero ancora secolare e già mi ero dedicato da anni alla sola musica religiosa: avevo già in embrione nella mente ciò che ho scritto dopo». La grande stagione degli oratori perosiani (e qui se ne citano solo alcuni) comprende La Passione di Cristo secondo san Marco (1897); La Trasfigurazione di Nostro Signore Gesù CristoLa Risurrezione di Lazzaro e La Risurrezione di Cristo (1898); Il Natale del Redentore (1899); La strage degli innocenti Mosè (1900); Il Giudizio universale (1904); Transitus animae (1907) e In Patris memoriam (1910). Pagine che sono state dirette da musicisti come Arturo Toscanini, Bernardino Molinari, Gabriele Santini, Antonio Guarnieri, Bonaventura Somma, Vittorio Gui.

A questa lista occorre aggiungere ora Maurizio Benini, che per la stagione concertistica del Lirico di Cagliari ha concertato, in prima esecuzione per la città, Il Giudizio universale, poema sinfonico-vocale per soli, coro e orchestra. E occorre subito sottolineare che Benini ha diretto con una passione, con una cura per il dettaglio, una ricchezza dinamica millimetrica una pagina sontuosa, una vera scoperta (anche per me, che qualche pregiudizio su Perosi lo avevo...). Una pagina solida, massiccia, che con sapienza alterna sezioni in latino e sezioni in italiano (ma perché non attivare i sopratitoli?): le due porzioni in italiano, ossia L'inno della Pace e L'Inno della Giustizia sono opera del poeta Giulio Salvadori (nel 1886 vestirà l'abito del terzo ordine francescano cui seguirà nel 1893 la professione religiosa presso la congregazione dell'Aracoeli in Roma), mentre le parti in latino vennero assemblate dal critico letterario Piero Misciatelli, con estratti e parziali rielaborazioni dai Vangeli secondo Giovanni e secondo Matteo, dal Dies Irae, dal Te Deum. Ne viene fuori un oratorio coeso, solido, che si apre con una ampia pagina sinfonica esaltata in tutta la sua austera bellezza dalla compagine orchestrale cagliaritana che aggiungeva alla sezione degli archi due nutrite sezioni (Prima e Seconda fanfara) di fiati e di percussioni. Benini ha, con gesto preciso, realizzato quel lento crescendo dinamico (quasi di rimando alla scrittura wagneriana) in cui viene evocata la resurrezione dei morti; Perosi realizza qui anche un effetto teatrale di spazializzazione del suono con gli ottoni in posizioni contrapposte (ora un richiamo dei Giusti alla nuova vita, ora gli squilli provenienti “dalle arcane sfere celesti”). Impeccabile il contrasto tra il timbro scuro ed aspro (la resurrezione dei Malvagi) e la luminosità dolente del sacrificio del Cristo.

Il cast vocale ha messo in bella evidenza il timbro ambrato, omogeneo anche negli affondi nel registro grave di Valentina Pernozzoli, lo spavaldamente elegante Cristo di Raffaele Abete (il cui registro acuto è sottoposto da Perosi ad un vero tour-de-force), il folgorante canto di Jennifer Rowley (davvero toccante nell'Inno alla Giustizia), mentre pochi, e solo negli assieme, sono gli interventi del basso Lorenzo Mazzucchelli.

Ma una nota ulteriore di merito va al coro, preparato da Giovanni Andreoli (le voci che lo fanno in partenza per la Fenice di Venezia segnerebbero una seria perdita per il Teatro cagliaritano), per la coesione assoluta tra le sezioni, e – nella Maledizione dei Malvagi – una qualità esecutiva eccellente, laddove il coro raggiunge le parti più alte delle tessiture di ogni voce. Un grido di vendetta del Cristo, un urlo di disperazione dei condannati che impressiona e commuove nell'esaltante scrittura perosiana.

Grande serata, pubblico prevedibilmente non numeroso, ma pienamente convinto della proposta.

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