L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Il violino sul podio

di Luigi Raso

Solista e direttore, Renaud Capuçon attraversa con l'orchestra del San Carlo un repertorio che va da Bach a Dvořák attraverso Beethoven.

NAPOLI, 20 febbraio 2025 - Renaud Capuçon il San Carlo lo conquistò nel 2021 (la recensione: leggi la recensione) con un memorabile concerto di musica da camera. Stasera vi ritorna nella duplice veste di violinista e direttore. Il suono caldo, inteso, compatto, magnificamente proiettato del suo meraviglioso Guarneri del Gesù “Panette” del 1737 (il violino è coetaneo del San Carlo) lo si ritrova e riconosce immediatamente: cavata intensa, tecnica dell’arco perfetto improntata a parsimoniosi movimenti del braccio e dell’avambraccio, capace di generare colori e di scavare nello spartito, di imprimere a ciò che affronta lirismo e profondità espressiva.

Si incomincia con il Concerto in la minore per violino e orchestra BWV 1041 di Johann Sebastian Bach, composto tra il 1718 e il 1723: dell’Allegro inizialeCapuçon dà un’interpretazione energica e vitale, fondata sul culto del bel suono, sempre rotondo, potente, e con tanto vibrato. Si è agli antipodi delle prassi esecutive filologiche: il Concerto di Bach è sotto le sue dita e il suo archetto un organismo vivo, che gioisce, respira e riflette nel misterioso Andante del movimento centrale, che palpita nell’Allegro assai finale.

Il violinismo di Capuçon è un saggio di colori, di fraseggio scolpito; una dimostrazione di quanta carne viva ci sia in questa musica quando (e, opinione personale, soprattutto) non ci si lasci fagocitare dai dogmi esecutivi della filologia, non si rinunzi a una buona dose di fantasia interpretativa e, soprattutto, non si abolisca la ricerca del bel suono, ricco di armonici, potente, e vibrato.

La lodare, e in un repertorio poco frequentato, l’Orchestra del San Carlo la quale, guidata dal violinista-direttore Capuçon, si dimostra disciplinata, compatta e duttile.

Il programma del concerto vira verso la fine del XVIII secolo con le due Romanze per violino e orchestra, in fa maggiore op. 50 e in sol maggiore op. 40, di Beethoven, composte tra il 1795 e il 1802. Nella Romanza in fa op. 50 il violino di Capuçon si immerge in un placido lirismo: ben accompagnato dall’orchestra, imprime al brano una luce di diffusa serenità, soltanto poco turbata dall’ingresso del solista dopo l’esposizione del tema iniziale (battute 56 e ss.). Più ombrosa e crepuscolare è, invece, l’esecuzione della Romanza in sol maggiore op. 40, laddove il violino risuona nella penombra dei bicordi iniziali per poi sciogliersi nell’intenso abbandono melodico delle ultime quindici battute.

Apprezzamento calorosissimo per Renaud Capuçon nella versione violinista: concede un bis, Daphne Etude di Richard Strauss, composizione dall’atmosfera sospesa tratta da un motivo dell’opera Daphne ed eseguita con tocco dalla genuina raffinatezza.

Per la seconda parte del concerto passa dall’archetto del violino alla bacchetta del direttore (in realtà dirige a mani nude) per affrontare con piglio energico la Sinfonia n. 8 in sol maggiore op. 88 di Dvořák, composta nel 1889. Sin dall’Allegro con brio emerge prepotente la cifra stilistica della lettura di Capuçon: un’inesauribile energia che si propaga e si scambia tra direttore e orchestra nel corso di uno tra i lavori più gioiosi del ceco. Il primo movimento è travolgente per la scelta dei tempi; l’orchestra del San Carlo conferma la sua versatilità nel passare da J. S. Bach a Dvořák tramite Beethoven, ma soprattutto risponde adeguatamente alla gestualità energica di Capuçon, alle sue sollecitazioni di dinamiche e sfumature adeguatamente sottolineante. È improntato a una sottile malinconia, che però non perde di vista lo slancio vitalistico e ritmico dell’intera Sinfonia, l’Adagio del secondo movimento: qui si dà risalto all’eleganza e alla plasticità dei bellissimi temi melodici, puntando sul contrasto tra le dinamiche e degli episodi musicali. Ondeggia Capuçon e trascina tutta l’orchestra nell’Allegretto grazioso - nella forma dello Scherzo – del quale esalta il sapore di travolgente ed elegante danza popolare: molto ben evidenziato il contrasto e il passaggio tra il secondo tema dello Scherzo e la ripresa del primo. Quel brio che il direttore ha fatto serpeggiare nel corso della Sinfonia raggiunge la sua massima intensità nell’Allegro, ma non troppo dell’ultimo movimento, aperto dai netti e decisi squilli della tromba di Fabrizio Fabrizi: da lì prende corpo una vivida girandola ritmica che si fa sempre più travolgente e intensa. L’orchestra, ben organizzata e coesa, serra i ranghi e tiene il passo dell’agogica spedita sollecitata dal podio.

Al termine, applausi, entusiastici e prolungati per Renaud Capuçon, l’orchestra del San Carlo e le sue prime parti.

Leggi anche:

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Napoli, concerto Capuçon/Bellom, 06/06/2021

Bologna, concerto Capuçon / Bellom, 12/11/2018

 


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