L’Ape musicale

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Manrico alla Guerra Civile

di Gustavo Gabriel Otero

L'opera di Verdi alla Staatsoper di Vienna appaga le aspettative con Rachel Willis-Sorensen, Vittorio Grigolo, Artur Rucinski e Clémentine Margaine.

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VIENNA, 8 febbraio 2025 - Con un cast di stelle internazionali di altissimo livello, la Staatsoper di Vienna ha presentato una nuova serie di rappresentazioni del Trovatore di Verdi con uno spettacolo all'altezza delle aspettative.
Il concetto scenico di Daniele Abbado è semplice, funzionale e molto adatto all'opera. Siamo nel periodo della guerra civile spagnola, pur senza riferimenti storici intenzionali, con soldati in uniforme militare (quelli guidati dal Conte di Luna) e partigiani in guerra (quelli al seguito di Manrico). I movimenti e la recitazione sono adeguati; le masse del coro e delle comparse sono ben gestite. I costumi di Carla Teti sono funzionali allo spettacolo. La scenografia di Graziano Gregori ci mostra un grande spazio che con pochi elementi cambia in ogni scena in un'idea molto buona ed efficace. Le luci di Alessandro Carletti sono eccellenti e le apparizioni del fuoco in scena sono abbaglianti.
Pier Giorgio Morandi ha diretto l'orchestra con maestria e senza strafare, in una lettura vibrante della partitura. I tempi erano appropriati e l'equilibrio tra buca e palcoscenico era accuratamente bilanciato.
La tradizione vuole, con un po' di ironia, che per un buon Trovatore siano necessari solo i quattro migliori cantanti del mondo. Scherzi a parte, non c'è dubbio che il quartetto principale offerto dalla Wiener Staatsoper sia composto da artisti di alto livello, con voci di notevole volume.
Vittorio Grigolo ha affrontato questo Manrico con il conseto trasporto, volume e bella voce. La sua entrata fuori scena, un problema per molti tenori, con “Deserto sulla terra” è stata di grande impatto. Non si è risparmiato in nessun suo intervento ed è stato in grado di passare senza soluzione di continuità da un dolce “Ah, sì, ben mio” alla potente forza del Pira. Un interprete che non lascia indifferenti e che nel ruolo si mette in gioco completamente.
Rachel Willis-Sorensen ha sostituito nei panni di Leonora l'annunciata Maria Agresta, che ha annullato per malattia. Ha una voce dal timbro gradevole, è corretta come attrice e il suo volume è di grande impatto. Il suo ingresso con “Tacea la notte placida” era molto ben fraseggiato, le altre scene erano ben risolte e il suo “D'amor sull'ali rosee” ha sortito un grande effetto. La sua voce è grande ma non fuori controllo e riesce a gestire anche le sottigliezze e i pianissimi.
Artur Rucinski ha proposto un ottimo Conte di Luna. Ha un'eccellente presenza scenica e un volume vocale che spicca. Ha affrontato la sua parte con nerbo verdiano e ha mostrato le sue capacità belcantistiche in “Il balen del suo sorriso”.
Clémentine Margaine non è più una giovane promessa ma una bella realtà. Il mezzosoprano francese è stata un'Azucena di grande volume, buoni centri, e gravi puntuali e ben udibili e acuti ben gestiti.
Ilja Kazarov, nonostante la sua giovane età, ha interpretato un solido Ferrando.
Ana Garotic (Inés) e Carlos Osuna (Ruiz) erano entrambi adeguati e affidabili, con Ion Tibrea corretto nella breve parte di un vecchio zingaro.
Ottima la prestazione del coro della Staastoper, diretto da Thomas Lang, con le voci femminili che si sono distinte nel secondo atto in una parte che generalmente non è molto in evidenza di fronte alla forza del canto maschile.


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