Stagione 2019/20
OPERA
Inaugurazione
Mercoledì 11 dicembre 2019 ore 20.00
Pëtr Il'ič Čajkovskij
PIKOVAYA DAMA (LA DAMA DI PICCHE)
Opera in tre atti su libretto di Modest Il'ič Čajkovskijdal racconto omonimo di Aleksandr S. Puškin.
Prima rappresentazione: San Pietroburgo, Teatro Mariinsky, 19 dicembre 1890
Produzione della Staatsoper Hamburg
Direttore | Juraj Valčuha
Regia | Willy Decker
Scene e Costumi | Wolfgang Gussmann
Interpreti
Herman | Misha Didyk / Oleg Dolgov
Il conte Tomskij | Tómas Tómasson
Il principe Eleckij |Maksim Aniskin
Liza | Anna Nechaeva
Polina | Aigul Akhmetchina
La contessa | Julia Gertseva
Čekalinskij |Alexander Kravets
Surin |Alexander Teliga
La governante | Marina Ogii
Maša | Sofia Tumanyan
Čaplickij | Gianluca Sorrentino
Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo
Dicembre 2019 mercoledì 11 ore 20.00; venerdì 13 ore 20.00; sabato 14 ore 19.00; domenica 15 ore 17.00
“O ho fatto uno sbaglio spaventoso, o l'opera è un capolavoro”: così scriveva il compositore all'autore del libretto, il fratello Modest Il'ič Čajkovskij, esprimendo sorpresa e soddisfazione per l'inatteso slancio creativo. La Dama di picche fu infatti portata a termine con una rapidità incredibile in poco più di un mese all'inizio del 1890 e replicò il grande successo dell'Eugenio Onieghin (1878), tratto anch'esso da un racconto da Puškin.
I fratelli Il'ič Čajkovskij rielaborarono a fondo il testo originario; dove questo è l'inquietante storia di una ossessione, di un'idea fissa, al centro dell'opera c'è invece la figura di German che diventa l'uomo del destino di due donne: Liza, che viene travolta dalla sua passione e la Contessa che sente in lui, nel suo sguardo di fuoco, una volontà malefica e distruttiva. Musicalmente si tratta di un'opera di straordinaria compattezza e coesione nella quale si fondono appieno perfezione tecnica e verità di espressione ovvero i due poli della musica di Pëtr Il'ič Čajkovskij, compositore colto e dotato di un mestiere e di un bagaglio tecnico di stile occidentale.
/ Opera
Dal 22 al 29 gennaio 2020
Giacomo Puccini
TOSCA
Melodramma in tre atti su libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, dal dramma omonimo di Victorien Sardou.
Prima rappresentazione: Roma, Teatro Costanzi, 14 gennaio 1900
Nuova Produzione del Teatro di San Carlo
Direttore | Donato Renzetti
Regia | Edoardo De Angelis
Scene | Mimmo Paladino
Costumi | Massimo Cantini Parrini
Interpreti
Floria Tosca |Carmen Giannattasio / Monica Zanettin
Mario Cavaradossi |Fabio Sartori / Migran Agadzhanyan
Il Barone Scarpia |Enkhbat Amartuvshin
Cesare Angelotti |Renzo Ran
Il Sagrestano | Matteo Peirone
Spoletta |Francesco Pittari
Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo
Con la partecipazione del coro di Voci Bianche del Teatro di San Carlo
Gennaio 2020 mercoledì 22 ore 20.00; giovedì 23 ore 20.00; venerdì 24 ore 18.00; sabato 25 ore 19.00; domenica 26 ore 17.00; martedì 28 ore 20.00; mercoledì 29 ore 18.00
Nel 1798, dopo le prime vittorie di Napoleone nella prima campagna d'Italia, truppe francesi avevano occupato Roma e proclamato la Repubblica; ma allontanatosi Napoleone per la campagna d'Egitto, il presidio francese fu cacciato da Roma dall'esercito napoletano di Ferdinando IV di Borbone che spazzò via la Repubblica ed i suoi esponenti. Su questa trama storica si basa Tosca che incontrò da subito il favore del pubblico ben presto sedotto dal calore sensuale e dalla vitalità dei due protagonisti: Tosca e Cavaradossi. Ricca di effetti scenici a forti tinte, di particolari realistici, di passioni elementari espresse da motivi energici e melodie impetuose, l'opera disorientò però una parte della critica che fu colpita dal verismo sfrenato che mostra torture e delitti d'ogni genere come nella scena della fucilazione o, ancor più, in quella dell'uccisione di Scarpia per mano di Tosca. Dimenticato l'intimismo piccolo borghese della Bohème, Puccini costruisce l'opera intorno alla figura negativa di Scarpia e crea una partitura ricca di sfumature dinamiche con frequenti indicazioni di piano e pianissimo in orchestra e un uso frequente dei “motivi ricorrenti” ovvero quelle melodie riconducibili ai vari personaggi.
/ Opera
Dal 12 al 20 febbraio 2020
Vincenzo Bellini
NORMA
Tragedia lirica in due atti su libretto di Felice Romani, dalla tragedia “Norma” di A. Soumet.
Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 26 dicembre 1831
Produzione del Teatro di San Carlo
Direttore | Francesco Ivan Ciampa
Regia | Lorenzo Amato
Scene | Ezio Frigerio
Costumi | Franca Squarciapino
Interpreti
Norma | MariaJosè Siri /Angela Meade
Adalgisa | Annalisa Stroppa /Sonia Ganassi
Pollione | Fabio Sartori /Mikheil Sheshaberidze
Oroveso | Fabrizio Beggi / Ildo Song
Clotilde | Fulvia Mastrobuono
Flavio | Antonello Ceron
Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo
Febbraio 2020 mercoledì 12 ore 20.00; venerdì 14 ore 20.00; sabato 15 ore 19.00; domenica 16 ore 17.00; martedì 18 ore 20.00; giovedì 20 ore 18.00
Potendo contare su un cast eccellente che aveva i suoi punti di forza nelle prime donne Giuditta Pasta e Giulia Grisi, e nel tenore Domenico Donzelli, il compositore e librettista si misero alla ricerca di un soggetto drammatico che permettesse di sfruttare appieno le doti vocali e di recitazione dei protagonisti. La scelta cadde su un lavoro teatrale andato da poco in scena a Parigi e costruito su tre nuclei tematici di sicuro effetto sul pubblico: il motivo della sacerdotessa che infrange per amore i suoi voti, il tema dell'infanticidio come vendetta amorosa e, per finire, il motivo celtico-barbarico con gli antichi riti nella sacra foresta. Con Norma, Bellini raggiunge l'apice del proprio lirismo vocale, affermando nel contempo una forza drammatica che si rivela sia nella maestosa ed incisiva chiarezza dei recitativi, sia nella solennità della massa corale che fa da sfondo alla tragedia come un grande affresco. Wagner, che certamente non era ben disposto verso l'opera italiana, diresse Norma nel 1837 a Riga, a riprova della profonda ammirazione per quest'opera. Addirittura l'invocazione di Norma “Deh, non volerli vittime”, prima del concertato finale, è alla base della struttura scenico-musicale della morte di Isotta.
/ Opera
10 e 11 marzo 2020
Ludovico Einaudi
WINTER JOURNEY
Opera su libretto di Colm Toíbín e ideazione drammaturgica di Roberto Andò
Coproduzione con il Teatro Massimo di Palermo
Prima rappresentazione assoluta a Napoli
Direttore | Carlo Tenan
Regia | Roberto Andò
Scenografo / Costumista / Light designer | Gianni Carluccio
Video Maker | Luca Scarsella
Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo
Marzo 2020 martedì 10 ore 20.00; mercoledì 11 ore 18.00
Fin dagli esordi con l'opera Time out (1983), Ludovico Einaudi si è sempre interessato al teatro e alla danza trasferendo sul palcoscenico il suo inconfondibile stile fatto di strutture compositive minimali. Anche se di formazione classica, dall’inizio degli anni ’80 l'autore ha intrapreso il cammino alla ricerca di un linguaggio più libero, in grado di assorbire culture ed influenze musicali diverse, tra cui il Rock del quale riprende l’immediatezza, la carica emotiva e l’impatto sonoro. Il tema del viaggio ha sempre incuriosito Einaudi che già nel 1995 con l'opera / balletto Salgari (Per Terra E Per Mare) e, ancor più nel 2005, con Diario Mali volge il suo sguardo sul variegato mondo che ci circonda. Winter Journey è un viaggio nell’inverno desolato dell’Europa di oggi, nella solitudine disperata di chi è costretto a lasciare il proprio paese per imbarcarsi alla volta di terre in cui mendicare una manciata di vita. Che la si definisca una storia d’amore tra un uomo e una donna, o tra un bambino e i suoi genitori, questa è una storia che va oltre i confini ordinari dell’amore.
Perdita, dolore, solitudine, disperazione, ironia, sono le diverse intonazioni delle voci che vi si inseguono, in un colloquio tragico, che, a volte, assume il tono febbrile del desiderio, altre quello lirico e struggente dell’assenza.
/ Opera
Dal 27 marzo al 5 aprile 2020
Wolfgang Amadeus Mozart
Die Zauberflöte (Il FLAUTO MAGICO)
Singspiel in due atti K620 su libretto di Emanuel Schikaneder.
Prima rappresentazione: Vienna, Theater auf der Wieden, 30 settembre 1791
Produzione del Teatro Regio di Torino
Direttore | Asher Fisch / Maurizio Agostini (2 e 3 aprile)
Regia | Roberto Andò
Scene | Giovanni Carluccio
Costumi | Nanà Cecchi
Interpreti
Sarastro | Goran Jurić /Ramaz Chikviladze
Tamino | Antonio Poli / Mert Süngü
Pamina | Mariangela Sicilia / Valentina Mastrangelo
Astrifiammante Regina della Notte | Daniela Cappiello / Tetiana Zhuravel
Papageno | Roberto De Candia / Vincenzo Nizzardo
Papagena | Lara Lagni
Monostatos | Cristiano Olivieri
Prima dama |Emanuela Torresi
Seconda dama |Laura Cherici
Terza dama |Adriana Di Paola
Armigero / Sacerdote | Marco Miglietta
Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo
Marzo 2020 venerdì 27 ore 20.00; sabato 28 ore 19.00; domenica 29 ore 17.00; martedì 31 ore 20.00
Aprile 2020 giovedì 2 ore 18.00; venerdì 3 ore 20.00; sabato 4 ore 19.00; domenica 5 ore 17.00
Schikaneder, confratello in massoneria di Mozart, aveva da poco riaperto il teatro auf der Wieden dove si rappresentavano soprattutto Singspiele, ovvero azioni non interamente musicali ma comprensive di parti parlate e di canto. Nella mani di Mozart il libretto (a dire il vero piuttosto convenzionale, con alternanza di scene buffonesche e drammatiche) prese nuova vita trasformandosi in un fiabesco rito di iniziazione nel quale le vicende dei protagonisti assumono un significato inatteso. Tutti gli accadimenti scenici e musicali che si svolgono nell'opera seguono una dinamica prettamente teatrale, sganciata però da una logica drammatica stringente ed unitaria. Composto nei ritagli di tempo della stesura della Clemenza di Tito, Il flauto magico fu da subito riconosciuto come un capolavoro assoluto; Salieri, il principale antagonista di Mozart, la definì un'opera degna di essere rappresentata nelle maggiori solennità e Goethe la riteneva la sola musica che avrebbe potuto rivestire di note il suo Faust. L'opera accoglie in se tutti i più importanti elementi stilistici e razionali della musica operistica settecentesca, fusi in un'unità drammatico-musicale carica di significati simbolici e che servirà da modello all'opera romantica tedesca.
/ Opera
Dal 3 all’8 maggio 2020
Sergej Prokof’ev
L’AMOUR DES TROIS ORANGES (L'AMORE DELLE TRE MELARANCE)
Opera in un prologo e quattro atti op. 33 su libretto di Sergej Prokof’ev, tratto dalla commedia “L'amore delle tre melarance” di Carlo Gozzi, adattata da Vsevolod Mejerchol’d, Vladimir Solov’ëv e Konstantin Vogak.
Prima rappresentazione: Chicago, Auditorium Theatre, 30 dicembre 1921
Produzione del Teatro del Maggio Fiorentino
Direttore | Juraj Val
uha
Regia | Alessandro Talevi
Scene | Justin Arienti
Costumi | Manuel Pedretti
Interpreti
Il re di Coppe | Goran Jurić
Il principe Tartaglia, suo figlio | Bogdan Volkov
Leandro, primo ministro | Fabio Capitanucci
La principessa Clarice, nipote del re | Julia Gertseva
Pantalone, cortigiano favorito del re | Leonardo Galeazzi
Truffaldino, menestrello di corte | François Piolino
Celio, mago e genio protettore del re | Roberto Abbondanza
La fata Morgana, maga e genio protettore di Leandro | Rosie Aldridge
Smeraldina, servitrice della fata Morgana | Marina Comparato
La maga Creonta, sotto le spoglie di una cuoca | Donald Thomson
Farfarello, diavolo | Carlo Andrea Masciadri
Linetta | Francesca Paola Geretto
Nicoletta | Chiara Tirotta
Ninetta, principesse delle melarance | HasmikTorosyan
Un messaggero | Laurence Meikel
Il Maestro di cerimonie | Andrea Giovannini
Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo
Maggio 2020 domenica 3 ore 19.00; martedì 5 ore 20.00; giovedì 7 ore 18.00; venerdì 8 ore 20.00
Conosciuto come lo “Chopin cosacco della generazione del futuro”, Sergej Prokof'ev si era riproposto di conquistare i palcoscenici d'America con le sue doti di pianista aggressivo e virtuoso. Ma se l'abilità dell'esecutore conquistò facilmente le simpatie del pubblico, le sue doti di compositore non ebbero subito il favore delle platee d'oltre oceano, timorose di un possibile “contagio” della sovversione “anarchico-bolscevica”. Ci volle il coraggio del direttore dell'opera di Chicago, l'italiano Cleofonte Campanini, per commissionare al giovane Prokof'ev un'opera del tutto nuova che univa alle maschere (e alla parodie della Commedia dell'Arte ideate da Gozzi) le scelte del drammaturgo ed artista d'avanguardia Vsevolod Mejerchol'd. Con il suo miscuglio di fiaba, satira e commedia, L'amore delle tre melarance rappresenta appieno l'orientamento teatrale di Prokof'ev indirizzato “contro il naturalismo e la routine dei grandi epigoni del teatro prerivoluzionario”. Lo sberleffo e la caricatura delle convenzioni del melodramma Ottocentesco sono la cifra che percorre l'opera da cima a fondo in un turbinio inesauribile di invenzioni musicali nelle quali l'orchestra gioca un ruolo fondamentale.
/ Opera
Dal 14 al 17 maggio 2020
Giovanni Paisiello
LA SERVA PADRONA
Intermezzo buffo su libretto di Gennaro Antonio Federico, riprendendo l’antecedente di Giovanni Battista Pergolesi.
Orchestrazione di Ottorino Respighi
Prima rappresentazione: San Pietroburgo, Teatro San Bartolomeo, 30 agosto 1781
Direttore | Carmine Pinto
Regia e elementi di scena| Mariano Bauduin
Costumi | Marianna Carbone
Interpreti
Uberto | Filippo Morace
Serpina | Rossella Locatelli
Vespone | Ernesto Lama
Orchestra del Teatro di San Carlo
Maggio 2020 giovedì 14 ore 20.00; venerdì 15 ore 20.00; sabato 16 ore 19.00; domenica 17 ore 17.00
Dell'omonima e ben più celebre opera di Pergolesi, LaServa padrona di Paisiello rappresenta un'interessante variante del modello che segnò la nascita dell'opera buffa. La mancanza di libretti fu uno dei principali problemi affrontati dal musicista durante gli anni trascorsi alla corte di Russia (1176-84) e, come spiega lo stesso compositore in una lettera a Ferdinando Galiani nel settembre 1781, “Per non avere qui né poeta né libri, sono stato costretto di mettere in musica La serva padrona fatta tanti anni fa dal fu Pergolesi”. Rispolverando per l’onomastico del granduca Alessandro (allora bambino di quattro anni) il libretto già musicato da Pergolesi nel 1733, Paisiello fece comunque qualche aggiunta e mise mano alla strumentazione avendo a disposizione l’eccellente orchestra imperiale certamente più ricca rispetto ai soli archi di Pergolesi. Nella nuova partitura troviamo infatti un largo impiego di strumenti a fiato (flauti, oboi, clarinetti, fagotti e corni, tutti in coppia), usati tanto per il ‘ripieno’ quanto per i dialoghi concertanti, nei quali Paisiello è maestro. Di fronte al pubblico della corte imperiale il musicista rinunciò a una comicità eccessivamente chiassosa e caricata, ovvero a quel carattere «trop napolitain» che qualcuno gli aveva già attribuito.
/ Opera
Dal 24 al 29 maggio 2020
Vincenzo Bellini
I PURITANI
Melodramma serio in 3 parti su libretto di Carlo Pepoli, tratto dal dramma storico di Jacques-François Ancelot e Joseph Xavier Boniface Têtes rondes et Cavaliers.
Prima rappresentazione dell’originale: Parigi, Théâtre de la comédie italienne, 24 gennaio 1835
Produzione del Teatro Real di Madrid
Direttore | Gabriele Ferro
Regia | Emilio Sagi
Scene | Daniel Bianco
Costumi | Pepa Ojanguren
Interpreti
Arturo Talbo | Francesco Demuro / Francesco Castoro
Elvira | Jessica Pratt / Maria Grazia Schiavo
Sir Riccardo Forth | Davide Luciano /Seung-Gi Jung
Sir Giorgio | Abramo Rosalen
Enrichetta di Francia | Chiara Tirotta
Lord Gualtiero Valton | Gabriele Sagona
Sir Bruno Roberton | Saverio Fiore
Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo
Maggio 2020 domenica 24 ore 19.00; martedì 26 ore 20.00; mercoledì 27 ore 18.00; giovedì 28 ore 18.00;
venerdì 29 ore 20.00
Dopo gli splendori di Sonnambula e Norma, sembrava impossibile scrivere ancora un capolavoro; eppure i Puritani contengono pagine di assoluta ispirazione e fanno sfoggio di felici idee melodiche e di momenti improntati ad un sentimentalismo espansivo, tipicamente italiano. Bellini sembra orientato verso vie più aperte agli influssi dell'estetica romantica senza rinunciare al suo inconfondibile lirismo melodico.
Nonostante lo sfondo romanzesco e guerriero, l'opera ha un proprio colore elegiaco che si esplica nella follia di Elvira e nella passione di Arturo. Il dramma originario, pur se macchinoso e complicato, offriva una gran quantità di situazioni teatrali che affascinarono il compositore e il librettista; in particolare il tema eroico-patriottico, quello amoroso e quello della follia. Grande protagonista dell'opera è l'orchestra che assume un tono più espressivo rispetto alle opere precedenti, sia nei preludi sia nell'armonia e nella tavolozza dei colori e degli impasti timbrici. Il compositore fa un uso sistematico dei richiami tematici, così come era uso nel teatro francese dell'epoca, e di espedienti tipici del grand-opéra come gli spettacolari quadri storici collettivi o l'impiego di suoni fuori scena, intesi a creare suggestivi effetti spaziali.
/ Opera
Dal 5 al 7 giugno 2020
Domenico Cimarosa
IL MAESTRO DI CAPPELLA
Intermezzo comico.
Drammaturgia e Regia | Mariano Bauduin
Elementi scenici | Nicola Rubertelli
Costumi | Giusi Giustino
Revisione e inserti | Ivano Caiazza
Interpreti
Il Maestro di Cappella | Marco Filippo Romano
La sua Signora | Antonella Morea
Una Canterina | Roberta Mameli
Un lacché | Aramando Arangione
Un chitarrista | Edo Puccini
Orchestra del Teatro di San Carlo
Giugno 2020 venerdì 5 ore 20.00; sabato 6 ore 19.00; domenica 7 ore 17.00
Del Maestro di Cappella, a tutt’oggi, non ci sono pervenuti documenti, se non successivi alla morte di Cimarosa, anche se poi numerosi sono gli esemplari custoditi nelle biblioteche di mezzo mondo a testimonianza della sua popolarità. Non si sa con certezza se si tratti effettivamente di un intermezzo poiché la presenza di un solo personaggio lo renderebbe un unicum in quel genere di spettacolo teatrale. Di sicuro il lavoro si ricollega ad un filone metateatrale (ovvero del teatro che parla di teatro) piuttosto frequentato nel Settecento (ricordiamo ad esempio La Dirindina di Domenico Scarlatti, La canterina di Haydn, Der Schauspieldirektor di Mozart) e al quale lo stesso Cimarosa aveva contribuito con L'impresario in angustie. In questa divertente parodia il Maestro tenta di dirigere le prove di un'orchestra indisciplinata: gli archi litigano tra di loro, i corni steccano e gli oboi sono fuori tempo. Alla fine il Maestro riesce a condurre a termine l'impresa cantando con pazienza i passaggi di ciascuno strumento. Nella versione ideata dal regista Mariano Bauduin per il Teatro San Carlo, l'intermezzo è stato “interpolato” con un testo desunto dalla divertente commedia Il Critico, ovverosia le prove di una tragedia di Richard Brinsley Sheridan, importante figura di drammaturgo inglese della seconda metà del ‘700 e autore di celeberrime commedie per il Covent Garden di Londra.
/ Opera
Dal 19 al 28 giugno 2020
Giuseppe Verdi
AIDA
Opera in quattro atti su libretto di Antonio Ghislanzoni da un soggetto di Auguste Mariette.
Prima rappresentazione: Il Cairo, Kedivial Opera House, 24 Dicembre 1871
Produzione del Teatro La Fenice di Venezia
Direttore | Jordi Bernàcer
Regia | Mauro Bolognini ripresa da Bepi Morassi
Scene | Mario Ceroli
Costumi | Aldo Buti
Interpreti
Aida | Hui He / Carmen Giannattasio / Rachele Stanisci
Radamès |Jorge de León / Antonello Palombi
Amneris |Anna Maria Chiuri / Nino Surguladze
Amonasro |Claudio Sgura
Ramfis | Giorgio Giuseppini/Cristian Saitta
Il Re d'Egitto | Francesco Leoni
Una sacerdotessa |Rossella Locatelli
Un messaggero |Gianluca Floris
Orchestra, Coro e Balletto del Teatro di San Carlo
Giugno 2020 venerdì 19 ore 20.00; sabato 20 ore 19.00; domenica 21 ore 17.00; martedì 23 ore 20.00;
mercoledì 24 ore 19.00; sabato 27 ore 18.00; domenica 28 ore 17.00
Pur se commissionata dal viceré d'Egitto per festeggiare l'apertura del canale di Suez nel 1870, l'opera andò in scena solo l'anno seguente a causa della guerra franco-prussiana che aveva ritardato la preparazione degli scenari e dei costumi in Francia. L'opera risponde agli stilemi del grand-opéra di tradizione francese con un impianto spettacolare senza però rinunciare ad un'intima e ben delineata descrizione psicologica dei personaggi. L'inconsueto “soggetto egiziano”, la solennità dei protagonisti, l'arcaica religiosità dell'atmosfera offrirono a Verdi l'occasione di fondere tradizione e rinnovamento e di mettere a frutto l'esperienza del Don Carlos.
Alla popolarità di Aida hanno certamente contribuito pagine famose come la “Marcia trionfale” o romanze tradizionali come “Celeste Aida”; ma il suo successo non risiede nella facilità del linguaggio musicale quanto nell'elevata tensione drammatica. Nella sua costruzione solida e ampia la partitura può includere anche le danze, i cori e il “colore locale” senza compromettere il discorso musicale complessivo. Quello che colpisce è proprio la capacità del compositore di passare senza scosse dai grandi affreschi collettivi alla solitudine dei protagonisti sfruttando, come tessuto connettivo, una sorta di esotismo musicale.
/ Opera
Dal 12 al 24 luglio 2020
Giacomo Puccini
LA RONDINE
Commedia lirica in tre atti su libretto di Giuseppe Adami tratto da un libretto di A. M. Wilner e Heinz Reichert.
Prima rappresentazione: Montecarlo, Théâtre de l’Opéra, 27 marzo 1917
Nuova produzione del Teatro di San Carlo
Direttore | Juraj Valčuha
Regia | Lorenzo Mariani
Scene | Nicola Rubertelli
Costumi | Silvia Aymonino
Interpreti
Magda | Dinara Alieva
Lisette | Ruth Iniesta
Prunier | Marco Ciaponi
Ruggero | Celso Albelo
Rambaldo | Giovanni Meoni
Périchaud | Cristian Saitta
Gobin | Orlando Polidoro
Crébillon | Laurence Meikle
Ivette | Miriam Artiaco
Bianca | Sara Rossini
Suzy | Tonia Langella
Orchestra, Coro e Balletto del Teatro di San Carlo
Luglio 2020 domenica 12 ore 19.00; mercoledì 15 ore 18.00; domenica 19 ore 17.00; mercoledì 22 ore 18.00; venerdì 24 ore 20.00
Ancora oggi La rondine viene considerata una composizione minore di Puccini; tacciata di superficialità e banalità, è tuttora fra le sue opere meno eseguite. Secondo alcuni critici l'opera è stata vittima di una grande quantità di equivoci che ne hanno ostacolato il percorso che l’avrebbe dovuta condurre verso il successo. Era stata commissionata in origine come operetta da parte di un Teatro viennese, ma non vide mai la luce in questa veste e anche se tutta la vicenda è cosparsa di un'ironia leggera, rivolta a personaggi in vista come D'Annunzio o Richard Strauss (evocato da una guizzante citazione di Salome), Rondine non ha nulla a che spartire con l'operetta, né ad essa mira la massiccia presenza dei ballabili. Si pensi anzitutto all'onnipresente valzer, cui Puccini tributò una vera e propria apoteosi nel cuore del secondo atto, ma anche a tutte quelle danze moderne di cui l'opera è intessuta, dal fox-trot all'one-step fino al tango e altre ancora. Dal punto di vista musicale La rondine appare come una partitura leggera ma di garbata eleganza: il discorso musicale è fluido, con notazioni sottili e raffinatissime. Predomina, lungo tutta l’opera, il valzer che però, nelle mani di Puccini, perde il suo significato di spensierata allegrezza e conquista un tono teneramente sensuale. Il linguaggio armonico risulta complesso anche grazie a una strumentazione finissima che spesso salva il discorso melodico da certi facili effetti.
/ Opera
Dal 18 al 26 luglio 2020
Georges Bizet
CARMEN
Opéra-comique in quattro atti su libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy ispirato alla novella omonima di Prosper Mérimée.
Prima rappresentazione: Parigi, “Opéra Comique”, 3 Marzo 1875
Nuova produzione del Teatro di San Carlo
Direttore | Emmanuel Villaume
Regia | Michele Sorrentino Mangini
Scene | Nicola Rubertelli
Costumi | Giusi Giustino
Interpreti
Carmen |Clémentine Margaine / Carmen Topciu
Don José | Saimir Pirgu / Luciano Ganci
Escamillo | Samuel Youn / Alessandro Luongo
Moralès | Roberto Accurso
Zuniga | Costantino Finucci
Micaëla | Karen Gardeazabal
Mercédès |Mireille Lebel / Alessandra Visentin
Frasquita |Sandra Pastrana / Giulia Bolcato
Dancairo |Fabio Previati
Remendado |Francesco Pittari
Orchestra, Coro e Balletto del Teatro di San Carlo
Con la partecipazione del Coro di Voci Bianche del Teatro di San Carlo
Luglio 2020 sabato 18 ore 19.00; martedì 21 ore 20.00; giovedì 23 ore 18.00; sabato 25 ore 19.00;
domenica 26 ore 17.00
La Spagna creata da Bizet è, prima ancora che un luogo geografico (peraltro mai visitato dall'autore), il luogo della psicologia umana, della passionalità e dell'istinto, dei conflitti primari: Amore e Odio, Libertà e Legàmi, Maschio e Femmina. Ed è in questi dualismi, in questa doppia connotazione che va ricercata l'universalità dell'opera e dei due caratteri di Don José e di Carmen. Purtroppo tale complessità psicologica solo raramente viene posta in risalto nella pratica teatrale corrente; si preferisce infatti la zingara ancheggiante e rapace al personaggio luciferino che si nasconde nella protagonista. Nel definire il colore della Spagna, Bizet non parte dal folklore vero e proprio tant'è che dalla musica spagnola il compositore non riprende che qualche ritmo (una Habanera ed una Seguidilla). Lo “spagnolismo” della Carmen non è puro colore, al contrario esercita una precisa funzione drammatica e addirittura imposta un realismo ambientale che orienta tutto il lavoro su un piano il cui rapporto con la realtà è ben più diretto e immediato di quanto la storia dell'opera avesse mai sperimentato.
/ Opera
Dal 17 al 27 settembre 2020
Franz Lehár
DIE LUSTIGE WITWE (LA VEDOVA ALLEGRA)
Operetta in tre parti su libretto di Victor Léon e Leo Stein, dalla commedia L'Attaché d'ambassade di Henri Meilhac.
Prima rappresentazione: Vienna, Theater an der Wien, 30 dicembre 1905
Coproduzione Teatro La Fenice di Venezia e Teatro dell’Opera di Roma
Direttore | Nick Davies
Regia | Damiano Michieletto
Scene | Paolo Fantin
Costumi | Carla Teti
Interpreti
Barone Mirko Zeta | Franz Hawlata
Valencienne |Adriana Ferfecka / Marina Monzò
Hanna Glawari |Nino Machaidze
Conte Danilo Danilowitsch | Paulo Szot
Camille de Rossillon |Anicio Zorzi Giustiniani / Giovanni Sala
Raoul de St-Brioche | Marcello Nardis
Visconte Cascada | Enzo Peroni
Bogdanowitsch | Enrico Di Geronimo
Sylviane |Marta Calcaterra
Kromow | Enrico Cossutta
Olga | Michela Antenucci
Pritschitsch | Italo Proferisce
Praskowia |Anna Werle
Njegus | Karl-Heinz Macek
Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo
Settembre 2020 giovedì 17 ore 20.00; venerdì 18 ore 18.00; domenica 20 ore 17.00; mercoledì 23 ore 18.00; giovedì 24 ore 18.00; venerdì 25 ore 20.00; sabato 26 ore 19.00; domenica 27 ore 17.00
Autore assai prolifico con circa una trentina di operette all'attivo, Franz Lehár è noto quasi esclusivamente per la “verve” e la ricca invenzione melodica e ritmica della Vedova allegra. Questo capolavoro deve la sua fortuna ad una serie di fattori che si conciliano nel corso dell'operetta e si esaltano a vicenda; innanzi tutto la natura della storia che riunisce in modo armonico intorno ad un'unica questione (l'eredità) una serie di temi classici come il denaro, l'amore, la gelosia e la fedeltà. Un ulteriore elemento è il ballo che rende particolarmente “scorrevole” l'azione: non si tratta solo di offrire un'occasione coreografica (corredata da diversi tipi di costumi) ma attraverso il ballo la vicenda si evolve e le relazioni tra i personaggi si trasformano.
Il ballo esprime anche il carattere dei personaggi e delle situazioni e descrive l'evoluzione del clima psicologico. Proprio per questa prominenza del ballo La vedova allegra rientra secondo alcuni nel genere della Tanzoperette anche se questa definizione non tiene conto dell'effettivo spessore della partitura che raccoglie mirabili pagine melodiche ed un raffinato uso dell'orchestra.
/ Opera
2 e 4 ottobre 2020
Gioachino Rossini
MAOMETTO II
Dramma in due atti su libretto di Cesare Della Valle, dal suo Anna Erizo.
Prima Rappresentazione: Napoli, Teatro di San Carlo, 3 dicembre 1820
Direttore | Diego Fasolis
Interpreti
Paolo Erisso | Juan Francisco Gatell
Anna | Vasilisa Berzhanskaya
Calbo | Teresa Iervolino
Condulmiero | Enrico Iviglia
Maometto II | Mirco Palazzi
Selimo | David Ferri Durà
Esecuzione in forma di concerto
Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo
Ottobre 2020 venerdì 2 ore 20.00; domenica 4 ore 17.00
Prima di chiudere la sua ricca stagione napoletana con Zelmira, Rossini diede alla città e al suo esigente pubblico un'opera dalla vasta architettura scenica, particolarmente curata nella strumentazione e nei recitativi. Il fatto che il compositore arrivi a questi esiti proprio a Napoli, dopo una permanenza di cinque anni con un incarico stabile al San Carlo, non deve stupire; Napoli era infatti una vera e propria capitale musicale, dotata di un teatro che poteva vantare una delle orchestre più grandi del panorama operistico europeo, sia in senso qualitativo sia quantitativo. Anche le compagnie di canto, riunite dal grande impresario Barbaja, non erano da meno e raccoglievano interpreti di altissimo livello. La partitura di Maometto II è particolarmente ambiziosa e prevede il superamento degli schemi formali più consueti (fatti di numeri chiusi) a favore di grandi strutture collegate da un complesso procedimento di elaborazione tematica. Dove è necessario, per ragioni drammaturgiche, Rossini rinuncia alla struttura tipica dell'aria con cavatina e cabaletta a favore di forme più elastiche.
/ Opera
Dal 25 al 31 ottobre 2020
Giuseppe Verdi
LA TRAVIATA
Opera in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave dal dramma La dame aux camélias di Alexandre Dumas.
Prima Rappresentazione: Venezia, Teatro La Fenice, 6 marzo 1853
Produzione del Teatro di San Carlo
Direttore | Stefano Ranzani
Regia | Lorenzo Amato
Scene | Ezio Frigerio
Costumi | Franca Squarciapino
Interpreti
Violetta Valéry | Albina Shagimuratova/ Nino Machaidze / Maria Grazia Schiavo
Flora Bervoix |Mariangela Marini/Cinzia Chiarini
Annina | Michela Antenucci
Alfredo Germont | Francesco Demuro / Ivan Magrì
Giorgio Germont | Amartuvshin Enkhbat / Giovanni Meoni
Gastone | Lorenzo Izzo / Enrico Zara
Il barone Douphol | Nicola Ebau
Il marchese d'Obigny | Nicolò Ceriani
Il dottor Grenvil | Francesco Musinu
Orchestra, Coro e Balletto del Teatro di San Carlo
Ottobre 2020 domenica 25 ore 19.00; martedì 27 ore 20.00; mercoledì 28 ore 18.00; giovedì 29 ore 18.00;
venerdì 30 ore 20.00; sabato 31 ore 19.00
Ancora oggi a Parigi si depongono fiori sulla tomba di Marguerite Gautier, protagonista realmente esistita del dramma di Alexandre Dumas figlio La dame aux camélias dal quale Verdi, insieme al suo librettista Francesco Maria Piave, trasse il libretto della Traviata. Non a caso l'opera, basata su un soggetto piuttosto scabroso per l'epoca, vide la luce a Venezia dove la censura era già stata tollerante con Verdi accettando le arditezze di Ernani e Rigoletto. Per diverse ragioni (tra le quali l'inadeguatezza dei cantanti) l'opera subì un clamoroso insuccesso alla prima ma divenne poi una delle opere italiane più rappresentate di tutti i tempi.
Sul piano musicale, La traviata è per molti aspetti l'ultima opera belcantistica di Verdi e segna il passaggio dal modello del primo Ottocento, legato ad una dimensione vocale idealizzata, alla nuova via più “realistica” che lo stesso Verdi percorrerà nella seconda metà del secolo. Terza opera della cosiddetta “trilogia popolare” (insieme a Trovatore e Rigoletto), Traviata è forse la partitura più densa di interiorità psicologica di tutto il teatro d'opera romantico. Le violente passioni delle opere precedenti si trasformano in sottili e spesso raffinate notazioni dei sentimenti, del dolore, della tenerezza, dell'amore, della rassegnazione.