L’Ape musicale

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LA PRINCIPESSINA MARY

La terza novella è la più ampia e popolata dell’intero balletto, ci trasferisce a Pyatigorsk, una stazione di cure termale alla moda dove Pechorin sempre più annoiato cerca di fare credere alla giovanissima principessina Mary di essere innamorato di lei, ma lo fa soltanto per voler irritare Grushnitsky, un giovane superficiale e vanitoso. Finisce col duello e la morte di Grishnitsky, segue il crudele annuncio a Mary, innamorata, di non amarla. Alla stazione termale è presente anche Vera, con cui una volta Pechorin aveva avuto una relazione, che nutre per lui un amore incondizionato nonostante la sofferenza che le ha provocato e sta provocando.

La terza parte di Un eroe del nostro tempo è ambientata in un’ampia sala bianca che potrebbe essere multifunzionale; le ragazze ci vengono per esercitarsi nella danza, gli ufficiali ci vengono per curarsi, la buona società passeggia e intreccia delle relazioni. Ma ci sono anche degli invalidi in carrozzina, vittime di guerra, che turbano la quiete della gente per bene che non vuole guardare la sofferenza e gira loro le spalle. Un’altra trovata di Serebrennikov, invitare al Bol’šoj i campioni dei balli da sala in carrozzina che danno una lezione di virtuosismo accanto ai primi ballerini del celebre teatro: sicuramente, originale ed impressionante. La storia d’inganno e seduzione si svolge in questa sala bianca con degli attrezzi di allenamento: la principessina Mary, un angioletto innocente vestito di bianco candido, non riesce a resistere al fascino diabolico di Pechorin; Vera, avvolta in nero, appare simile a un fantasma; il duello si svolge pure qui, Pechorin e Grushnitsky salgono sui davanzali delle finestre: uno sparo e il nemico cade nel vuoto. La regia è spettacolare, mentre la coreografia di Posokhov non teme di dimostrare la stretta parentela con le strutture del balletto classico russo: include delle variazioni, una serie di pas de deux e i pezzi per il corpo di ballo come mazurka e polonaise. Il teatro sintetico domina anche nella parte finale del balletto: le lettere di Vera, frammenti del testo del romanzo, vengono cantate da un soprano presente in scena.

Di tanti personaggi che popolano il balletto, il protagonista risulta il più enigmatico. Tre Pechorin, tre magnifici artisti chiamati, tre star del Bol’soj chiamate a rivelare la sua anima vagante e infelice: Igor Tsvirko, Artyom Ovcharenko, Ruslan Skvotrtsov. Si fanno ammirare per il loro fisico e bravura tecnica, si esibiscono nei salti vertiginosi, tuttavia la coreografia di Posokhov è piuttosto generica e non favorisce la creazione di un personaggio indimenticabile. La sua arte funziona molto meglio quando si tratta dei personaggi di contorno, ma soprattutto di quelli femminili: Bela e Undina, Mary e Vera. Nell’ultima parte, un’inesperta ragazzina Mary trova un’interprete ideale in Nina Kaptsova e Kristina Kretova offre l’interpretazione magistrale del personaggio di Vera. Ma la vera star della Principessina Mary è un eccezionale Denis Savin nei panni di Grushnitsky, vittima di Pechorin: un ragazzino ordinario, complessato, invidioso del superbo rivale. Un incredibile Savin che sembra fatto di gomma, capace di esprimere i sentimenti più complessi con un movimento del viso o di una mano.

“Spesso, scorrendo col pensiero il passato, mi domando: perché non volli prendere la strada aperta dal destino dove mi aspettavano le solite gioie e la calma dell’anima? No, non avrei potuto sopportare questo destino! Sono come un marinaio nato e cresciuto sul ponte di un brigantino dei pirati: la sua anima è abituata alle tempeste e battaglie e quando viene catapultata sulla riva, si annoia e soffre anche se sente un richiamo di un boschetto ombroso e viene illuminata dal sole pacifico”. Grigory Aleksandrovich Pechorin. Bello, intelligente, demoniaco, fa soffrire o morire tutte le donne che capitano sulla sua strada. Morirà giovane, l’eroe del nostro tempo.


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