FAUST
di Charles Gounod
Gounod era interessato al Faust di Goethe (del quale aveva letto la traduzione in francese di Gérard de Nerval) come soggetto per un’opera dalla fine degli anni Trenta dell’800, e nel 1849 aveva già abbozzato la scena della chiesa. Ma il progetto prese corpo solo nel 1857, quando Jules Barbier accettò di realizzare il libretto, proponendo di collaborare con Michel Carré, autore di una commedia ispirata allo stesso soggetto, che servì come base dell’elaborazione librettistica. Il libretto per Gounod tuttavia reintroduce alcuni elementi forti dell’opera originale, come la morte di Valentin, la Notte di Valpurga e la prigionia di Marguerite. Accolta trionfalmente al Théâtre Lyrique nel 1859, l’opera venne prontamente trasformata da opéra-comique (con le parti recitate tra un numero musicale e l’altro) in grand-opéra (interamente cantata) – la forma nella quale è normalmente rappresentata e che probabilmente corrispondeva all’idea originale di Gounod. L’assetto definitivo della partitura fu tuttavia raggiunto con l’inserzione della preghiera di Valentin (per l’edizione londinese del 1864) e dei balletti del quinto atto (per la presentazione all’Opéra del 1869). Da quel momento Faust si è affermata come una delle pietre miliari dell’opera francese. Ponendosi come modello di fusione del fasto spettacolare del grand-opéra con un’inclinazione intimista e sentimentale (determinando standard di linguaggio che influenzarono enormemente i compositori delle generazioni successive) e come uno dei lavori più eseguiti del repertorio, grazie anche all’abbondanza di pagine memorabili.
ATTO I
Il vecchio Faust, solo e depresso nel suo studio, decide di avvelenarsi, ma esita quando ode un coro di giovani. La sua invocazione a Satana evoca Mefistofele: Faust è bramoso soprattutto di gratificazioni dei sensi, e Mefistofele prontamente promette di soddisfare i desideri del filosofo in cambio della sua anima. Quando Faust si mostra esitante, Mefistofele evoca una visione di Marguerite seduta al suo arcolaio. Faust firma il contratto e, trasformato in un giovane gentiluomo, pregusta i piaceri che lo stanno attendendo.
ATTO II
Durante la fiera, tra la folla appare Valentin, stringendo tra le mani un medaglione donatogli dalla sorella Marguerite; sta per partire per la guerra e chiede agli amici, tra cui Wagner e Siebel, di prendersi cura di lei. Mefistofele si unisce al gruppo e li diverte con una blasfema canzone. Valentin si adira quando Mefistofele si prende gioco di sua sorella, ma la spada che ha sguainato si spezza a mezz’aria. Allarmati, gli uomini brandiscono di fronte a Mefistofele l’elsa cruciforme delle spade, in un gesto di esorcismo. Temporaneamente neutralizzato, Mefistofele è lasciato da solo, ma presto Faust e un gruppo di paesani danzanti si uniscono a lui. Quando Marguerite appare tra di loro, Faust le offre il proprio braccio, ma la ragazza rifiuta pudicamente la sua avance.
ATTO III
Siebel lascia un mazzo di fiori per Marguerite nel suo giardino. Faust si dichiara innamorato e turbato dall’innocenza di Marguerite, ma Mefistofele mette un cofanetto di gioielli accanto ai fiori di Siebel. Marguerite entra cantando una canzone sul re di Thule: quando vede i fiori e i gioielli, prova un paio di orecchini e una collana. Neppure la sua custode Marthe è indifferente alle attenzioni degli uomini, e quando Faust e Mefistofele le raggiungono, è attratta dal demone. Marguerite si lascia abbracciare da Faust, ma è subito sopraffatta dalla vergogna. Incoraggiato da Mefistofele, Faust la seduce.
ATTO IV
Marguerite, sedotta e abbandonata da Faust, viene evitata dalle altre ragazze. Seduta a filare, viene consolata dal sempre fedele Siebel. Valentin fa il suo trionfale ritorno con i soldati. Apprendendo quanto è accaduto, si batte con Faust. Colpito a morte, maledice Marguerite.
ATTO V
Mefistofele conduce Faust nel suo regno sulle montagne dell’Harz. È la Notte di Valpurga. Celebri cortigiane dell’antichità si offrono a Faust, che però viene colpito da una visione di Marguerite, che è stata imprigionata per aver ucciso il figlio avuto da Faust. Grazie a Mefistofele, Faust la raggiunge in prigione e la scongiura di fuggire con lui. Ma Marguerite, riconoscendo in Mefistofele il diavolo, invoca la protezione divina e muore, mentre un coro di voci celesti canta “È salva!”. Faust, sconvolto, si inginocchia in preghiera.