L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Indice articoli

Teatro di Tradizione

Dante Alighieri

STAGIONE D’OPERA E DANZA 2018-2019

Dalla scena della vita a quella del teatro d’opera

Il tema del potere fra tradizione e contemporaneità

Si apre con la straordinaria maratona lirica della Trilogia d’Autunno di Ravenna Festival la Stagione Opera 2018/19 del Teatro Alighieri, che quest’anno mette in scena il trittico verdiano Nabucco, Rigoletto e Otello dal 23 novembre al 2 dicembre per proseguire col ritorno della fortunata produzione de Il viaggio di Roberto il 16 dicembre; il filo rosso del complesso confronto fra sentimenti e potere che sottende i titoli di apertura, fra tradizione e contemporaneità, permane come sottofondo costante di tutta la stagione. Alla sua declinazione tragica in Roméo et Juliette, l’opera di Charles Gounod diretta da Paolo Olmi e coprodotta con il Teatro Nazionale Croato di Fiume, risponde l’irriverente soluzione delle mozartiane Nozze di Figaro in arrivo da Spoleto, regia di Giorgio Ferrara e direzione di Erina Yashima; mentre alla Rivoluzione Francese che incastona le vicende dell’Andrea Chénier di Giordano, diretta da Giovanni Di Stefano, si contrappone il dramma degli sbarchi clandestini nell’opera contemporanea Katër IRadës, il naufragio, tratta dal romanzo-reportage di Alessandro Leogrande. Con due formazioni d’oltreoceano,un gala che arriva dalla Russia e la principale compagnia italiana, la Stagione Danza si prospetta altrettanto ricca, pronta a viaggiare dalle coreografie contemporanee della newyorkese Parsons Dance Company all’omaggio a Leonard Cohen del Ballets Jazz de Montréal in prima italiana, dalla galleria di capolavori presentata dal Balletto Yacobson di S. Pietroburgo al Bach Project di Aterballetto.

In impeccabile equilibrio fra celebrazione e trasmissione del patrimonio lirico e coreutico da una parte e attenzione alle nuove rotte contemporanee dall’altra, il programma della Stagione 2018/19 conferma il Teatro Alighieri pietra angolare della vita culturale della città, grazie al sostegno del Comune di Ravenna, della Regione Emilia Romagna e del Ministero per i beni e le attività culturali, con il contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e la partnership di Unipol Banca.

 

Opera

Il viaggio di Roberto, un treno verso Auschwitz 16 dicembre(fuori abbonamento) torna sul palcoscenico chel’ha vista nascere, nella nuova versione rivista per orchestra dallo stesso autore Paolo Marzocchi, e nella città che grazie anche alla comunione di intenti fra Teatro Alighieri, Scuola Mordani e coro Libere Note - ha trasformato il percorso della memoria attorno alle vicende del piccolo Roberto Bachi in un tributo della collettività nella forma di una produzione di teatro musicale. In scena la drammatica storia di una delle oltre quarantamila vittime italiane della Shoah, Roberto Bachi, che visse a Ravenna e qui frequentò la quarta elementare presso la Scuola Elementare Mordani; il 6 dicembre 1943 partì dal binario 21 della stazione di Milano, destinazione Auschwitz. Ricostruita grazie ad alcuni ex compagni di classe di Roberto (Danilo Naglia, Silvano Rosetti e Sergio Squarzina, in scena nella rappresentazione) e alla dedizione del compianto Giorgio Gaudenzi, direttore didattico dell’Istituto Mordani, la vicenda è diventata azione scenica su libretto di Guido Barbieri e musiche di Paolo Marzocchi, con la regia di Alessio Pizzech e il coinvolgimento della stessa Scuola Mordani e dei suoi alunni che oggi compongono il coro di voci bianche Libere Note diretto da Elisabetta Agostini e Catia Gori. Barbieri ha scelto di concentrarsi sul “buco, nero e profondo, oltre a quello che circonda la sua morte: il viaggio. Quei sei giorni, tra il 6 e il 12 dicembre, che lo hanno fatto arrampicare su per l’Europa, tra due pareti di legno senza finestre. La memoria di quel viaggio non ha lasciato alcun oggetto dietro di sé”. Saranno di nuovo Franco Costantini e Cinzia Damassa a vestire i panni di un ipotetico compagno di viaggio, Vittorio, e di Ines, la madre di Roberto: al dialogo fra Vittorio e Ines si contrappone il silenzio di Roberto, rappresentato sulla scena come muto protagonista della storia. I racconti di Vittorio, immaginati, e di Ines, basati su memorie e documenti, sono intercalati dagli interventi cantati dalle apparizioni del padre Armando (il baritono Donato Di Gioia), della maestra Maria Rosa Gambi (il mezzosoprano Alessandra Visentin) e di personaggi dei libri letti da Roberto che affiorano dalla sua memoria.

La Stagione riparte nel 2019 da Roméo et Juliette, che il 18 e 20 gennaio, a pochissimi giorni dal debutto a Rijeka (Fiume), porta anche da questa parte dell’Adriatico il nuovissimo allestimento dell’opera in cinque atti, su musica di Charles Gounod e libretto di Jules Barbier e Michel Carré, che il Teatro Nazionale Croato Ivan Zajc coproduce con il Teatro Alighieri, riproponendo la celeberrima vicenda shakespeariana. La direzione di Orchestra e Coro del Teatro Nazionale di Rijeka è affidata al ravennate Paolo Olmi e la regia è firmata da Marin Blazevic, direttore dello stesso Teatro di Rijeka; il cast include artisti italiani e croati, mentre spiccano nei ruoli protagonisti il soprano lituano Margarita Levchuk e il tenore spagnolo Jesús Álvarez. Accolta con entusiasmo fin dal proprio debutto nel 1867 al Théâtre-Lyrique di Parigi, Roméo et Juliette è stata forse meno eseguita in Italia rispetto all’estero, riscoperta nel nostro paese in anni più recenti. Oltre ai duetti fra i due amanti (ben quattro in un crescendo di complessità formale e drammatica), l’opera include la brillante valse-ariette “Je veux vivre” con cui si sono misurati soprani di calibro assoluto, pur non avendo vestito i panni di Giulietta sulla scena. E se l’impianto privilegia la passione amorosa piuttosto che la rivalità fra famiglie, è evidente che l’autentico antagonista è la società, con quei suoi “sterili doveri-feticcio” contro cui si scaglia Gounod nelle proprie memorie e contro i quali intendeva promuovere “un più elevato senso del bello sulla scena francese”, progetto di cui Roméo et Juliette rappresenta un indiscusso vertice.

Il 22 e 24 febbraio Le nozze di Figaro conclude il percorso della trilogia Mozart/Da Ponte in collaborazione con il Festival di Spoleto e il Teatro Coccia di Novara. Dopo Così fan tutte e Don Giovanni presentate nel corso delle precedenti Stagioni dell’Alighieri, Le nozze - la prima delle tre opere italiane del compositore di Salisburgo su testo dapontiano - porta a termine il progetto che ha visto impegnati da una parte il regista e direttore del festival spoletino Giorgio Ferrara, affiancato dai pluripremiati Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo alle scene e da Maurizio Galanti ai costumi, dall’altra l’Orchestra Giovanile “Luigi Cherubini”. Direttore sarà Erina Yashima, assistente direttore della Chicago Symphony Orchestra dopo la partecipazione alla prima edizione della RiccardoMuti Italian Opera Academy, che torna all’Alighieri dove ha diretto laCenerentola di Rossini nella Stagione 2016/17.Il Coro San Gregorio Magno è preparato da Mauro Rolfi. Le nozze di Figaro è un gioiello senza tempo, una folle giornata di amori e conflitti che ruotano attorno al tentativo del Conte d’Almaviva di imporre lo ius primae noctis a Susanna, promessa sposa di Figaro e cameriera della Contessa. Svelata sulla scena viennese nel 1786, a soli tre anni dallo scoppio della Rivoluzione Francese, Le nozze evita i riferimenti politici presenti nell’originale commedia di Beaumarchais ma, abbracciando le potenzialità di sviluppo comico offerte dal conflitto di classe e dalla satira sulle classi privilegiate, sviluppa brillantemente la competizione d’ingegno e passione fra servi e padroni.

La Rivoluzione Francese è invece l’esplicito contesto in cui sono calate le vicende dell’Andrea Chénier di Umberto Giordano, in scena 8 e 10 marzo. Una coproduzione tra i teatri di Ravenna, Modena, Reggio Emilia, Piacenza, Parma e la francese Opéra de Toulon, questo nuovo allestimento è affidato a Nicola Berloffa, fra i più promettenti registi della sua generazione e già molto attivo fra Italia e Francia, e a Giovanni Di Stefano alla guida dell’Orchestra Regionale dell’Emilia-Romagna; Stefano Colò è il maestro del Coro della Fondazione Comunale di Modena. La più celebre delle opere di Giordano e fra le più rappresentative della stagione del Verismo, Andrea Chénier - come le altre opere che a fine Ottocento tentarono di affrontare e interpretare le tensioni e le ombre al passaggio fra i due secoli - è in questi ultimi anni oggetto di nuova, e più ponderata, attenzione critica. Ambientata nella Parigi prima della Rivoluzione e poi in quella del Terrore, l’Andrea Chénier è dominata dal triangolo fra il poeta Chénier, l’aristocratica Maddalena e il rivoluzionario (un tempo servo) Gerard: la passione si intreccia, inevitabilmente, ai tumulti sociali; gli ideali politici, e la loro degenerazione, si scontrano con il mondo dei sentimenti, non ultima la pietà. E proprio nel personaggio di Gerard, antagonista pieno di ripensamenti, rimorsi e chiaroscuri, sta tutta la conflittualità del momento storico evocato.

La Stagione Opera si conclude il 18 aprile (fuori abbonamento) con Katër I Radës, il naufragio: il titolo di quest’opera contemporanea evoca immediatamente una delle - purtroppo numerose - tragedie del Mediterraneo, quella di una motovedetta albanese, carica di uomini, donne e bambini, affondata davanti alle coste italiane nel 1997; un atto unico affollato di sommersi e salvati, dei sopravvissuti e degli scomparsi, tra voci, paure, desideri. Alessandro Leogrande ne ha scritto il libretto per la Biennale Musica 2014, riprendendo la propria inchiesta sullo speronamento della Katër I Radës da parte di una nave della Marina Militare Italiana per impedire lo sbarco dei disperati “invasori”. Le musiche del compositore albanese Admir Shkurtaj - che, giunto nel ’91 in Italia poco più che ragazzo con le prime ondate di sbarchi e formatosi musicalmente nel nostro paese, collabora oggi con diverse compagnie teatrali di ricerca con lo sguardo rivolto alle più autentiche tradizioni musicali balcaniche - e la regia di Salvatore Tramacere fanno del dolore meditato una ballata di fantasmi, tra sillabe esplose, frasi e grida di una lingua lontana. “Il prestare ancora una volta ascolto al canto muto di chi non c’è più può avvenire solo nel sogno. O nell’opera, appunto, che in fondo è quello strambo terreno, libero da molte leggi, in cui il sogno può rifiatare”: questa frase di Leogrande, a un anno dalla sua prematura scomparsa, risuona drammaticamente profetica mentre indica la strada di un teatro politico in grado di dialogare con la cronaca, ma anche con gli strati profondi dell’umano (e del disumano).

 

Danza

Come sempre in parallelo al programma d’Opera, il cartellone Danza inizia il proprio percorso il 26 e 27 gennaio con il ritorno dell’acclamatissima Parsons Dance: compagnia newyorkese riconosciuta a livello internazionale per la capacità di mantenere altissima qualità e nel contempo grande accessibilità al pubblico di ogni età ed estrazione culturale e sociale, è stata fondata nel 1985 dal direttore artistico David Parsons e dal lighting designer Howell Binkley, vincitore di due Tony Award. Da allora è diventata un punto di riferimento assoluto per la post moderndance - grazie a creazioni e performance che si distinguono per energia, positività, fisicità - e per le collaborazionicon artisti-icona provenienti dai campi più diversi (da Dave Matthews a Robert Rauschenberg, da Donna Karan ad Annie Leibovitz). Per i propri tour in tutti e cinque i continenti, la Parsons attinge tanto dal repertorio dello stesso direttore-coreografo, quanto dal canone americano e da commissioni alla nuova generazione di coreografi, affidandosi a interpreti la cui preparazione atletica e il cui virtuosismo sono in grado di infondere un irresistibile appeal a ogni coreografia. All’Alighieri tornano con una collezione di cinque lavori, dal celeberrimo e immancabile Caught del 1982 - su musica di Robert Fripp deiKing Crimson - aMicroburst entrato quest’anno nel repertorio dellacompagnia, su musica classica indiana; sempre a firma di Parsons, Wolfgang su musiche mozartiane e Whirlaway sulle note di Allen Toussaint, fra i più influenti artisti della scena rhythm&blues. Per la prima volta in Italia MaMaison di Trey McIntyre, potente combinazione di prese da balletto, passi Charleston estreet style, con costumiispirati alle tradizioni funerarie di New Orleans.

In prima italiana, il 16 e 17 febbraio è la volta di Dance Me, omaggio a Leonard Cohen de Les Ballets Jazz deMontréal, la compagnia canadese fondata nel 1972 e diretta dal 1998 da Louis Robitaille. Ispirandosi all’influenterepertorio del leggendario cantautore-poeta, la BJM ne offre un ritratto vibrante e sfaccettato, evocando “cinque stagioni” - o cicli dell’esistenza - in cui si intrecciano i temi ricorrenti e universali espressi nelle canzoni di Cohen; a ogni stagione corrispondono diversi stati d’animo, colori, elementi naturali, luoghi fisici ricreati sulla scena anche attraverso proiezioni e video. La scrittura coreografica si deve a tre artisti dalle personalità ben distinte, ma complementari - Andonis Foniadakis, Annabelle Lopez Ochoa e Ihsan Rustem - mentre sul palcoscenico si esibiscono quattordici splendidi ballerini, per una messa in scena sensuosa, tanto spettacolare quanto commovente, grazie anche all’impegno per la drammaturgia di Eric Jean e alla direzione musicale di Martin Léon. Coniugando l’estetica del balletto classico ad altri stili, la BJM si distingue per una fisicità dinamica ed espressiva e per la forte personalità dei suoi interpreti, tutti coinvolti in prima persona a contribuire al “marchio di fabbrica” della compagnia, evidente anche in Dance Meche ha debuttato a Montréal lo scorso dicembre e per la quale la BJM si è assicurata i diritti esclusivi per l’utilizzo di tutte le opere di Leonard Cohen.

Il 16 e 17 marzo l’appuntamento è con la tradizione del balletto russo, distillata nel Gala omaggio a Leonid Yacobson del Balletto Yacobson di San Pietroburgo, capace di racchiudere due secoli di storia fra i pas-de-deux dei classici del XIX secolo e le “miniature” di Yacobson del XX secolo. Il florilegio si compone del virtuosistico pas-de-deux da Il lago dei cigni di Petipa/Ivanov e di un’altra grande creazione sulle note di Cˇajkovskij, La bella addormentata, mentre sono quattro le creazioni che celebrano l’eredità di Yacobson: Pas de quatre su musica di Bellini, ValzerViennese su musica di J. Strauss,Sestetto su musica di Mozart eBaba Yaga su musica di Musorgskij. Yacobson èpassato alla storia come il “maestro delle miniature coreografiche” e come fondatore, nel 1969, della prima troupe di balletto sovietica disgiunta dall’opera e legata all’esclusiva creatività del proprio direttore-coreografo. Nelle miniature, Yacobson ha ampliato le possibilità di stile e plasticità della danza e portato soggetti nuovi nel balletto, attingendo a pittura e poesia, storia e mito, folklore e quotidiano. Oggi il Balletto è guidato dall’ex primo ballerino del Mariinskij Andrian Fadeev, che dell’eredità del fondatore fa una componente imprescindibile dell’attività della compagnia: “siamo felici e orgogliosi - spiega Fadeev - di presentare al mondo questo maestro del balletto del Novecento e le sue coreografie complesse, intellettuali, dense di contenuti.”.

Chiude il programma Danza il sempre attesissimo ritorno della prima compagnia di danza italiana: il 6 e 7 aprile Aterballetto proponeBach Project, tappa importante nell’esplorazione del rapporto tra danza e musica, tra lacomposizione classica e la sua ricreazione contemporanea. Una nuova coreografia ispirata alle musiche di Johann Sebastian Bach è stata affidata al giovane coreografo Diego Tortelli, il quale ha accolto la sfida coinvolgendo nella creazione delle scene l’artista visivo Massimo Uberti, che utilizza la luce come materia prima con cui costruire gli spazi; il risultato è stato battezzato Domus Aurea. La pièce - dove la scrittura originale di Bach è rivisitata da Giorgio Colombo Taccani nel segno del rispetto e della citazione, ma anche della libera invenzione - avviene sull’esecuzione live dell’Ensemble Sentieri Selvaggi. La serata si completa con Sarabande, un pezzo del 1990, sempre su musiche di Bach, firmato dal ceco Jirˇí Kylián, creatore di oltre cento opere rappresentate in tutto il mondo e fondatore del Nederlands Dans Theater III. Dotata di un’affascinante struttura circolare, Sarabandesi muove tra livelli musicali ed espressivi diversi, capacità che ne evidenza la straordinaria contemporaneità. Bach Projectpermette così ad Aterballetto di costruire, intorno a una data dimensione musicale, una visione intergenerazionale della creazione coreografica, capace di dare spazio a maestri riconosciuti e giovani talenti, con il valore aggiunto della musica dal vivo.

Info e prevendite: Biglietteria Teatro Alighieri - tel. 0544 249244 – www.teatroalighieri.org Prelazione rinnovi abbonamenti da sabato 20 ottobre a lunedì 3 dicembre

Nuovi abbonamenti dal 6 dicembre

Prevendite biglietti da giovedì 13 dicembre

Teatro di Tradizione

Dante Alighieri

Teatro Alighieri - Biblioteca Classense

LA MUSICA E IL POTERE. Uno stendardo sonoro sul palazzo del Principe

Cinque dialoghi a cura di Guido Barbieri

Si rinnova anche quest’anno lo speciale ciclo di conversazioni che accompagna - e in parte incrocia - le rotte della Stagione del Teatro Alighieri, proponendo un percorso tematico in grado di inserire le opere in programma nel contesto di una riflessione al contempo unitaria, organica e di grande respiro. A svelare, incontro dopo incontro, i segreti del rapporto fra La musica e il potere sarà Guido Barbieri, che ritorna al timone e invita il pubblico ad attraversare secoli di teatro musicale, visitare i luoghi che ne hanno fatto la storia, ripercorrere pagine indimenticabili. Tutti gli appuntamenti, sempre a ingresso libero e sempre il sabato mattina, sono ospitati dalla Biblioteca Classense, con la sola eccezione del dialogo che incontra la Trilogia d’Autunno sabato 24 novembre, alla Sala Corelli del Teatro Alighieri.

Con la presenza e la guida di Barbieri - musicologo, divulgatore, docente di Storia della Musica - e la prestigiosa cornice della Sala Muratori della Biblioteca Classense, uno dei luoghi attivamente protagonisti della vita culturale della città di Ravenna, si ripropone la combinazione che già l’anno scorso è stata salutata dall’ampia e costante partecipazione del pubblico.

Facendo propria la lezione di Michel Foucault, uno dei maggiori pensatori del Novecento, La musica e il potere si concentrerà sia sui rapporti fra compositori e le diverse forme di mecenatismo emerse nel tempo, sia sulle tracce di relazioni di potere, all’interno di determinati contesti storico-sociali, che affiorano nel teatro d’opera. Che si avventuri nelle corti occitane dei trobadours o rievochi il matrimonio fra Enrico IV e Maria de’ Medici, nella cui occasione fu eseguita la prima opera per musica della storia occidentale; che indaghi i conflitti su cui ruotano i ventisette drammi verdiani o esamini la critica feroce del capitalismo e delle sue ingiustizie nel teatro del Novecento, ogni appuntamento potrà contare su quell’eloquenza e quella grande competenza che hanno reso Guido Barbieri una delle voci storiche - e più amate - di Radio Tre.

  • Sabato 24 novembre ore 10.30 - Teatro Alighieri, Sala Arcangelo Corelli Ragion di stato e ragione d’amore.

Il conflitto tra individuo e potere nel teatro musicale di Giuseppe Verdi

  • Sabato 15 dicembre ore 10.30 - Biblioteca Classense, Sala Muratori

Il primo colpo di fucile nella lotta di liberazione del suono.

La musica si ribella contro l’oppressione del potere

  • Sabato 12 gennaio ore 10.30 - Biblioteca Classense, Sala Muratori Cantare con una sola voce.

La scrittura musicale come strumento di potere tra Medio Evo e Rinascimento

  • Sabato 2 febbraio ore 10.30 - Biblioteca Classense, Sala Muratori

Se vuol ballare signor contino.

La microfisica del potere nel teatro musicale di Mozart, Gounod e Giordano

  • Sabato 16 febbraio ore 10.30 - Biblioteca Classense, Sala Muratori La bandiera si ammaina sul palazzo del Principe.

L’antinomia tra potere e libertà nell’itinerario musicale di Franz Joseph Haydn e di Ludwig van Beethoven

Info. 0544 249244 - Ingresso libero


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