L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

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IL PRIMO STABAT

Commento di Raffaele Pe

Questo concerto colleziona molti primati.

Per la prima volta dopo mesi torniamo a fare musica per celebrare e commemorare uno dei luoghi più colpiti dalla pandemia in Italia, Brescia.

Da musicisti è la prima volta che ci è capitato: abitare per un tempo lungo un mondo senza musica. Ritrovata la normalità, la musica scelta non poteva che essere un inno, un pensiero musicale denso, che si rivolgesse al passato con rispetto e compassione, ma che fosse anche capace di guardare al futuro con la speranza di un orizzonte di civiltà, concordia, coesione.

Brescia ritrova oggi il suo inno, l’unica città al mondo a poter vantare la dedica di una musica tra le più emozionanti e commoventi del nostro glorioso passato artistico: lo Stabat Mater di Antonio Vivaldi (1678-1741) RV621 fu composto per i Padri della Pace di Brescia nel 1712.

Il prete rosso, poco più che trentenne, bresciano per parte di padre, destinò a questo convento una delle sue primissime composizioni sacre, e forse una delle più significative, in un anno di particolare fermento per la città.

Alle soglie della grande rinascita artistica e culturale di allora, l’episodio diventa il cannocchiale che io e l’ensemble abbiamo scelto per interpretare e comprendere il momento attuale.

La madre ferita che piange sotto la croce da cui pende il Figlio raccontata dal testo poetico di Jacopone da Todi (1236-1306) ben si presta a trasfigurare e sublimare il dolore della perdita di chi non è più e intendere nell’arte l’unica via per la rinascita. Vogliamo avvicinare questa musica senza precedenti per il suo ruolo non solo culturale, ma anche sociale e identitario per un intera comunità.

In ogni passaggio ci troviamo di fronte a un dittico: dalla notte al giorno, dall’oscurità alla luce, dalla Passione alla Risurrezione. A fianco allo Stabat il grande salmo vivaldiano Nisi Dominus RV608 del 1714 ci apre alla luce. L’esegesi musicale del Vivaldi per questo testo è lucidissima e dettagliata da fraseggi iridescenti.

Cosa significa rinascere secondo il salmo?

Ricevere la Grazia di avere un figlio.

I figli arrivano nella notte come pane di dolore che ogni giorno mangiamo, ma anche come segno chiaro del disegno divino sulla nostra vita che si replica. A che serve costruire e custodire se non lo fa Dio per noi? A che servono le nostre apprensioni se non siamo sicuri che la sua mano opera per noi tutti i giorni? A che serve svegliarsi presto, lavorare sodo e andare a dormire tardi al di fuori del piano di Dio per noi? I figli sono saette nella mano dei potenti per chi li accetta.

Sono il frutto dolce della giovinezza. E' sereno colui che ripone i propri desideri in loro. Non si confonderà quando dovrà parlare ai suoi nemici. Buon ascolto.


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