L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Il ritorno di Macbeth di Giuseppe Verdi

Sul podio Marco Armiliato, Luca Salsi nel ruolo del titolo

Dal 9 al 18 marzo al Politeama

Dopo 25 anni di assenza torna al Teatro di San Carlo Macbeth, uno dei più amati capolavori di Giuseppe Verdi, in calendario dal 9 al 18 marzo 2023 al Politeama.

Il melodramma verdiano, composto su libretto di Francesco Maria Piave e Andrea Maffei tratto dal dramma di William Shakespeare, sarà presentato in forma concertante e avrà la direzione di Marco Armiliato, impegnato a dirigere Orchestra e Coro del Lirico di Napoli e un cast prestigioso che annovera Luca Salsi nel ruolo del titolo, Alexander Vinogradov in quello di Banco.

Per indisposizione di Sondra Radvanovsky, la prima di giovedì 9 marzo vedrà impegnata nel ruolo di Lady Macbeth il soprano Daniela Schillaci.

Giulio Pelligra sarà Macduff, Francesco Castoro interpreterà il ruolo di Malcom e Luciano Leoni quello del Medico. Completano il cast Chiara Polese (Dama di Lady Macbeth), Giuseppe Todisco (Domestico di Macbeth), Takaki Kurihara (Sicario), Antonio Delisio (Araldo), Giacomo Mercaldo (Prima apparizione), Valeria Attianese (Seconda Apparizione), Maria Antonella Navarra (Terza Apparizione). Maestro del Coro è José Luis Basso.

Melodramma in quattro attisu libretto diFrancesco Maria Piave e Andrea Maffei, Macbeth è la prima opera di Giuseppe Verdi ispirata da un dramma di William Shakespeare. In essa il compositore esplora temi come la corruzione, la vendetta e il potere. Commissionata dall’impresario Alessandro Lanari, debuttò al Teatro della Pergola di Firenze il 14 marzo 1847, riscuotendo un grande successo di pubblico. Fin da subito si pensò allora a una ripresa per Parigi dove giunse però solo nel 1865 al Théâtre Lyrique, nella versione rimaneggiata che è rimasta quella definitiva.

Dal programma di sala di Macbeth

«Brutta, aspra, diabolica»…semplicemente Lady Macbeth

L’opera verdiana a Napoli

di Giorgio Gualerzi

È noto che non si può parlare dettagliatamente di Rossini e Donizetti senza contemporaneamente coinvolgere il San Carlo. La cosa vale anche nei confronti di Verdi: non solo, o non tanto, per avere il teatro napoletano tenuto a battesimo Alzira e Luisa Miller, quanto per avere offerto al Maestro - coinvolto nelle vicende sancarliane relative alla “prima” locale di Macbeth - l’opportunità di scrivere una celebre lettera a Salvadore Cammarano. In essa Verdi, alla luce del rapporto fra un personaggio e la voce ideale per interpretarlo, ne applica le coordinate a Lady Macbeth, ma in un modo talmente paradossale che, dopo un secolo e mezzo, questa lettera continua a fare notizia, magari, come spesso accade con Verdi, per essere travisata.

«Si è data alla Tadolini», scrive dunque il Maestro al suo valoroso librettista, qui in veste di possibile mediatore rispetto al San Carlo, «la parte di Lady Macbeth, ed io resto sorpreso come Ella abbia accondisceso [a] fare questa parte. Voi sapete quanta stima ho della Tadolini, ed Ella stessa lo sa; ma nell’interesse comune io credo necessario farvi alcune riflessioni. La Tadolini ha troppo grandi qualità per fare quella parte! Vi parrà questo un assurdo forse!!... La Tadolini ha una figura bella e buona, ed io vorrei Lady Macbeth brutta e cattiva. La Tadolini canta alla perfezione; ed io vorrei che Lady non cantasse. La Tadolini ha una voce stupenda, chiara, limpida, potente; ed io vorrei in Lady una voce aspra, soffocata, cupa. La voce della Tadolini ha dell’angelico; la voce di Lady», conclude così Verdi la sua filippica apparentemente anti-tadoliniana, «vorrei che avesse del diabolico».

In realtà Verdi approfitta della negata identità fra la Tadolini e Lady Macbeth per tracciare uno splendido ritratto della cantante, alla quale si mormorava fosse stato legato da una breve ma affettuosa amicizia in occasione dell’Alzira rappresentata tre anni prima al San Carlo protagonista appunto il soprano forlivese. D’altra parte troviamo un fedele riscontro al giudizio complessivo di Verdi nelle parole che Rodolfo Celletti ha dedicato all’illustre “primadonna”: «Inattaccabile sul piano vocale per la bellezza del timbro, la potenza, l’estensione, il virtuosismo, [la Tadolini] non aveva però quel “diavolo in corpo” che era allora uno dei tratti caratteristici delle interpreti verdiane. Alla bravura della cantante si perdonava comunque tutto».

È tanto vero questo che, nonostante il chiaro monito verdiano rivolto «all’Impresa, al M° Mercadante [...] alla Tadolini stessa», il San Carlo non se ne darà affatto per inteso, confermando la grande cantante non soltanto per la “prima” di Macbeth, ma anche per la ripresa della stagione successiva. Protagonista sarà dapprima Cesare Badiali, che per la verità guarda più a Donizetti che a Verdi, e poi, certamente con piena soddisfazione dell’autore, il “creatore” Felice Varesi. In entrambe le occasioni a completare il cast nelle altre parti principali di Macduff e Banco provvedono rispettivamente Antonio Agresti e Marco Arati: il primo è un tenore di seconda schiera, dall’Impresa giudicato sufficiente per una parte allora considerata poco importante, l’altro è il basso utilité del San Carlo, dove, già attivo dal 1841, resterà scritturato ancora per molte stagioni fino al 1885.

Trascorre poco più di un decennio prima che Macbeth ricompaia a Napoli. Tre riprese nel volgere di soli quattro anni (agosto e ottobre 1860, febbraio 1864) sono tuttavia sufficienti a esaurire il bilancio ottocentesco di quest’opera verdiana al San Carlo. Nel quartetto degl’interpreti, a parte l’immarcescibile Arati e tre tenori minori (vedi nota 5), si notano soprattutto i nomi di due protagonisti di spicco quali Giovanni Guicciardi (1860), già primo Conte di Luna a Roma nel 1853, e, soprattutto, il famoso (ma in evidente declino) Achille De Bassini, baritono decisamente “storico” per avere portato sulla scena per la prima volta quattro personaggi verdiani (il doge Foscari, Seid nel Corsaro, Miller, Melitone). Nulla di paragonabile sul versante femminile dove - fra nomi che non varcheranno gli angusti confini della cronaca, come Laura Ruggiero Antonioli, Giuseppina Borsi Deleurie (figlia della più famosa Teresa De Giuli Borsi) e Balbina Steffenoni - spicca soltanto, quale sostituta della Ruggiero Antonioli, la venticinquenne Isabella Galletti Gianoli, destinata a mietere non effimeri allori durante gli anni Settanta.

A questo punto il Macbeth diventa una rarità per il San Carlo, che si comporta nei suoi confronti in una maniera ancora più drastica della maggioranza degli altri grandi teatri italiani, arrivando buon ultimo a rimetterlo in scena. Ciò avviene infatti esattamente un secolo dopo l’ultima comparsa nel 1864, ossia l’8 maggio 1965, prendendo spunto dal centenario del battesimo parigino del “nuovo” Macbeth, che viene così fatto conoscere per la prima volta al pubblico sancarliano. Diretta da Franco Capuana, con la regia di Franco Enriquez, non sarà tuttavia un’edizione destinata a passare alla storia. C’era, è vero, un protagonista come il giovane Mario Sereni, che proprio con Macbeth si era guadagnato un certo prestigio, poi però destinato a dissolversi rapidamente. Invece poco o nulla, nell’ambito di quest’opera, dicono oggi nomi come Margherita Roberti, Giuseppe Campora, Nicola Zaccaria, che costituivano il resto del cast.

È nel gennaio 1978 che avviene il salto di qualità, determinato dalla presenza di Bruno Bartoletti sul podio e, sul palcoscenico, tanto di un allestimento firmato da Pier Luigi Pizzi con la regia di Alberto Fassini, quanto di un protagonista del calibro di Renato Bruson, che proprio al personaggio di Macbeth legherà una parte notevole del suo prestigio. Il grande baritono veneto - affiancato come nel 1978 dall’ottimo Banco di un autentico basso come il bravissimo Agostino Ferrin - ci riprova sei anni dopo, incontrando un esaltante Riccardo Muti che ha scelto Macbeth per il suo esordio operistico sancarliano in coincidenza con l’inaugurazione della stagione. A fronteggiare una bene assortita coppia maschile, opportunamente integrata dal Macduff di Veriano Luchetti, stanno ben tre soprani, nell’ordine Elizabeth Connell, Mara Zampieri e infine, a quel tempo la migliore di tutte, la bulgara Ghena Dimitrova. Perché, in fondo, si scrive Macbeth, ma, come Verdi già insegnava un secolo e mezzo fa, si pronuncia pur sempre Lady.

(Testo pubblicato nel 1998, Archivio Storico del Teatro di San Carlo,)

Teatro Politeama

giovedì 9 marzo 2023, ore 20:00

domenica 12 marzo 2023, ore 17:00

mercoledì 15 marzo 2023, ore 18:00

sabato 18 marzo 2023, ore 19:00

Giuseppe Verdi

MACBETH

Melodramma in quattro atti

Libretto di Francesco Maria Piave e Andrea Maffei

Direttore | Marco Armiliato


Interpreti

Macbeth | Luca Salsi

Banco | Alexander Vinogradov

Lady Macbeth | Daniela Schillaci /Sondra Radvanovsky

Dama di Lady Macbeth | Chiara Polese #

Macduff | Giulio Pelligra

Malcolm | Francesco Castoro

Il medico | Luciano Leoni

Domestico di Macbeth | Giuseppe Todisco

Sicario | Takaki  Kurihara #

Araldo | Antonio De Lisio 

Prima Apparizione | Giacomo Mercaldo

Seconda Apparizione | Valeria Attianese

Terza Apparizione | Maria Antonella Navarra

Artista del Coro

# allievo Accademia Teatro di San Carlo

Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo
Direttore del Coro | José Luis Basso

Produzione del Teatro di San Carlo

Esecuzione in forma di concerto


 

 

 
 
 

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.