L’Ape musicale

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OPERE

Otello è l’opera inaugurale del XXV Festival Verdi, in debutto al Teatro Regio di Parmavenerdì 26 settembre 2025, ore 20.00 (recite domenica 5 ottobre ore 15.30, sabato 11 ottobre ore 20.00, domenica 19 ottobre ore 20.00). Presentata in un nuovo allestimentorealizzato nei laboratori di scenografia e sartoria del Teatro Regio di Parma e firmata dal regista Federico Tiezzi, per la prima volta al Regio, l’opera è diretta nell’edizione critica a cura di Linda B. Fairtile, The University of Chicago Press e Casa Ricordi, da Roberto Abbado, al debutto nel titolo verdiano, sul podio della Filarmonica Arturo Toscanini e del Coro del Teatro Regio di Parma, preparato da Martino Faggiani. Il team creativo vede impegnati Margherita Palli alle scene, Giovanna Buzzi ai costumi, Gianni Pollini alle luci e Fabrizio Sinisi alla drammaturgia. In scena Fabio Sartori (Otello), Ariunbaatar Ganbaatar (Jago), Davide Tuscano (al debutto nel ruolo di Cassio), FrancescoPittari (Roderigo), EmanueleCordaro (Lodovico), AlessioVerna (Montano), MariangelaSicilia (Desdemona), NataliaGavrilan (al debutto nel ruolo di Emilia).

Otello segna il ritorno di Verdi al teatro di Shakespeare – scrive Giuseppe Martini – Dopo un’elaborazione di oltre sette anni, l’opera debuttò alla Scala di Milano il 5 febbraio 1887, con un successo trionfale. Il giovanissimo Toscanini, secondo violoncello, sedeva in orchestra. Nuovo titolo dopo ben sedici anni, se si escludono il rifacimento di Simon Boccanegra e la seconda versione di Don Carlo, l’opera scatenò una vera e propria corsa dei teatri per ottenere il permesso di allestirla, permesso che arrivò al Teatro Regio di Parma nel luglio dello stesso anno, solo cinque mesi dopo il debutto scaligero. Otello è il segno dell’allineamento delle idee operistiche verdiane alla cultura europea del dramma musicale: decorso sonoro plastico e scorrevole, melodie cangianti, musica che segue l’azione delineando le sottili psicologie dei personaggi. Verdi riuscì in questo modo a concretizzare di nuovo un confronto con Shakespeare, realizzato per la prima volta con Macbeth e fallito con il mancato approdo a Re Lear, grazie alla collaborazione con un letterato-musicista come Arrigo Boito e al paziente lavoro di Giulio Ricordi, che nel 1887 alla Scala con Otello mise a punto un’operazione aggiornata anche a livello di comunicazione, saldando ai tempi nuovi l’immagine del grande teatro romantico verdiano e restituendola nelle forme di un grande evento mediatico. E Otello, opera che sa essere magniloquente e intimista, ha risposto alle esigenze di un’epoca senza mai snaturarsi, anzi travestendo una materia musicale fatta di cose antiche in una forma che a tutti è apparsa subito indubbiamente moderna”.

Macbeth debutta al Teatro Giuseppe Verdi di Busseto sabato 27 settembre 2025, ore 20.00 (recite sabato 4 ottobre ore 20.00, giovedì 9 ottobre ore 20.00, venerdì 17 ottobre ore 17.00) in un nuovo allestimento firmato da Manuel Renga affermato regista di nuova generazione, al debutto nel titolo verdiano, con le scene e i costumi di Aurelio Colombo, le lucidi Emanuele Agliati, le coreografie di Paola Lattanzi. Francesco Lanzillotta sul podio dell’Orchestra Giovanile Italiana e del Coro del Teatro Regio di Parma, preparato daMartino Faggiani, dirige l’opera seguendo l’edizione critica a cura di David Lawton The University of Chicago Press e Casa Ricordi. Protagonisti Davide Luciano (al debutto nel ruolo di Macbeth e per la prima volta al Teatro Regio) / Andrea Borghini (Macbeth), Adolfo Corrado (al debutto nel ruolo di Banco, per la prima volta al Teatro Regio), Marily Santoro / Maria Cristina Bellantuono (entrambe al debutto nel ruolo di Lady Macbeth e per la prima volta al Teatro Regio), Melissa D'Ottavi* (La dama di Lady Macbeth, per la prima volta al Teatro Regio), Matteo Roma (Macduff), Francesco Congiu* (al debutto nel ruolo di Malcolm). (*già allievo dell’Accademia Verdiana).

«Una delle più grandi creazioni umane»: così Verdi, in una lettera del 1846, definiva l’omonima tragedia di Shakespeare da cui fu tratto il libretto di Francesco Maria Piave e Andrea Maffei. La lucida rappresentazione del potere come macchina che consuma e la capacità di addentrarsi negli abissi della psiche dei personaggi, tuttavia, portarono i contemporanei a definire il lavoro verdiano “un’opera senza amore”. Posizione, questa, che non fu ribaltata neanche all’indomani dell’esecuzione a Parigi, e solo nella seconda metà del Novecento l’opera viene riscoperta e consacrata al successo assoluto.

Falstaffdebutta al Teatro Regio di Parmavenerdì 3 ottobre 2025 ore 20.00 (recite domenica 12 ottobre ore 20.00, giovedì 16 ottobre ore 20.00). L’opera va in scena nell’allestimento firmato da Jacopo Spirei con le scene di Nikolaus Webern, i costumidi Silvia Aymonino, le lucidi Giuseppe Di Iorio.

Michele Spotti, per la prima volta al Teatro Regio e al debutto nel titolo verdiano, dirige l’opera nell’edizione critica a cura di Gabriele Dotto (The University of Chicago Press e Casa Ricordi) sul podio della Filarmonica Arturo Toscanini e del Coro del Teatro Regio di Parma, maestro del coroMartino Faggiani. Protagonisti in scena Misha Kiria (Sir John Falstaff), Roberta Mantegna (Mrs. Alice Ford), Alessandro Luongo (Ford), Giuliana Gianfaldoni (Nannetta), Teresa Iervolino (Mrs. Quickly), Dave Monaco (Fenton, per la prima volta al Regio), Caterina Piva (Mrs. Meg Page), Roberto Covatta (Bardolfo), Eugenio Di Lieto (al debutto nel ruolo di Pistola, per la prima volta al Regio), Gregory Bonfatti (Dott. Cajus).

“Vinta con Otello la battaglia nei confronti della modernità – scrive Giuseppe Martini – adeguando il proprio teatro alle esigenze del dramma musicale europeo, Verdi era ormai libero da ogni pressione: a quasi ottant’anni si poteva prendere perciò lo sfizio di lavorare a un’opera senza richieste e senza commissioni, per il puro gusto di farla. Persino Shakespeare non faceva più timore reverenziale, e Arrigo Boito ci confeziona sopra un libretto zampillante di ritmo e di sonorità cucendo gli episodi di Enrico IV e delle Allegri comari di Windsor intorno alla figura di Falstaff, gentiluomo dedito ai piaceri del cibo e alle velleità dell’amore, non altro cioè che uno degli aspetti dell’età dell’uomo. E la sorpresa del pubblico scaligero del 1893 nel trovarsi di fronte al primo esperimento verdiano di una commedia in musica dai tempi del non fortunato Un giorno di regno di oltre mezzo secolo prima è pari alla dirompente novità portata da un’opera che sprizza freschezza con una musica che a ogni passo si adegua alla situazione, con personaggi che si animano al flusso dell’azione, e con una risata che sa essere amara come un dramma serio”.


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