Incanti di Spagna
di Luigi Raso
Lisette Oropesa e il pianista Alessandro Praticò ottengono un meritato trionfo al Teatro di San Carlo.
NAPOLI, 9 gennaio 2025 - È la Spagna immaginifica dei compositori francesi la terra da cui parte il recital di Lisette Oropesa al Teatro San Carlo: una Spagna vivida, ma ingentilita, smussata, ammantata dalle essenze della coloristica sensibilità musicale d'Oltralpe. Indubbiamente un falso musicale, ma ricco di malia, suggestioni e richiamo. L’anima spagnola, coacervo prepotente di amor y muerte, di accecanti e anestetizzanti luminosità, la ascoltiamo, vediamo e percepiamo attraverso queste raffinate orchestrazioni, evocata da caleidoscopiche tavolozze timbriche.
Cubana-ispanica di origine, Lisette Oropesa, da interprete raffinata, ha gioco facile nel restituire, sin dalle due mélodies di Maurice Ravel in programma (Chanson Espagnole e Vocalise Étude en forme de Habanera) la mirabile coesistenza tra raffinatezza distillata francese e il perentorio e sensuale duende spagnolo. Il suo canto – e questa sarà una costante del recital – è un saggio di ben e bel cantare: il dominio dei fiati le consente lunghi e sinuosi legati, la voce “gira” fluida per la vasta sala del San Carlo essendo molto ben proiettata, la perfetta emissione le consente fraseggio e dinamiche fantasiose.
Con il Boléro de Les filles de Cadix di Leo Délibes il soprano sfodera una delle armi più acuminate suo arsenale vocale: i trilli, sgranati e incisivi, farciscono le gioiose volute melodiche.
Ombrosa e melanconica è la Chanson andalouse di Jules Massenet, arrangiamento della musica di un ballo da El Cid dello stesso Massenet,che Oropesa interpreta con aristocratica sprezzatura; la successiva Sevillana, A Séville, belles Señoras – proveniente da un’opera, Don César de Bazan, dello stesso Massenet – in contrapposizione con la sinuosa e danzante melodia della precedente chanson, è un tripudio di picchiettati, staccati, acuti, scale discendenti, colorature sempre ben calibrate ed eseguite con precisione e compostezza.
Brillante l’interpretazione del bolero di Oeuvre ton cœur dall’ode sinfonica Vasco de Gama di Georges Bizet; languida, melanconica e coinvolgente nella compita eleganza del dipanarsi del tratto melodico, invece, la successiva mélodie Adieux de l’hôtesse arabe, a giudizio di chi scrive, il momento più intenso della prima parte del recital.
Dalla Spagna francesizzata, si perviene, in apertura della seconda parte del concerto, alla romanza L’invito, seducente bolero tratto dalle Soirées musicales di Gioachino Rossini: qui Lisette Oropesa si lancia nella danza vocale con classe e calibrata accentuazione degli abbandoni lirici.
È sempre motivo di gioia leggere il nome di Saverio Mercadante, uno dei grandi operisti italiani dell’800 – di fatto schiacciato dalla fama e dall’imponenza artistica di Rossini, Donizetti e Bellini – nei programmi dei concerti; è un compositore le cui arie operistiche e le romanze da salotto riservano interessanti sorprese, per fortuna oggetto di recente ed encomiabile riscoperta. Il recital di stasera è una delle rare e ghiotte occasioni per ascoltare due tra le più belle liriche del compositore di Altamura, La stella e La primavera. Si apprezzano nell’interpretazione di Lisette Oropesa la cavata e l’afflato lirico, l’abbandono alla elegante cantabilità delle melodie di Mercadante, l’irrobustimento del peso specifico della sua vocalità, che in queste pagine anticipa, in un recital dalla coerente e ben ponderata scelta dei brani, quella appropriata alle quattro successive romanze da camera di Giuseppe Verdi, È la vita un mar d’affanni, Stornello, Chi i bei dì m’adduce ancora, Perduta ho la pace. La lettura di queste quattro pagine è un microcosmo di stati d’animo, di fraseggio ricercato, un esempio di versatilità. Qui Lisette Oropesa riesce a trovare la “tinta” più appropriata per ciascuna romanza, la giusta accentazione, la migliore prosodia per ogni parola.
Il programma si chiude, come a sottolineare la marcata connotazione spagnola del recital, con il pirotecnico (e insidiosissimo) bolero da Les vêpres Siciliennes, “Merci, jeunes amies”: Lisette Oropesa si districa eccellente tra le scintillanti e brillanti volute melodiche dell’ostica scrittura vocale verdiana.
È un successo caloroso e convinto quello tributato dal pubblico del San Carlo all’indirizzo del soprano cubano-statunitense, sin dai primi brani e via via crescente; ma c’è da lodare anche l’apporto di Alessandro Praticò, giovane pianista italiano, nell’accompagnamento di brani tanto eterogenei e figli di distinte culture musicali. Si è, infatti, dimostrato attento alle esigenze del canto e in sintonia con le intenzioni interpretative della Oropesa. In più, a lui sono affidati due brani pianistici, non indicati nel programma del recital, la vorticosa Sevilla dalla Suite española op. 47 di Isaac Albéniz e, dai Tre Sonetti del Petrarca, l’intenso Pace non trovo di Franz Liszt, composizioni che mettono in evidenza l’approccio immediato e spontaneo di Praticò.
Il successo è così caloroso che induce soprano e pianista a concedere ben quattro encore: si comincia con la celeberrima Danza di Gioachino Rossini, staccata con un tempo così vorticoso che mette in difficoltà la dizione della Oropesa; si ritorna alla Spagna, stavolta a quella genuina, non filtrata dall’oleografia francese, per la travolgente aria Carceleras dalla zarzuela Las Hijas del Zebedeo di Ruperto Chapí, recentemente incisa dalla Oropesa per un CD – Mis amores son las flores - Zarzuela Arias, EuroArts, 2024 –, affrontata con passionalità e contagiosa verve.
Segue un omaggio a Napoli, I’ te vurria vasà di Eduardo Di Capua: una interpretazione languida e crepuscolare, che si giova anche di una eccellente e appropriata pronuncia della lingua napoletana.
Infine, su richiesta di uno spettatore, non priva di un malcelato rammarico per la cancellazione, dovuta a motivi di salute, da parte della Oropesa della sua partecipazione in Traviata dello scorso luglio, viene eseguito “Amami, Alfredo”: su addiiiio Lisette Oropesa saluta simpaticamente il pubblico che le ha tributato un autentico trionfo personale.
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