L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Felix e Fanny 

di Roberta Pedrotti

Debutta al Teatro della Fortuna di Fano l'Orchestra Olimpia per un programma che, nella Giornata internazionale della donna, affianca i fratelli Mendelssohn, Felix e Fanny.

FANO, 8 marzo 2025 - Per far musica insieme, qualsiasi elemento comune, qualsiasi legame condiviso può essere un buon punto di partenza. Poi, una volta partiti, bisogna vedere che direzione si prende: di per sé un'orchestra femminile può essere un'ottima o una pessima idea, tutto dipende da come la si sviluppa, se calcando il piede della retorica rosa (e via a esibire seducenti abiti di scena o a raccontare quanto siamo meravigliose, forti, sensibili, eccezionali, e superlativi vari, come se identificarsi in un genere comporti automaticamente virtù eccelse e superpoteri) o se si propone un progetto con un peso e un significato. Da questo punto di vista, va senz'altro lodato l'impegno dell'Orchestra Olimpia a favore delle donne afgane e in generale della pratica musicale in paesi, come appunto l'Afghanistan, che l'hanno proibita. Oppure la promozione di spettacoli come quelli legati, a fine gennaio, al Giorno della Memoria. E, se entriamo anche nel mero fatto pratico, ci possono essere anche altre considerazioni da fare, che riguardano la prevalenza tradizionale di alcune categorie (di genere, ma non solo) in determinati ruoli; negli ultimi anni, in molti casi, sembra si tenda a un maggiore equilibrio e le occasioni per incentivarlo non devono essere demonizzate, come talvolta succede. Siamo tutti d'accordo sull'importanza sovrana del merito, ma dovremmo anche ricordare le parole di Don Milani “Non c'è ingiustizia più grande che fare parti uguali tra disuguali.”, vale a dire che per poter crescere bisogna impegnarsi a colmare le disparità di base.

Un esempio banalissimo, senza ricorrere alle situazioni drammatiche dei ragazzi salvati dal Sistema di Abreu, può riguardare la tradizionale associazione fra uno strumento e un genere. Intervistando il grande arpista Xavier de Maistre [Interviste, Xavier De Maistre] parlammo proprio della rarità di ragazzi nelle classi di arpa che il suo esempio stava iniziando a scardinare. Allo stesso modo, sono ancora piuttosto rare le contrabbassiste e forse l'idea di potersi cominciare a inserire in un ensemble dedicato alle musiciste può essere un incentivo. Ciò anche senza contare che questo tipo di organico ricorda una storia lunga e gloriosa anche per quel che riguarda la crescita culturale, l'emancipazione e il riconoscimento sociale di tante donne nella storia (oggi si fa un gran parlare e a volte straparlare delle allieve di Vivaldi a Venezia, ma non sono che un esempio). Da qui viene quasi naturale volgere l'attenzione nella scelta del repertorio alla voce delle compositrici. Non per manifesto statistico, ma per completezza di un quadro storico che va da Ildegarda di Bingen o Isabella Leonarda (appellata già nel Seicento “magistra musicae”, con buona pace di chi pretende di usare solo il maschile e deride il femminile come stramberia moderna) a Kaija Saariaho, Sofija Gubajdulina, Lisa Streich o Silvia Colasanti.

Proporre la musica di Fanny Mendelssohn significa proporre l'opera di una compositrice di qualità in senso assoluto e affiancarla a quella del fratello Felix significa restituire il quadro di un milieu culturale e creativo fra i più fecondi. Il programma ben assortito nella teoria lo è anche nella pratica, perché la serata risulta agile, ben equilibrata e fruibile. Il Concerto in re minore per violino, pianoforte e orchestra d'archi del quattordicenne Felix pone in primo piano le soliste Karolina Nowotczyńska (violino) e Stefania Argentieri (pianoforte), in un intreccio serrato fra cantabilità e virtuosismo che spicca mordente sulla classica compostezza del tessuto orchestrale. L'autonomia individuale in un contesto stilistico condiviso fra i due fratelli è evidente all'ascolto della trascrizione per orchestra d'archi del Quartetto in mi bemolle maggiore di Fanny. Il pezzo fu composto a ventinove anni, cinque dopo il matrimonio con il pittore Wilhelm Hensel, che a differenza del padre Abraham ne vedeva di buon occhio e incoraggiava la creatività. Sono anni molto produttivi anche per Felix, che nello stesso 1834 ha appena scritto la sinfonia Italiana, le ouverture Die Hebriden e Das Märchen von der schönen Melusine, varie opere per pianoforte e orchestra: Fanny è consigliera preziosa, confidente prodiga di utili osservazioni, mentre i suoi lavori restano confinati in esecuzioni private. Merita senz'altro di non rimanere nei salotti per pochi privilegiati una partitura come questo Quartetto, che non dimostra solo una solidissima dottrina assimilata con scioltezza e una consapevolezza della contemporaneità non ferma a modelli cristallizzati. La forma si dipana con arguta eleganza, specie quando inanella i movimenti con la chiusa sospesa dei primi due a sfociare nell'originalità intrigante della romanza del terzo e nella luminosa vitalità del rondò finale; lo sviluppo armonico è, nello schema generale, classico, ma l'articolazione interna scopre suggestioni inaspettate e rifugge ogni banalità.

Proprio il rondò del Quartetto di Fanny è il bis proposto al pubblico dalla direttrice Francesca Perrotta e dall'Orchestra Olimpia – una delle numerosissime realtà musicali che sembrano germogliare spontaneamente in terra marchigiana – ricordando come quella dell'8 marzo non sia una festa da inondare di mimose, ma una giornata in cui tutti possiamo riflettere e magari riscoprire anche il genio parallelo dei fratelli Mendelssohn.

leggi anche:

Interviste, Xavier De Maistre

Parma/Faenza, concerto De Maistre / Bonato, 20-22/01/2022

Jesi, concerto Lonquich/Form, 18/01/2025

Fano, concerto Bisatti/Alletto/Torcaso / OSR, 21/02/2025

Fano, concerto Giri/Santi/Lombardi/OSR, 09/02/2025

Fano, concerto Turriziani/Molinelli/Form, 29/01/2025

Editoriale, la Capitale della Cultura e l'8 marzo


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