Fantasia di fiati
L'Orchestra Sinfonica Rossini mette in evidenza le sue prime parti con un concerto che vede soliste Fabiola Santi all'ottavino ed Elena Giri al flauto, con la guida sempre sicura di Enrico Lombardi sul podio.
FANO, 9 febbraio 2025 - Ogni orchestra, dal più grande complesso internazionale alla più piccola realtà locale, dovrebbe valorizzare i propri componenti, vuoi con parti solistiche vuoi con attività cameristica. È gratificazione, stimolo, costruzione di una musicalità condivisa. Fa benissimo, dunque, l'Orchestra Sinfonica Rossini a programmare con una certa regolarità concerti che ne mettano in evidenza le prime parti; lo scorso anno, per esempio, avevamo avuto un Doppio di Brahms con la spalla Henry Durante e il primo violoncello Luca Bacelli, quest'anno è la volta di Elena Giri, flauto, e Fabiola Santi, ottavino.
Si tratta di due fra i migliori elementi dell'Orchestra con base a Pesaro e Fano, ma la scelta nella letteratura concertistica per i loro strumenti rischia per gravitare su una manciata di soliti noti, in primis Vivaldi e Mozart. Apprezziamo, quindi, la proposta in apertura dell'inconsueto Concertino per ottavino, archi e clavicembalo di Allan Stephenson (1949-2021), senz'altro una curiosità e, sebbene non troppo originale nel suo generico neoclassicismo, perfetta nel porsi al servizio della solista nel virtuosismo morbido e brillante del primo movimento, Allegro amabile, nel lirismo del secondo, Molto lento, e nell'esuberanza del terzo, Marcia:Allegretto. Santi offre poi come bis un'accattivante fantasia di temi napoletani, che ne conferma le qualità.
Parimenti, La fantaisie brillante sur l'opéra Carmen di François Borne (1840) è un'ottima occasione per Giri per esibire tecnica agguerrita e musicalità ricordando il centocinquantesimo della morte di Bizet (della prima del suo capolavoro) anche nel fuori programma, il Minuetto dalla seconda Suite dall'Arlesienne, in cui riascoltiamo il bel fraseggio legato del primo flauto dell'OSR.
Meritatamente applaudite (senza dimenticare Franca Moschini al cembalo), entrambe le soliste tornano ai leggii e si riuniscono ai colleghi per la Sinfonia in re maggiore di Juan Crisóstomo de Arriaga (1806-1826), altro pezzo di rarissimo ascolto e che meriterebbe uno spazio nei cartelloni. La brevissima vita del suo autore ci impedisce di contestualizzare la partitura e valutarne in prospettiva influenze e originalità, sebbene appaiano evidenti sia la solidità della scrittura sia la consapevolezza delle radici classiche viennesi e delle tendenze contemporanee. Con la punta del festival Il belcanto ritrovato, il lavoro su un repertorio desueto è il tratto distintivo più apprezzato nella sfaccettata attività dell'Orchestra Sinfonica Rossini, specie quando ci si affida a una bacchetta competente e scrupolosa come quella di Enrico Lombardi, garanzia di serietà e dedizione.
Valorizzando due delle sue migliori musicista, con un buon direttore e un programma coerente e inconsueto, la Sinfonica Rossini propone quest'anno un azzeccato preludio all'imminente Carnevale fanese.
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