IL PROGRAMMA
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Sabato 18 maggio 2019 ore 20.30
Santa Maria del Carmine
Coro e Orchestradel Teatro alla Scala
Direttore
ZUBIN MEHTA
Bruno Casoni, Maestro del Coro
Brenda Rae, soprano I
Genia Kühmeier , soprano II
Attilio Glaser, tenore
Wilhelm Schwinghammer, basso
Wolfgang Amadeus Mozart
Messa in do min. K 427
Il Festival si apre con uno dei vertici assoluti del repertorio affidato a uno dei grandi del podio, impegnato in queste settimane in un fitto calendario di concerti con i complessi Scaligeri. Nella sua lunga carriera mozartiana Zubin Mehta si confronta per la prima volta con la Messa in do minore (usualmente definita “Grosse Messe” nei paesi di lingua tedesca) alla Scala – per il Cortile dei Gentili, e a Pavia. Eseguita per la prima volta nella chiesa di San Pietro a Salisburgo nel 1783, la Messa nasce da un voto di Mozart per la salute di Constanze, che aveva sposato nel 1782 e che gli stava dando il primo figlio, che vivrà poche settimane. La prima esecuzione avviene in forma incompleta insieme ad altre pagine sacre, e la partitura viene rimaneggiata in seguito, con l’aggiunta tra l’altro di nuove parti per viole e tromboni. Prima grande pagina sacra scritta da Mozart in autonomia dai vincoli stilistici e liturgici imposti dall’Arcivescovo Colloredo, la Messa è un punto di riferimento imprescindibile per tutta la musica sacra a venire. Il Maestro, che si è recato a Berlino per consultare il manoscritto conservato alla Staatsbibliothek, dirige Orchestra e Coro del Teatro alla Scala insieme a un quartetto di solisti che include uno dei più ricercati soprani lirici dei nostri anni come Brenda Rae, una mozartiana di riferimento come Genia Kühmeier, l’emergente tenore Attilio Glaser e il basso Wilhelm Schwinghammer atteso questa estate a Bayreuth.
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Domenica 19 maggio 2019 ore 20.00
Almo Collegio Borromeo
Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala
Direttore
MAURIZIO SCHIAVO
Markus Werba, basso
Simonide Braconi, viola
Antonio Salieri: Sinfonia in Re "Veneziana"
Alessandro Rolla: concerto per viola e orchestra in Mi bemolle Maggiore BI 545
Alessandro Rolla: Tantum ergo, per basso, viola concertante e orchestra
Joseph Haydn: Sinfonia n. 45 in Fa diesis minore “degli Addii”
La figura del musicista pavese Alessandro Rolla è cruciale nella storia del Teatro alla Scala e nello sviluppo della vita musicale milanese fra Settecento e Ottocento. Rolla partecipò nel 1778 all’inaugurazione del Teatro e nel 1802 ne divenne “capo d’orchestra”. È con Rolla che l’orchestra scaligera diviene nel primo decennio dell’Ottocento la più celebre d’Italia, formata dai migliori musicisti della penisola. Nel 1804 Rolla rinnova la “tavola armonica” del Teatro alla Scala, spostando l’orchestra dal parterre al golfo. È lui ad accaparrare alla Scala alcune grandi prime di Rossini, dalla Pietra del paragone nel 1812, ad Aureliano in Palmira, Il Turco in Italia, La Gazza Ladra, Bianca e Falliero. Sempre grazie lui Donizetti debutta alla Scala con Chiara e Serafina. Insigne violista, ebbe un successo paragonabile a quello di Paganini (che fece debuttare alla Scala): secondo Stendhal la polizia di Milano gli vietò di prodursi su questo strumento, perché le donne non potevano ascoltarlo senza cadere in deliquio o essere colte da attacchi di nervi. Gusto dunque riascoltare le composizioni di Rolla a Pavia e con l’Orchestra dell’Accademia Scaligera, qui diretta da Maurizio Schiavo con due eccellenti solisti: la prima viola scaligera Simonide Braconi e il basso/baritono Markus Werba.
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Lunedì 20 maggio 2019 ore 20.30
Duomo di Pavia
Filarmonicadella Scala
Direttore
ZUBIN MEHTA
Anton BrucknerSinfonia n. 8 in do min. (vers. Novak 18909
“Tutta la musica di Bruckner è liturgica”, afferma il M° Mehta. La Sinfonia n° 8, la cui composizione dura dal 1885 al 1887 ma che viene radicalmente rivista nel 1890 e fu eseguita a Vienna nel 1892, è l’ultima opera compiuta dell’autore ed è pervasa di profonda spiritualità. Nell’ultimo movimento, spiega ancora il Maestro, la musica di Bruckner lascia addirittura spazio a dei corali, segno di profonda devozione ma anche del superamento delle forme sinfoniche tradizionali. Particolarmente commovente l’Adagio, secondo Mehta il più ampio e più bello scritto da Bruckner: un ritmo che ricorda l’inizio del duetto d’amore del Tristano introduce un tema di sublime semplicità cui se ne aggiunge un secondo, affidato a violoncelli e viole, che porta alle lacrime. Non meno impressionante il Finale, aperto da un galoppo barbarico in cui si è voluto leggere l’eco dell’incontro tra l’Imperatore e Lo zar (la Sinfonia è dedicata a Francesco Giuseppe I) e concluso da una fuga monumentale.
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Martedì 21 maggio 2019 ore 20.30
Teatro Fraschini
Ensemble vocale e strumentale
Il canto di Orfeo
Direttore
GIANLUCA CAPUANO
Nahuel di Pierro , Adamo
Julie Fuchs , Eva
Christophe Dumeaux, Caino
Nuria Rial, Angelo
Lea Desandre, Abel
Antonio Caldara
La morte d’Abel
Azione sacra in due parti
Libretto di Pietro Metastasio
Antonio Caldara, che dal 1716 fu 'Vizekapellmeister' (assistente alla direzione musicale) alla corte asburgica, fu tra i compositori più attivi del suo Secolo: la sua produzione comprende circa 80 opere liriche, più di 40 oratori e numerose opere sacre. La stessa reputazione di Vienna come una delle città musicali più importanti d'Europa è stata consolidata in misura significativa da Caldara.
La morte d'Abel, basata su un testo del celebre Pietro Metastasio e scritta per il castrato Farinelli, fu ascoltata per la prima volta nell'aprile del 1732 nella cappella di corte di Vienna. Il libretto segue il racconto biblico: il pastore Abele viene ucciso dal fratello, il contadino Caino, perché quest'ultimo si sente meno favorito agli occhi di Dio. Caino deve poi vivere con il pesante fardello della sua colpa, servendo da monito alle generazioni future. Il Festival di Pavia offre, nello splendido Teatro Fraschini progettato da Antonio Bibiena, la possibilità di ascoltare questo capolavoro nella versione diretta da Gianluca Capuano, oggi tra i più prestigiosi interpreti del Settecento italiano, alla testa dell’ensemble Il canto di Orfeo da lui fondato, e coprodotta con il Festival di Pentecoste 2019 di Salisburgo.
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Mercoledì 22 maggio 2019 ore 20.30
San Luca
Organista
LORENZO GHIELMI
Girolamo Frescobaldi: Toccata con il contrabbasso over Pedale
Canzon dopo l’Epistola
Due Gagliarde
Domenico Zipoli: All’ Elevazione
Bernardo Storace: Ballo della Battaglia
Bernardo Pasquini: Toccata con lo scherzo del cucco
Anonimo lombardo (XVIII secolo): Sonata (Andante, Allegro)
Georg Böhm: Praeludium, Fuga & Postludium in sol minore
Johann Sebastian Bach: Sonata in re minore BWV 964
Aria variata alla maniera italiana BWV 989
Strumentista e musicologo, Lorenzo Ghielmi è tra i più importanti organisti italiani. Il concerto ospitato dall’ampia navata dell’Oratorio cinquecentesco di San Luca presenta un ampio repertorio, da Frescobaldi a Bach, eseguito sull’organocostruito da Angelo Amati nel 1835.
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Giovedì 23 maggio 2019 ore 20.30
San Michele
Coro del Teatro alla Scala
Coro di Voci Bianche dell’Accademia Teatro alla Scala
Direttore
BRUNO CASONI
Marco De Gaspari, Maestro al Coro di Voci Bianche
Francis Poulenc
Litanies à La Vierge Noire per coro femminile e organo
Maurice Duruflé
Requiem op.9per soli, coro e coro di voci bianche, violoncello, timpani e organo
Marzia Castellini, mezzosoprano
Marco Granata, baritono
Simone Groppo, violoncello
Luciano Chailly
Missa Papae Pauli
versione per coro a 6 voci , campane e organo
Ulisse Trabacchin, organo
Gianni Massimo Arfacchia, percussioni e timpani
Il Coro del Teatro alla Scala diretto da Bruno Casoni torna nell’incantevole Basilica di san Michele Maggiore, capolavoro del romanico lombardo, con un programma che attraversa la spiritualità del 900 attraverso tre autori dai linguaggi differenti.
Litanies à la Vierge Noire è un brano composto da Francis Poulenc nel 1936 per coro femminile tripartito e organo dopo il pellegrinaggio alla Vergine di Rocamadour che segna il suo rientro nel grembo della Chiesa. Ne esiste anche una versione di un decennio successiva con accompagnamento per orchestra d’archi.
Completato nel 1947, il Requiem di Duruflé rielabora materiali tematici della Messa dei morti gregoriana ed è l’unica pagina dell’autore ad essere costantemente rimasta in repertorio.
La Missa Papae Pauli venne composta da Luciano Chailly nel 1964 in onore di Papa Montini, salito al soglio pontificio nel ’63. Questa composizione, a differenza delle altre di quel periodo, non sfrutta il linguaggio seriale della dodecafonia ma una scrittura più libera nel suo fluttuaretraatonalitàepolitonalità.Trattodistintivoèlasuaprofondaconcentrazionespirituale chesprigionaun’espressivitàsentita,maalcontempononesibitaenemmenocompiaciuta,percerti versidolorosa. La prima esecuzione assoluta si svolse nel 1964 al Foro italico con l’Orchestra della Rai di Roma diretta da Ferruccio Scaglia. Insieme alla prima partitura Luciano Chailly donò a Montini anche il nastro di registrazione Rai.
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Sabato 25 e domenica 26 maggio, ore 20.45
Duomo di Pavia
Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
Chor des Bayerischen Rundfunks
Direttore
RICCARDO MUTI
Stellario Fagone, Maestro del Coro
Benedetta Torre, soprano
Daniela Barcellona, mezzosoprano
Giovanni Sala, tenore
Gianluca Buratto, basso
Giovanni Paisiello
Missa defunctorum
requiem per soli, doppio coro e orchestra
Per la sua conclusione, il Festival torna sotto le volte del Duomo con la direzione di uno dei più grandi musicisti del nostro tempo. Riccardo Muti, che da sempre ha dedicato amorevoli energie alla riscoperta e promozione del grande repertorio del Settecento napoletano, dirige per due serate l’Orchestra giovanile Luigi Cherubini, da lui stesso fondata, e il Chor des Bayerischen Rundfunks nella grande Missa Defunctorum di Giovanni Paisiello. I cantanti sono i giovani Benedetta Torre e Giovanni Sala, entrambi provenienti dalla Riccardo Muti Opera Academy, insieme a una star riconosciuta come Daniela Barcellona e a Gianluca Buratto, già ascoltato al Festival ma anche nell’Attila inaugurale della stagione scaligera.
Eseguita nella Chiesa della Trinità Maggiore di Napoli nel 1799 in suffragio per Papa Pio VI scomparso pochi mesi prima prigioniero dei Francesi, la Missa Defunctorum è la rielaborazione di una Messa dedicata dieci anni prima a un ramo di casa Borbone decimato dal vaiolo. La forma diviene molto più ampia, con una Sinfonia iniziale e ben quattro Responsorii finali tra coro, solisti e orchestra. L’attacco improvviso e solenne dell’orchestra, spiega il Maestro, è chiaramente il movimento iniziale di una banda che accompagna una processione nei paesi dell’Italia del Sud (non dimentichiamo che Paisiello è tarantino). Una devozione popolare, un pianto tenero e immediato, che trova però traduzione in forme di estrema complessità, frutto della grande tradizione napoletana e della sapienza di un compositore che diverrà nel 1806 primo direttore del neonato Conservatorio di San Pietro a Majella.