L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Indice articoli

 Teatro da camera e di solitudine

 

Margherita Di Rauso

in

WEEK END

di

Annibale Ruccello

regia di

LUCA DE BEI

con Giulio Forges Davanzati e Gregorio Valenti

Scene Francesco Ghisu

Costumi Lucia Mariani

Direttore di scena e luci Marco Laudando

Aiuto regia Giuseppe Bisogno

Assistente alla regia Lucrezia Lanza

Assistente scenografo Valeria Mangiò

Realizzazione scene La Tecnica s.r.l. - Albano Laziale

Foto di scena Pietro Pesce

 

Week End, scritto nel 1983, è l’ultimo testo della trilogia (assieme a Notturno di donna con ospiti e Le cinque rose di Jennifer) che Annibale Ruccello definiva Teatro da Camera. È, come in altri suoitesti, ancora la storia di una solitudine, di uno spaesamento, di uno sradicamento culturale che si trasforma nel corso dellavicenda in un’alienazione che ha dunqueradici nel sociale oltre che nel privato. Damolti è considerato il testo più perfetto epiù profondo del drammaturgo campanoanche se, curiosamente, è una delle sueopere meno frequentate (se ne ricordasoprattutto e quasi esclusivamentel’edizione diretta da Ruccello stesso nell’86e interpretata da Barbara Valmorin e un’altra sempre con la Valmorin diretta da Daniele Segre nel ‘95).

Storia che vive di un affascinante miscuglio di quotidianità, di rimembranze, e di pulsioni inconsce, “Week End” ci racconta il fine settimana di Ida, un’insegnante quarantenne afflitta da un handicap fisico (una malformazione al piede che la fa zoppicare). La donna abita in una periferia romana ma è originaria di un piccolo paese del napoletano di cui si sente irrimediabilmente orfana. Il Sud da cui proviene però, sebbene in qualche modo agognato nel ricordo, è un Sud a sua volta infelice e mai riscattato, seppur di sapore antico, quasi mitologico. In queste due grigie giornate in cui è compreso l’arco narrativo del testo, Ida impartisce ripetizioni a un goffo studentello, accoglie in casa un giovane idraulico e vive, o crede di vivere, con entrambi gli uomini esperienze sessuali liberatorie ed estreme, con rito sacrificale finale. È una storia al tempo stesso di verità e di rappresentazione che riesce a raggiungere lo spettatore proprio in virtù delle emozioni che mette in gioco e della tecnica drammaturgica costantemente in bilico tra realtà e immaginazione.


 

 

 
 
 

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