L’Ape musicale

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WEEK END ▪ NOTA DI REGIA

Week End è un testo complesso, che affronta numerosi temi, ma che parla soprattutto di solitudine. La stessa disperata solitudine di altri testi di Ruccello, da "Notturno di donna con ospiti" a "Le cinque rose di Jennifer", fino ad "Anna Cappelli". E' una condizione esistenziale estrema, che porta la protagonista Ida, un'insegnante nubile di mezza età, a crearsi un mondo fatto di trasgressione, di sesso, e addirittura di violenza e morte. Ciò che mi ha subito colpito in questa pièce è il senso dell'irreale calato in una dimensione quotidiana, e che è una delle connotazioni più originali e sorprendenti della scrittura di questo autore che ci ha lasciato troppo presto ma che ci ha regalato una manciata di testi preziosissimi. Nell'affrontare la regia di Week End ho dovuto in qualche modo dipanare i fili di un tessuto drammaturgico a volte misterioso, quasi criptico, in costante bilico tra realtà e immaginazione. Fin dove arrivano i gesti reali di Ida? Dove nasce invece la sua immaginazione? E soprattutto: che ripercussioni hanno i suoi gesti sugli altri personaggi, il giovane studente che viene a prendere lezioni e il giovane idraulico chiamato per una ipotetica perdita dello scaldabagno? Per scoprire cosa si agita nella mente e nell'animo di Ida ho scelto di scandagliare il suo passato, scoprendo che un altro dei temi fondamentali del testo è quello dello sradicamento dalle proprie radici. Ida viene infatti da un piccolo paese campano, e si è trasferita nella Capitale inseguendo probabilmente un sogno, rimasto frustrato, di emancipazione e di soddisfazione personale. Da qui nasce anche l'idea scenografica, che inserisce Ida in un contesto suburbano spersonalizzante: un appartamento borghese e un po' soffocante al primo piano di un condominio e sovrastato dal cemento e dal traffico, che scorre incessante per tutto il tempo dell'azione scenica. In questo appartamento Ida si illude di poter ricreare la vita che il destino non le ha regalato e che Ida riempie di musica, sigarette, vestiti nuovi, pose da diva ma soprattutto la normalità che una zoppia (procuratasi da piccola con una caduta) le ha negato. Ed è proprio dal contrasto con il mondo sognato e quello reale che prende vita il dramma della protagonista, destinato a esplodere sul finale più per un cortocircuito interno che per un vero accadimento. Nel restituire le atmosfere di questo noir psicologico, ho utilizzato stili e sapori del giallo italiano e francese tradizionale senza timore di cadere nell'horror. Per le musiche ho seguito un'indicazione di Ruccello stesso che in una sua intervista rivelò come proprio dal noir francese aveva preso ispirazione per Week End e ho scelto musiche francesi degli anni 30 e 40, che ci parlano ancora una volta di come Ida voglia essere altro da ciò che è, e di come insegui pervicacemente i suo sogni. Sogni inseguiti al punto da preferire, forse, una vita da assassina piuttosto che quella di una professoressa inaridita e sola. Da molti anni avevo in mente di portare in scena Week End, ma aspettavo l'occasione e soprattutto l'attrice giusta per rivestire gli impegnativi panni di Ida. Quando mi sono imbattuto in Margherita Di Rauso ho capito che non poteva che essere lei: la sua forza, unita al talento e alla versatilità ne faceva un'ideale interprete Ruccelliana.

Luca De Bei


 

 

 
 
 

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