Due domande a Jacopo Spirei, regista dell'opera Gli equivoci nel sembiante di Alessandro Scarlatti
Con quale spirito torna a dirigere un'opera al Teatro Rossini di Lugo undici anni dopo la sua apprezzata regia dell'opera Bastiano e Bastiana di Mozart?
Gli equivoci nel sembiante di Alessandro Scarlatti è una specie di dramma giocoso ma soprattutto è un Così fan tutte senza le filosofie della coppia Despina-Alfonso: quindi siamo davanti a due coppie di amanti giovani senza guida, sperduti nel bosco dei sentimenti, dove iniziano a sperimentare l’amore, quasi fosse una commedia di Marivaux. Sperimentano quasi tutto lo spettro della sensibilità amorosa, dal forte slancio alla grande gelosia e attraverso un processo particolarmente doloroso crescono, maturano, fino a capire meglio se stessi e a capire chi è l’oggetto del proprio amore senza essere ingannate dalle apparenze.
Quale sarà la sua chiave interpretativa?
Mi concentrerò sullo scavo dei personaggi, in un contesto minimale, per portare in superficie tutte le contraddizioni delle due coppie. Abbiamo da un lato due amanti ingenui, ma sinceri e dall’altro due figure opposte: gelose, rabbiose, maligne e, come tutti i “cattivi”, molto divertenti. Tutti sono alla ricerca della felicità, della completezza, agognano ciò che non possono avere, finché capiranno alla fine che ciò che ognuno desidera è già davanti ai propri occhi.
È una bella favola e ancor di più, una bella metafora della nostra ricerca incessante di una felicità surrogata fatta di bisogni superflui e vacui.
Sarà un viaggio all’interno dell’essere umano ma anche un esperimento. È come se prendessimo due coppie di amanti moderni e le lasciassimo sole in una foresta sconosciuta. Sarà interessante vederne le reazioni: pare quasi una buona idea per un reality.
A cura dell'ufficio stampa