L’Ape musicale

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80° Maggio Musicale Fiorentino

UN AUGURIO DAL CUORE

Estratto dal volume “Il Maggio e Firenze” edito in occasione
dell’80° Maggio Musicale Fiorentino


Negli ultimi tempi, il numero 80 è ricorrente nella mia vita: ho compiuto ottant'anni; ho celebrato gli 80 anni di attività della Israel Philharmonic Orchestra e mi accingo a festeggiare l'80 edizione del Festival Fiorentino con l'Orchestra e il Coro del Maggio. Tel Aviv e Firenze, due tappe fondamentali del mio percorso artistico e umano.

Se ripenso alla mia lunga esperienza al Maggio - iniziata l'11 febbraio 1962 con un concerto nella Stagione Sinfonica, mentre il debutto al Festival risale al 32° Maggio Musicale del 1969 - mi tornano alla mente, innanzitutto, le migliaia di volti di colleghi, solisti, cantanti, registi, scenografi, professori d'orchestra, artisti del coro, tecnici e maestranze che in questi lunghi anni hanno collaborato con me in questa magnifica avventura fiorentina: a tutti loro va il mio ringraziamento più sincero.

La storia del Maggio è lunga e gloriosa e sono fiero di avervi contribuito con tutta la mia passione e con un impegno assoluto che hanno contribuito alla continua crescita artistica dell'orchestra e del coro, testimoniata dai successi riportati in tutto il mondo e nelle sedi internazionali più prestigiose, dal Festival di Salisburgo al Musikverein di Vienna.

Mi è impossibile ricordare qui tutti i “Maggi” a cui ho preso parte, con tanti meravigliosi spettacoli: mi soffermerò dunque su due edizioni particolari delle quali sono stato responsabile artistico. Innanzitutto il Maggio 1969, quello del debutto, già ricordato: in quella occasione ho diretto tre capolavori operistici, che ho riproposto anche in seguito, Aida di Verdi, Die Entführung aus dem Serail di Mozart e Fidelio di Beethoven, gli ultimi due con splendide regie di Giorgio Strehler, passate alla storia, e con cast vocali indimenticabili: mi basterà citare Virginia Zeani, che fu la mia prima Violetta a Firenze, per il mio debutto lirico nell'estate del 1964 e Shirley Verrett per Aida; Anneliese Rothenberger per il Ratto e Sena Jurinač e James King per Fidelio. Ed ancora una Messa da Requiem di Verdi con l'Orchestra e il Coro del Maggio e un concerto con la Israel Philharmonic, con un amico mai abbastanza compianto: Arthur Rubinstein, eccezionale solista nel Terzo Concerto di Beethoven per pianoforte e orchestra.

Oltre al mio impegno personale come direttore d'orchestra, riuscii a portare a quel Maggio quattro grandi amici: Daniel Barenboim e Jacqueline du Pré con la English Chamber Orchestra; Maurizio Pollini e Claudio Abbado, la cui morte mi ha profondamente addolorato, con la Israel Philharmonic.

Sono stato poi responsabile artistico del 49° Maggio Musicale Fiorentino del 1986, per il quale diressi due opere: Die Meistersinger von Nürnberg di Wagner e Tosca di Puccini. Ma come spettacolo inaugurale scelsi un lavoro contemporaneo: La vera storia di Luciano Berio, per l'occasione anche direttore d'orchestra, a conferma di una delle vocazioni culturali del Maggio, l'attenzione alla contemporaneità. Dei Maestri cantori, voglio sottolineare l'elegante regia di Michael Hampe e l'ottima prova del cast vocale, con Bernd Weikl, Hermann Prey, Lucia Popp e Robert Ilosfalvy nei ruoli protagonistici, mentre Tosca rappresentò un caso particolare: le indiscrezioni sulla regia di Jonathan Miller (su splendide scene e costumi di Stefanos Lazaridis), che intendeva ambientare la vicenda nelle atmosfere neorealistiche di Roma città aperta di Roberto Rossellini, avevano scatenato polemiche e sapevamo che, alla première, erano più che probabili i dissensi. Ma alla fine del primo atto, dopo il Te Deum, di grande impatto drammatico, il pubblico scoppiò in un interminabile applauso: per una volta i contestatori dovettero arrendersi alla forza di una regia splendida.

Oltre ai concerti da me diretti, con l'Ottava di Bruckner con l'Israel Philharmonic e gli imponenti Gurrelieder di Schönberg, al palazzo dello Sport, con l'Orchestra e il Coro del Maggio e Klaus Maria Brandauer come recitante, chiamai a Firenze una formidabile schiera di artisti, fra cui Krzysztof Penderecki (interprete di un concerto di sue musiche), Shlomo Mintz e Yehudi Menuhin (per le Sonate e partite per violino solo di Bach), Gidon Kremer e András Schiff, Vladimir Ashkenazy (direttore e pianista con l'English Chamber Orchestra), Kathleen Battle, Claudio Abbado e Viktoria Mullova con la London Symphony Orchestra, Henryk Szeryng, Salvatore Accardo e Bruno Canino, Pinchas Zukerman (impegnato, con Marc Neikrug al pianoforte, nell'integrale delle Sonate per violino e pianoforte di Beethoven), il Dance Theatre of Harlem e l'amico fraterno Ravi Shankar in un concerto di musiche classiche indiane, omaggio alla mia terra natale e a un formidabile artista. Ma la giornata forse più indimenticabile fu quella conclusiva, il 1 luglio: dopo avere, con il progetto Musica nella città, invaso di suoni tutta Firenze, ebbi l'onore di inaugurare le manifestazioni di Firenze Capitale Europea della Cultura 1986, eseguendo in Piazza della Signoria la Messa da Requiem di Verdi davanti ai Capi di Stato europei e a una folla immensa.

Ma non posso non ricordare, fra le tante occasioni che meriterebbero un cenno, almeno le due edizioni della Tetralogia wagneriana (la prima fra il 1979 e il 1981 con la rivoluzionaria regia di Luca Ronconi e scene e costumi di Pier Luigi Pizzi; la seconda con il fantasioso spettacolo de La Fura dels Baus fra il 2007 e il 2009); la trilogia Mozart-da Ponte con la regia di Jonathan Miller fra il 1990 e il 1992; Die Zauberflöte di Mozart con la poetica messa in scena di Julie Taymor al Maggio del 1993; Moses und Aron di Schönberg, una delle prove più smaglianti dei nostri complessi artistici, in forma di concerto al 57° Maggio Musicale 1994 e l'indimenticabile Turandot di Puccini, nel 1997, firmata da Zhang Yimou e poi riproposta l'anno successivo nella Città Proibita di Pechino, per la prima volta aperta ad uno spettacolo lirico.

Infine un cenno a questo 80° Maggio: dirigerò, per la terza volta a Firenze, Don Carlo di Verdi, un'opera che mi è particolarmente cara e che considero un capolavoro assoluto e tre concerti che spazieranno fra barocco e contemporaneità, con particolare attenzione a Schönberg e Bruckner.

E dunque, un benvenuto sincero a tutti gli artisti che parteciperanno a questo 80° Maggio Musicale e al Maggio un augurio dal cuore: per innumerevoli future edizioni del Festival, sempre all'altezza del prestigio e dell' eccellenza artistica che lo hanno finora contraddistinto.

Zubin Mehta


 

 

 
 
 

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