L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Piacere per pochi

di Luigi Raso

Il soprano Asmik Grigorian e il pianista Lukas Geniušas incantano il pubblico del San Carlo con un recita che avrebbe meritato ben altra partecipazione.

NAPOLI, 1° dicembre 2024 - "È un piacer serbato... a pochi” il recital al San Carlo di Asmik Grigorian, accompagnata dal pianoforte di Lukas Geniušas. Sala poco meno che (semi)vuota – o, (semi)piena, a seconda della personale predisposizione all’ottimismo – per uno dei più raffinati e interessanti appuntamenti della stagione dei concerti. Il programma indubbiamente era troppo poco pop, ma il richiamo del nome della star Asmik Grigorian, trionfatrice in questi giorni al San Carlo in Rusalka (leggi la recensione), avrebbe meritato ben altra considerazione da parte del pubblico napoletano. Ma chi c’era ha apprezzato molto l’interpretazione ammaliante e malinconica ddel soprano delle romanze, dal lirismo struggente e appassionato, di Sergej Rachmaninov.

Di queste pagine Asmik Grigorian, sin dall’iniziale Non cantare, bella fanciulla, op. 4 n. 4 (citeremo i titoli nella traduzione italiana, così come indicate in locandina e nel programma di sala), è per caratteristiche dello strumento, per pasta vocale e agguerrita musicalità interprete ideale. Con la sua voce, corposa, omogenea, proiettatissima, il suo timbro color ambra, il fraseggio analitico e frastagliato, la Grigorian indaga e svela tutte le sfumature emotive delle romanze del russo naturalizzato statunitense, accompagnando gli ascoltatori in un viaggio tra i mutevoli e crepuscolari paesaggi sonori e dell’anima racchiusi nelle concise composizioni.

Quasi assorta in un’altra dimensione, bellissima ed elegantissima nell’austero abito grigio che rimanda alla moda degli anni ’40, il soprano riesce a trasmettere al pubblico la concentrazione che la anima e la pervade: il suo canto è un caleidoscopio di inflessioni, di colori, un susseguirsi di crescendo sonori ed emotivi, di lunghi e sospesi legati, smorzature, di improvvise accensioni emotive: dalla sua interpretazione emergono plasticamente la nostalgia di Non cantare, bella fanciulla, op. 4 n. 4, lo struggimento di Tutto mi ha tolto op. 26 n. 2, i tentativi consolatori di Oh, non rattristarti, op. 14 n. 8, tra le vette più intense toccate da Asmik Grigorian in questa serata che è stata un impetuoso susseguirsi di emozioni. Impossibile non ricordare il raffinatissimo Crepuscolo, op. 21 n.3, laddove la Grigorian, grazie a una tecnica di emissione perfetta, dipinge un quadro di contemplazione del cielo crepuscolare che cede il passo alla sera incipiente: un capolavoro di tecnica vocale e d’intensità interpretativa.

Insieme alle tinte serotine invernali, a sensazioni struggenti, rievocative e consolatorie, nelle romanze scelte dalla Grigorian e da Geniušas convivono quelle dolci e materne che animano Bambino, sei bello come un fiore, op. 8 n. 2, il canto del risveglio della natura di Acque primaverili, op. 14 n. 11, un insinuante crescendo di emotività che culmina in un’esplosione gioiosa.

La natura che si fa specchio dell’anima è una delle tematiche ricorrenti nelle liriche di Rachmaninov: si pensi, tra i vari esempi, la serenità interiore che si sposa con quella del fiume scintillante di luce, nei campi ricoperti di fiori di Com’è bello qui, op. 21 n. 7.

Nel corso della serata a strabiliare è la versatilità di Asmik Grigorian di mutare colori ed espressività di romanza in romanza: è questo uno dei tanti pregi della sua personalità artistica: adattare i propri mezzi vocali all’espressività, finendo quasi per immedesimarsi, nel canto e nella postura, con il significato del testo letterario e musicale.

A contribuire alla carismatica e incandescente serata il pianoforte, raffinato, sempre ben calibrato nell’accompagnamento, creatore di cesellate atmosfere sonore, di Lukas Geniušas, in grande sintonia emotiva con il soprano.

Il programma riserva al pianista russo-lituano anche pagine solistiche: Hopak, una danza ucraina, dall’opera La fiera di Soročincy di Modest Musorgskij, il celeberrimo Volo del calabrone da La favola dello Zar Saltan di Nikolaj Rimskij-Korsakov e due dei 24 Preludi di Rachmaninov, i Preludiin sol diesis minore, op. 32 n. 12 e in re bemolle, op. 32 n. 13, pagine che confermano la raffinatezza del tocco, la rotondità del suono del pianismo di Geniušas, la sua capacità di adattarsi ai variegati piani sonori ed emotivi del recital.

Lo sparuto pubblico presente, attento, stregato dalla charodeika (“ammaliatrice” in russo; titolo di un’opera di Čajkovskij) decreta un trionfo, con applausi calorosissimi, richieste di bis che la Grigorian esaudisce riproponendo, quasi scusandosene in inglese, due romanze eseguite nel corso della serata.

Felici di essere stati presenti a una serata dall’altissimo valore musicale ed emozionante come poche, dispiaciuti e imbarazzati per la defezione del stragrande maggioranza del pubblico.

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