Tecnologie e ideologie
Che noia, che barba, che barba, che noia. Posso dirlo? Ci sono argomenti serissimi che si sciupano, si deturpano e si banalizzano cambiando sovente il vero obiettivo. Un esempio è la questione dell'Intelligenza Artificiale, di cui si temono derive fantascientifiche perdendo di vista questioni ben più concrete: gli strumenti dell'AI sono pesantemente energivori, ma quanti davvero parlano della sostenibilità? L'AI viene usata per creare una valanga di immagini “acchiappa like” e in tanti si chiedono a dove potrà arrivare la stupidità umana nel non riconoscere il falso o il potenziale del sistema a creare uno pseudovero. Forse sarebbe più opportuno ragionare su quanti scopi utili l'AI può avere (e, sì, ne ha, per esempio per compilazioni meccaniche, ricerche e confronti di dati, gestione di sistemi complessi) e sullo spirito critico necessario per discernere il valore di un contenuto, consapevoli delle sfumature fra reale, artefatto, arte, dello scopo neutrale, utile o insidioso. Occuparsi un po' più di arte e musica potrebbe essere utile per affinare questo discernimento; viceversa, appiattirsi in assoluti appiattisce anche il nostro rapporto con la musica e le arti.
E a proposito di assoluti, quanto sentiamo parlare di “politicamente corretto” come fosse il male assoluto o, viceversa, di crociate per cambiare il mondo. Le discriminazioni sono un problema serio, i cambiamenti della sensibilità nella coscienza di sé e nel rapporto con il prossimo un dato di fatto. Potrebbe essere interessante, invece, provare a dialogare, capire perché ci sono espressioni che oggi da qualcuno vengono ritenute offensive e da altri difese a spada tratta (non sia mai che non si trovi un punto d'incontro). Potremmo provare a pensare che il bene e il male, il torto e la ragione possono anche mescolarsi nell'esperienza diretta e metterci di fronte a ragionamenti complessi, che non fanno venir meno i paletti sui principi, ma aiutano a comprendere e risolvere i fenomeni. Fra la Sirenetta con la pelle scura e Otello pallido, possiamo pensare che l'incarnato è solo una caratterista esterna accidentale dell'essere umano, che ci può descrivere nell'aspetto ma non definire come persone e che in teatro può essere parte integrante del personaggio per qualche ragione drammaturgica ma anche un accessorio trascurabile. Basta che funzioni, alla fine.
La deriva più ridicola in tal senso è quella che taccia di innovazione per posizione ideologica “politicamente corretta” la pura e semplice grammatica italiana come l'ho studiata, senza prese di posizione politiche, alle elementari e come la trovo in pressoché tutta la letteratura. Ecco invece che usare certi sostantivi al femminile (concordanze perfettamente corrette e storicamente attestate, ma desuete perché era raro un tempo che le donne svolgessero alcuni lavori) è guardato con sospetto, come una strana idea sovversiva, e talvolta anche donne che stimo molto hanno riserve a usare espressioni come segretaria artistica, segretaria generale perché nel tempo abbiamo introiettato l'immagine della segretaria come di una fanciulla che smista le telefonate e fa le fotocopie, mentre il segretario è quello “dell'Onu”, “di Stato” e ha un ruolo di responsabilità.
Piccole divagazioni, ma non troppo perché per fortuna il mondo della musica è sempre più grande, sempre più vario. Già in un passato molto meno facile sotto questo punto di vista, nella musica, tutto sommato, ce la si passava meglio, vedi la figlia di un lacché africano (Vittoria Tesi) che nel Settecento diventa il contralto più acclamato del suo tempo, canta con Farinelli ed è sepolta con gli imperatori asburgici nella Cripta dei Cappuccini. Mi pare un bel punto di partenza per far vedere che non ci impantaniamo fra slogan sui social, ma guardiamo avanti, guardiamo oltre.
Buon 2025 a tutti!