Puccini, Strauss e l’anno beethoveniano
Riccardo Chailly
Direttore Musicale
Le linee artistiche che fanno da guida alla programmazione di questi anni disegnano un percorso sempre più approfondito nell’opera italiana, che è parte integrante del patrimonio artistico e culturale del nostro Paese e tratto identificativo dell’identità italiana nel mondo. Il Teatro alla Scala sente la responsabilità di allargare la conoscenza di questa straordinaria ricchezza portando alle scene opere poco eseguite ma anche aggiornando e approfondendo la percezione dei capolavori più celebri. In questa direzione si muove il ciclo pucciniano che dopo Turandot, La fanciulla del West, Madama Butterfly e Manon Lescaut torna in apertura di Stagione con Tosca con la regia di Davide Livermore. Puccini è per me tra gli autori di una vita e in anni di studio e di direzione ho avvertito sempre di più l’importanza di una rilettura che tenesse conto del dibattito musicologico, in linea con quanto già avvenuto per autori come Rossini o Verdi.
Culla di tanta parte del canone operistico italiano, la Scala ha tuttavia anche una tradizione di apertura internazionale che fa parte della sua storia e della sua identità. Se negli scorsi anni ho scelto di concentrarmi proprio sulla valorizzazione della tradizione italiana accostando a Puccini il giovane Verdi, Rossini, Donizetti e Giordano, nel 2020 ho voluto tornare anche al repertorio internazionale, che ha costituito tanta parte della mia vita artistica, dirigendo per la prima volta alla Scala un’opera di Richard Strauss, Salome, che sarà anche l’occasione di incontro con il regista Damiano Michieletto. Il percorso interpretativo su quest’autore, che negli ultimi anni ho diretto in concerto con la Filarmonica e con l’Orchestra del Festival di Lucerna, trova così una prosecuzione anche sulla scena.
Nel 250° anniversario della nascita di Ludwig van Beethoven insieme ai musicisti scaligeri abbiamo programmato un nuovo ciclo completo delle Sinfonie, autentica pietra angolare del pensiero musicale occidentale e confronto imprescindibile cui ogni orchestra deve periodicamente tornare. Per me, un modo per suggellare l’intesa cresciuta in questi anni con i musicisti scaligeri. Il programma coinvolgerà infatti Coro e Orchestra del Teatro, la Filarmonica della Scala e mi vedrà per la prima volta sul podio dell’Orchestra dell’Accademia, che in questi anni ha realizzato un importante percorso di crescita.
Sono particolarmente lieto inoltre di poter tornare alla testa dell’Orchestra del Festival di Lucerna in un concerto a favore della Croce Rossa il cui programma sarà interamente dedicato a Rachmaninov. Questa serata conferma la collaborazione e il programma di scambi che abbiamo avviato tra il Festival e il nostro Teatro.
Il mio lavoro quotidiano, nei progetti di cui porto la responsabilità musicale diretta come nell’attività di preparazione e organizzazione, si inserisce in una programmazione che si è fatta più ampia e variata, coinvolgendo direttori ospiti di grande prestigio internazionale e sviluppando le caratteristiche di flessibilità che costituiscono da sempre un tratto d’eccellenza dei complessi scaligeri.