L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Affetto e ammirazione

Il 17 novembre è venuto a mancare Azio Corghi, illustre compositore, musicologo e docente, all’età di 85 anni.

Formatosi nella natia Torino e a Milano, sin dagli esordi ha riscosso diversi successi e premi, dalla vittoria al concorso Ricordi-Rai del 1966 in poi ponendosi come riferimento per una generazione di autori e presto diventando maestro delle successive. Dagli anni ’80 e ’90 sono andate in scena in prima assoluta diverse opere commissionate dai maggiori teatri italiani: fra queste si ricordano almeno Gargantua (1984), Blimunda (1990), Divara (1993), Tat’jana (2000), Sen’ja (2002), Il Dissoluto assolto (2005), Giocasta (2008), soggetti attinti spesso dal teatro di Čechov e Saramago. Una delle sue ultime creazioni è Tra la carne e il cielo (2018) liberamente ispirata alla vita e all’opera da Pasolini.

All’attività creativa ha sempre affiancato l’insegnamento e la ricerca, insegnando a Parma, Torino, Milano, Roma (presso l’Accademia di Santa Cecilia, di cui era Accademico), Siena, Bologna, Verona (Accademia per l’Opera). Di Vivaldi e Rossini curò l’edizione critica di diverse opere, tra cui L’Italiana in Algeri.

Lo studio approfondito di prassi e stili dell’opera italiana nei secoli gli ha permesso la divulgazione e l’adattamento di diversi storici titoli per un pubblico più ampio, all’insegna di una rilettura sempre intimamente rispettosa dell’originale. In quest’ottica si è collocato il suo Nabucco per lo spettacolo Riraccontare Verdi, commissione di Fondazione Arena di Verona del 2007, presentato nella suggestiva cornice del Cortile Mercato Vecchio dalla voce di Vittorio Sermonti, con Emanuele Arciuli al pianoforte.

«Perdo uno stimato collega e un amico;– dichiara Cecilia Gasdia, Sovrintendente e Direttrice Artistica – a nome di Fondazione Arena ricordo con affetto e ammirazione l’opera e la persona di Azio Corghi. Molte volte abbiamo collaborato, dal palcoscenico agli esperimenti più recenti, come la cantata drammatica Fero Dolore, omaggio a Monteverdi, o la suite dai Péchés de vieillesse di Rossini, nostro comune amore. L’ho ritrovato con estremo piacere all’inizio del mio mandato presso l’Accademia per l’Opera di Verona come docente di composizione per tre nuovi lavori, battezzati al Teatro Ristori nel 2015. Mi piace ricordarlo anche in questa veste, ancora intento a cercare nuovi mezzi espressivi senza dimenticare la tradizione, per trasmettere la sua passione e missione alle nuove generazioni».


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