L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

L'umanità di Beethoven

di Vincenza Caserta

Beethoven supera le porte chiuse del Teatro Comunale di Treviso nel recital del pianista Massimiliano Ferrati, che esalta tutte le sfumature delle sonate Waldstein, Appassionata e dell'op. 111.

Streaming da Treviso, 6 dicembre 2020 - L'opera di Beethoven rappresenta più di ogni altra l’invito al pensiero collettivo, alla coralità, il richiamo più vivo alla voce interiore che non può tacere anche in un momento storicamente difficile come quello che ormai da mesi viviamo. Massimiliano Ferrati con il Concerto dedicato al titano di Bonn ha reso viva la materia sonora pensata da Beethoven dimostrando ancora una volta che il forte messaggio espresso dalla musica non si ferma, sfida i silenzi, annulla la solitudine. Il Teatro Comunale di Treviso risulta tutt’altro che spoglio nonostante non ci sia pubblico in sala: è riempito da idee sonore che arrivano senza filtri. Lo spettatore, seppur privato dell’emozione del concerto dal vivo, si ritrova completamente immerso nell’hic et nunc, in quell’attimo musicale unico ed irripetibile legato al fluire dei pensieri.

Le Sonate scelte sono emblematiche di un mondo ideale, paradigma di un viaggio che si manifesta da subito con quell’idea magica di epifania del suono che è legata all’incipit deciso della Sonata n. 21 Waldstein. Freschezza e gioia diventano il riassunto di un panorama fiabesco nell’interpretazione di Ferrati: l’essenza dell’essere e la pienezza sonora si specchiano nel brillante primo movimento mentre delle ombre fugaci e meditative fanno cantare l’io interiore di Beethoven nell’introduzione che precede il Rondò. La delicata poetica beethoveniana è tutta ripiegata in se stessa come se il viaggio che intraprenderà nell’ultimo movimento debba essere pensato e vissuto con la consapevolezza di una maturazione interiore. Già a partire dall’incantevole incipit della melodia del terzo tempo sembrano trovare risposta tutte le domande intrecciate. Ferrati con delicata sensibilità unisce questi aspetti alla pienezza sonora misurata e orchestrale mettendo la tecnica pianistica al completo servizio dell’espressività con piglio vigoroso che ammalia e convince. Non mancano i momenti di intenso pathos con cui i colori delle armonie minori riflettono l’immagine di un fantastico mondo ideale.

La Sonata Op 57 Appassionata, tra le più emblematiche di Beethoven per il suo fascino e per la parentela con la Quinta Sinfonia, diviene proprio in quel suo particolare elemento "del Destino che bussa alla porta" un suggestivo specchio della forza e fragilità dell’uomo. Già dal primo inciso si percepisce nell’interpretazione di Ferrati un’aura misteriosa che irrompe immediatamente in un turbinio prima di condurre al bellissimo tema fiero ed epico che Beethoven svilupperà con fantasia pur restando ancora nella forma classica. Sorprende e lascia con il fiato sospeso il filo narrativo di Ferrati nel dominare la materia sonora in tutto il primo movimento diventando ancora più efficace nello sviluppo e nel drammatico cambio di tonalità che porta direttamente al disegno in cui il tema del Destino si manifesta ancora più chiaro e tenebroso al tempo stesso. Il mistero gioca con gli elementi armonici in un cambio di atmosfere nella coda unendo controllo e creatività nella prospettiva dell'interprete. Il bello prende forma nel corale dell’Andante con moto e la Variazione diventa il pretesto per descrivere uno stato d’animo tra contemplazione e meditazione in cui ogni suono risulta essere intenso nella sua spontanea naturalezza. Il fluire dei pensieri trova ancora una volta le sue risposte nel nuovo piano narrativo che in poche misure trasporta l’ascoltatore in una nuova dimensione ontologica. Massimiliano Ferrati dà voce nel terzo tempo dell’Appassionata al Beethoven “terreno”, allo scultore deciso che scolpisce con fiera destrezza un panorama che stupisce. Tutto è avvolgente e calibrato al tempo stesso, i frammenti melodici diventano pura espressività e l’intensità sonora seppur di matrice pianistica richiama un’orchestra in cui blocchi sonori si alternano con forza descrittiva.

La Sonata Op. 111, opera immensa e singolare diventa nell’interpretazione de Maestro Ferrati il paradigma di un mondo interiore in cui l’artista ha scomposto la materia ed ha trovato l’essenza e la pienezza ontologica in qualcosa che va oltre la forma, è la conclusione di un fantastico mondo musicale animato da profonda padronanza espressiva in cui la voce del singolo dialoga con l'evocazione di una massa orchestrale cercando nuove suggestioni sonore. Il richiamo all’elemento fugato riporta all’essenza più pura della musica e successivamente trova nella forma della Variazione una sorta di via per narrare una storia come se vi fossero diversi punti di vista. L’attenta lettura della scrittura beethoveniana di Massimiliano Ferrati rende giustizia alle grandi innovazioni musicali che precedono di un secolo la storia della musica, rigore e creatività si uniscono nella chiarissima dizione delle ultime variazioni ed il suono luminoso nel maggiore ed immediatamente pallido nelle modulazioni al minore ci regala un Beethoven dalla squisita umanità.

Il messaggio musicale di speranza e positività è avvertito anche dal pubblico attraverso lo schermo perché nonostante le difficoltà l’essenza riesce a fare a meno della forma.

Vincenza Caserta


 

 

 
 
 

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