L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Per un nuovo mondo

di Roberta Pedrotti

Bologna abbraccia la direttrice ucraina Oksana Lyniv in un concerto che è una grande dimostrazione di solidarietà contro la guerra, con un valore musicale d'altissimo livello cui contribuisce la presenza di Alessandro Carbonare nel Concerto per clarinetto di Copland.

BOLOGNA, 26 febbraio 2022 - Non si poteva immaginare, sfogliando la stagione sinfonica del Comunale di Bologna solo pochi giorni fa, cosa sarebbe stato questo concerto. Un programma appetibile, certo, un filo conduttore americano sia autoctono (Barber, Copland) sia proveniente dall’Europa orientale (Dvorak), la presenza di un solista straordinario come Alessandro Carbonare, sul podio la direttrice musicale del teatro, Oksana Lyniv. Le premesse per una serata da non perdere c’erano tutte, ma, no, non si poteva immaginare che questa serata si sarebbe trasformata in altro.

Oksana Lyniv è ucraina, la sua famiglia si trova lì. Ma di fronte alla guerra non essere direttamente toccati non è un alibi per l’indifferenza. La sera prima diecimila persone si erano radunate in piazza Maggiore per la pace, ora si fa il bis con un concerto. Per la pace, perché la bandiera del paese aggredito sia emblema di solidarietà e non vessillo di eserciti contro eserciti. Perché non si veda più un uomo dover imbracciare un'arma contro un altro uomo (in una nume di commenti social).

Parla il sindaco Lepore, parla Lyniv, la fusciacca colorata che indossa sempre sul podio è blu e gialla, blu e gialle le luci in sala, i nastri al petto dell’orchestra, del sovrintendente, delle maschere, blu e gialla la bandiera spiegata e affissa al podio. Tutto il teatro applaude in piedi, abbraccia l’Ucraina, chiede la pace  Poi la bandiera è ripiegata al lato del palco, comincia il concerto. E anche concentrandoci sulla musica, passando nell’altra dimensione, osservando le due facce di questa serata, non le si potrà scindere, né sarà giusto. Si discuta finché si vuole: art pour l’art, art engagé... l’arte, comunque sia, nasce da e per esseri umani che vivono in un tempo e in una società, nessuna loro espressione può essere neutra, può rinunciare alla responsabilità della sua voce nella polis. È, dunque, politica nel senso più alto e ideale del termine.

Senz’altro è politica la scelta di aprire il programma con We are di Yuri Shevchenko, nel senso di riferimento contingente e omaggio alla nazione aggredita dal regime putiniano. La spalla Emanuele Benfenati intona l’assolo per violino in questa rielaborazione dell’inno ucraino, l’orchestra segue la direttrice con un trasporto commovente. Non si può non essere profondamente toccati e solidali.

La serata prosegue con la scaletta prestabilita. La politica non è più esplicita e contingente, ma connaturata all’atto stesso di fare musica. Certo, l’Adagio di Barber, compianto per eccellenza del XX secolo, assume stasera una dolcezza ispirata e fiera tutta particolare. Nondimeno, però, colpisce nel segno il Concerto per clarinetto e orchestra di Aaron Copland. Che Alessandro Carbonare sia un artista fenomenale non lo scopriamo certo ora, ma questa pagina dedicata a Benny Goodman ci fa gustare appieno la valentia tecnica e soprattutto il suo inverarsi in un cantabile trascendentale per purezza del legato e insieme concretezza dell’articolazione, finezza e incisività del colore o, ancora, in un virtuosismo di rara scioltezza e pregnanza musicale. Perfino nel pirotecnico bis, infatti, Carbonare non cessa di essere prima di tutto un musicista, uno che sa divertirsi con le note anche perché sa entrare in profondità. Il solo, in tutte le sue sfumature espressive, si confronta con la comunità dell’orchestra, in cui pure sezioni e singoli si fanno sentire, per una scrittura tanto complessa quanto eloquente come metafora dei rapporti umani. E, ancora una volta, con un controllo sensibile, Lyniv mostra la sua statura di interprete e la sua autorevolezza di concertatrice.

Dopo l’intervallo, è la volta della sinfonia Dal nuovo mondo di Dvorak. Pezzo splendido, seppur talvolta abusato e consunto. Lyniv ne offre una lettura di altissimo profilo, tornita nel dettaglio, senza una punta di retorica, tragica, perfino corrusca a tratti, talvolta disperata, ferita e dolente nel Largo, pur con una sincera dolcezza che sembra elevarsi in laica, universale preghiera. Con piglio sferzante e combattivo lo Scherzo ribadisce una voglia di vivere, una reazione determinata nella gioia, prima di lanciarsi in un Allegro con fuoco dominato nello sviluppo dinamico e agogico con il polso della grande artista e dell’autentica leader, che non si fa travolgere dalla situazione ma la plasma con lucida, appassionata consapevolezza. Se non fosse per qualche sbavatura nei corni non avremmo che parole di incondizionata ammirazione; poiché l’imprecisione occasionale è anche il marchio umano dell’arte, e di quella che si consuma nell’attimo dell’esibizione dal vivo ancor più, continueremo a ricordare questo Nuovo mondo come una delle migliori letture applaudite dal vivo.

Il pubblico sembra essere d’accordo. Il concerto è, senza se e senza ma, un trionfo, un grande abbraccio collettivo per la pace e per la musica, con un Manzoni inevitabilmente esaurito in ogni ordine di posti. Che sia davvero l'auspicio per un mondo nuovo.


 

 

 
 
 

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