L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Profumo di Brahms

di Luigi Raso

Fabio Luisi porta a compimento la sua integrale delle sinfonie di Brahms a Napoli: alla cantabilità dell'esordio si aggiungono fragranze ed energia

NAPOLO, 25 giugno 2022 - Al termine del secondo concerto diretto da Fabio Luisi al Teatro San Carlo e dedicato all’integrale delle sinfonie di Johannes Brahms siamo portati quasi a dolerci che il compositore di Amburgo ne abbia editate solo quattro: nel corso delle due serate (della prima vi abbiamo dato conto qui) abbiamo assistito a esecuzioni pregevoli e a interessanti approcci interpretativi di capolavori del repertorio sinfonico dall’ascolto sicuramente non raro. Peccato, quindi, che la Sinfonie di Brahms siano solo quattro!

Se le prime due ci sono apparse connotate da un diffuso senso di cantabilità, per la Terza e la Quarta al primo elemento caratterizzante aggiungiamo l’energia. E infatti l’Allegro con brio che apre la Sinfonia n. 3 in fa maggiore per orchestra, op. 90, composta nell’agosto del 1883 e tenuta a battesimo dai Wiener Philharmoniker nella Großer Musikvereinsaal l’anno seguente, è staccato da Luisi con impeto che si propaga all’intero movimento, al cui interno si innesta il tema sinuoso e ondeggiante. Sotto l’accurata, cesellata e raffinata concertazione di Luisi la melodia acquista una fragranza intensa, decisa (il ricorso a questa sinestesia è, nel caso di Fabio Luisi, appropriato, in quanto il direttore italiano è dei profumi esperto e fine creatore) che aleggia sull’intero sviluppo del movimento. La tensione drammatica si carica a poco a poco, pur ricevendo dal fraseggio che gli imprime Luisi talune oasi di decompressione: è il contrasto tra il lirismo dominante in molte battute e la forza drammatica conferita a gran parte degli sviluppi, perfettamente sostenuti dall’Orchestra del San Carlo, che sfodera un suono deciso, compatto e preciso in tutte le sezioni, a rendere sfaccettato il primo movimento.

Si respira nel meraviglioso idillio del secondo movimento - Andante, nella luminosa tonalità di do maggiore -, nel sottile dialogo tra legni e archi, un’aura di serenità dopo il turbinio drammatico del primo. A stupirci ancora una volta sono tre elementi: l’incisività che Fabio Luisi dà al fraseggio, il mondo in cui lo stesso, a mani nude, plasma, accarezza il flusso melodico e, infine, la capacità dell’orchestra di tradurre immediatamente in suoni, in colori e - si perdoni la ripetizione - in profumi i desiderata del concertatore. Uno su tutti: quello penetrante sprigionato dal crescendo dei violini nella sezione finale del movimento.

Ombroso è il meraviglioso Poco Allegretto del terzo movimento, staccato con tempo disteso, quasi sussurrato nell’incipit affidato ai violoncelli (davvero bello il loro suono!) sul quale si innestano i disegni degli archi e dei legni. Il primo corno di Riccardo Serrano intona con precisione, pulizia e suono caldo la ripresa del tema introduttivo, temibile banco di prova, per quanto è esposto il passaggio, di ogni cornista. È una ripresa che gronda nostalgia, consona a quell’atmosfera elegiaca creata da Luisi e resa ancor più profonda dal successivo struggente richiamo del tema principale operato dai violini.

La forza propulsiva intravista nell’Allegro con brio del primo movimento risulta accresciuta in potenza nell’Allegro finale: il gesto di Fabio Luisi emana una forza barbarica, s’impossessa dell’orchestra; le sonorità si fanno più ruvide, il suono degli ottoni sempre più netto. Il risultato: un finale al calor bianco, liberatorio di tutta quell’energia della quale l’intero edificio sinfonico di Brahms è stato progressivamente innervato. Un’interpretazione vivida, da ricordare, di questa Terza di Brahms.

Ha il profumo che emana la campagna al crepuscolo d’estate, per quanto è lieve e confortante, il celebre ed enigmatico attacco del primo movimento (Allegro non troppo) della Sinfonia n. 4 in mi minore per orchestra, op. 98, composta nell’estate del 1885 ed eseguita la prima volta nell’autunno dello stesso anno, opus summum degli sviluppi sinfonici di Brahms. Ed è proprio sui poderosi e meravigliosi sviluppi di cui è strutturata la sinfonia che Fabio Luisi punta a far centrare l’attenzione degli ascoltatori: essi vengono isolati, indagati, scolpiti, caricati della giusta tensione drammatica senza che di loro si perda il filo conduttore.

L’intero primo movimento, con le sue continue variazioni del tema iniziale, acquista drammaticità e mistero, grazie agli allargamenti agogici, ai rubati perfettamente piazzati, alle dinamiche incandescenti.

Atmosfera diversa nel successivo Andante moderato del secondo movimento, laddove a dominare è l’iniziale bucolica serenità. La gemma è lo struggente secondo tema introdotto dal canto dei violoncelli (ancora una volta: che bello il loro suono stasera!) al quale fanno da contrappunto le volute dei violini: l’intreccio si fa via via più intenso, la melodia si scurisce di struggente malinconia. Archi incisivi e dal suono penetrante, ricco di chiaroscuri fanno di questa sezione uno dei momenti di maggiore intensità e bellezza dell’intero ciclo sinfonico, nel quale la gestualità di Fabio Luisi - è il caso di dirlo - s’immerge a pieni mani; ed è in momenti musicali come questi, così ben preparati e concertati, che si comprende quanta poesia possa esservi in una pausa.

L’Allegro giocoso del terzo movimento, è di una temperie emotiva diametralmente opposta a quella del precedente movimento: la direzione si abbandona all’andamento baldanzoso e scintillante del movimento, prima di attaccare, con impercettibile cesura e a tensione emotiva costante, la ciaccona dell’Allegro energico e appassionato del finale della sinfonia. Qui Luisi imprime, optando per un’agogica serrata, un impeto brutale. Le sonorità degli ottoni si fanno sempre più corrusche; il crescendo è rapido e bruciante, il suono degli archi poderoso, quello del triangolo scintillante, quello dei timpani più marcato.

La monumentalità della Quarta sinfonia viene tradotta in potenza, in una coltre sonora vigorosa; la mirabile articolazione degli sviluppi procede parallela con il fraseggiare sbalzato.

Tanti applausi salutano questo secondo concerto, richiamando sul palco più volte Fabio Luisi, acclamato calorosamente dai Professori d’orchestra. Purtroppo registriamo che anche stasera, così come è avvenuto in occasione dell’esecuzione delle prime due sinfonie di Brahms, non c’è stata quella risposta di pubblico che l’evento avrebbe a pieno titolo meritato. Chi c’era ne ha goduto, e molto.

Grazie, Maestro Luisi! La attendiamo al San Carlo con la prossima stagione sinfonica.


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