L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Belcanto a più voci

di Roberta Pedrotti

Al Lauro Rossi il Macerata Opera Festival dedica una serata di arie e duetti d'opera alla memoria di Sesto Bruscantini

MACERATA 16 agosto 2023 - Ripropongo anche qui un confronto che mi capita talvolta di suggerire: prendete una stessa aria cantata da un celebre artista e poi da alcuni suoi allievi dello stesso registro e repertorio. Prendete, per esempio, una scena di Fra Melitone con Sesto Bruscantini e poi la stessa con i tre baritoni più celebri che lo abbiano avuto come maestro: Alfonso Antoniozzi, Roberto De Candia e Bruno De Simone (in rigoroso ordine alfabetico). Se, com'è il caso del sommo marchigiano, si tratta di un vero Maestro, allora troveremo esiti diversi, diversissime personalità, nessuna imitazione, semmai comuni tratti nell'approccio alla parola cantata.

Per quanto non fosse tipo da amare e ricercare pubblici onori, davvero non si smetterebbe mai di celebrare quell'autentico genio del teatro musicale nato a Civitanova nel 1919 e lì spentosi solo (o addirittura) vent'anni fa. Il Macerata Opera Festiva decide di farlo accogliendo un'iniziativa della Wundercammer Orchestra, che abbina un incontro pomeridiano agli Antichi forni (luogo deputato per presentazioni, conferenze, aperitivi culturali) con un concerto serale al Lauro Rossi.

Del primo non posso dir null'altro che l'elenco degli interventi, essendo coinvolta in prima persona: Stefano Gottin, Bruno De Simone, Marco Beghelli, Andrea Foresi, Alessandra Rossi, Roberta Pedrotti e Gianni Tangucci.

Del secondo, meritano qualche parola soprattutto alcune giovani voci coinvolte. In un programma che spazia fra Mozart e Donizetti, Cimarosa, Rossini e Offenbach, è chiaro che De Simone (impegnato nei duetti Isabella Taddeo e Norina Don Pasquale, in arie da Le astuzie femminili, Le nozze di Figaro e La Cenerentola) si senta perfettamente a proprio agio. È in forma, conosce a menadito il repertorio, è padrone del palcoscenico, anche quando nel bis si trasforma in un inaspettato Rigoletto. Per contro, al tenore Federico Vita si riconosce l'onore delle armi per esser stato catapultato in scena all'ultimo momento per sostituire un collega indisposto. Come dice il saggio Leone Magiera nel suo ultimo libro, Cantanti all'opera, non bisogna temere troppo i debutti in concerto aspettando chissà quale maturità: mettersi alla prova serve a rendersi conto dei propri limiti, imparare a gestirli e a gestire emozione e rapporto con il pubblico.

A catalizzare curiosità e interesse sono allora le voci nuove ma già previste nel programma, il soprano Marilena Ruta e il mezzosoprano Aleksandra Meteleva. La prima ci aveva già suscitato una buona impressione a Parma nel Matrimonio segreto. Ora la sentiamo nella sortita di Fiorilla dal Turco in Italia, nel duetto da Don Pasquale, nella Barcarolle dei Contes d'Hoffmann e, come bis, nel quartetto di Rigoletto: si conferma l'emissione ben sostenuta, omogenea, duttile nelle esigenze di fraseggio e coloratura. La voce, poi, si sposa assai bene con quella di Meteleva, che si destreggia con spirito in Rossini ma è quando la tessitura sale – come nella scrittura Falcon della Favorite, ahinoi ancora nella perniciosa traduzione italiana: lo perdoniamo giusto perché era la stessa che cantò Bruscantini – che dà il meglio di sé, liberando gli armonici di una vocalità suadente e ben impostata quanto chiara nell'articolazione.

Al pianoforte troviamo Lorenzo Bavaj, storico collaboratore di José Carreras.

Il pubblico del Lauro Rossi applaude con vivo calore e riesce a concentrarsi nonostante dalla piazza attigua giunga prepotente l'eco di una festa danzante estiva. Possibile non accordarsi per evitare disturbi reciproci? Il problema, purtroppo, sembra essere più diffuso e per quanto il Macerata Opera Festival segni lusinghieri consensi al botteghino, la città intorno sembra sempre più spenta e disconnessa dallo Sferisterio. Difficile trovare un posto aperto per cenare dopo gli spettacoli, per esempio, e sono troppi gli esercizi chiusi o prossimi alla chiusura, fra cui perfino lo storico Pozzo, un tempo rifugio sicuro per le nottate post operistiche. L'amministrazione comunale e la direzione del Festival dovrebbero concertare una seria riflessione in merito, magari rivedendo un calendario più compatto (arrivare a Macerata da fuori non è facilissimo e sarebbe meglio poter radunare più spettacoli in un unico viaggio come si faceva un tempo) e il coinvolgimento della città.


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