L’Ape musicale

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L’altro Otello torna alla Scala dopo 145 anni

Un cast stellare formato da Gregory Kunde, Olga Peretyatko (appena premiata con l’Abbiati) e Juan Diego Flórez riporta alla Scala il capolavoro di Rossini. Dirige Muhai Tang, lo spettacolo è firmato da Jürgen Flimm a partire da scenografie disegnate da Anselm Kiefer

Il nostro approfondimento: Otello, tragedia rossiniana

Va in scena al Teatro alla Scala dal 4 al 24 luglio Otello di Gioachino Rossini, la cui ultima esecuzione nella sala del Piermarini risale al settembre del 1870. La nuova produzione scaligera schiera nei ruoli principali Gregory Kunde (Otello), Olga Peretyatko (Desdemona), Juan Diego Flórez (Rodrigo) ed Edgardo Rocha (Jago); lo spettacolo di Jürgen Flimm si sviluppa a partire da un’idea scenografica di Anselm Kiefer, l’orchestra è diretta da Muhai Tang.

Jürgen Flimm è una figura maggiore del teatro d’opera di prosa europeo: i suoi lavori, realizzati a fianco di grandi musicisti tra cui ricorre la figura di Nikolaus Harnoncourt, sono stati rappresentati alle Opere di Vienna e Berlino, al Metropolitan e al Covent Garden. Per il Festival di Salisburgo ha firmato una nuova produzione del Ring di Wagner nel 2000, e gli spettatori scaligeri ricordano il suo Wozzeck che dopo aver debuttato nel 1997 con Sinopoli ed essere tornato con Conlon e Gatti, chiuderà la stagione 2014/2015 con la direzione di Ingo Metzmacher.

Flimm firma anche le scenografie, realizzate a partire dai bozzetti di uno dei più significativi artisti viventi, Anselm Kiefer, noto ai milanesi anche per la sua spettacolare installazione permanente I sette palazzi celesti all’Hangar Bicocca. Kiefer si è avvicinato al mondo della musica con alcune tele ispirate a Richard Wagner negli anni ‘70 per poi dedicarsi a diversi progetti scenografici tra cui la memorabile Elektra di Strauss realizzata al San Carlo di Napoli nel 2003 con la regia di Klaus Michael Gruber e la prima assoluta di Am Anfang di Jörg Widmann all’Opéra di Parigi nel 2009.

Sul podio Muhai Tang: nato e diplomato a Shanghai ma perfezionatosi a Monaco, Tang viene invitato per la prima volta a dirigere i Berliner Philharmoniker da Karajan nel 1984 e ricopre posizioni stabili alla Gulbenkian di Lisbona, alla Filarmonica delle Fiandre, alla Finnish Opera e alla Zürcher Kammerorchester. Tra i suoi impegni recenti ricordiamo proprio Otello di Rossini all’Opera di Zurigo nella messa in scena di Moshe Leiser e Patrice Caurier con Cecilia Bartoli, da cui è stato tratto un dvd Decca (2014).

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foto Matthias Bauer

Il cast

Costruito sulle possibilità di tre dei maggiori cantanti dell’epoca di Rossini, Otello presenta la distribuzione vocale consueta al Rossini degli anni napoletani, in cui una figura femminile centrale è attorniata da due o più ruoli tenorili di spiccato virtuosismo. Desdemona alla Scala è Olga Peretyatko, fresca vincitrice del Premio Abbiati della Critica Italiana e interprete rossiniana autorevole. Nata a San Pietroburgo, la Peretyatko si è affermata all’Opera di Amburgo e al Festival rossiniano di Pesaro prima di calcare i maggiori palcoscenici internazionali, da Salisburgo alla Scala, dove è stata protagonista l’anno scorso de “Una sposa per lo zar” di Rimskij-Korsakov diretta da Daniel Barenboim. È in uscita per Sony il suo nuovo cd interamente dedicato a Rossini.

Gregory Kunde, affermatosi tra i più validi tenori rossiniani già negli anni ’90 interpretando numerosissimi titoli tra cui anche Otello, ha successivamente ampliato il suo repertorio fino a imporsi come autorevole Otello di Verdi. Oggi ritorna alla lettura belcantistica della tragedia shakespeariana dopo essere stato un applauditissimo Enée ne Les Troyens di Berlioz diretto da Antonio Pappano l’anno scorso alla Scala (dove ha cantato anche in Stabat Mater, Don Giovanni, Don Pasquale e Armide con Riccardo Muti, La sonnambula con Maurizio Benini).

Rossini e il suo librettista affidano un ruolo di primissimo piano a Rodrigo, la cui aria “Che ascolto ohimè che dici” è uno dei momenti più attesi dell’opera. Soprattutto se a cantarlo è un grande rossiniano come Juan Diego Flórez: al Piermarini ha debuttato il 7 dicembre 1996 come Chevalier Danois in Armide di Gluck diretta da Riccardo Muti, tornando subito dopo come Fenton in Falstaff, sempre con Muti, e quindi ne Il cappello di paglia di Firenze di Rota, Il barbiere di Siviglia (con Riccardo Chailly nel ’99), Nina o sia la pazza per amore di Paisiello (sempre 1999, con Riccardo Muti), La sonnambula (2001, accanto a Nathalie Dessay), L’italiana in Algeri (2003), La Cenerentola (2005), La fille du régiment (2007), La donna del lago (2011 con Roberto Abbado), Le Comte Ory (2014).

Il terzo tenore del cast, nella parte di Jago, è il giovane uruguayano Edgardo Rocha, che ha mosso i primi passi in Italia al Festival della Valle d’Itria, al Maggio Fiorentino e all’Opera di Roma prima di debuttare all’Opernahus di Zurigo, alla Staatsoper di Vienna, agli Champs-Elysées a Parigi e ora alla Scala. Elmiro, padre di Desdemona, è il basso parmigiano Roberto Tagliavini, che alla Scala è già stato Lord Sidney ne Il viaggio a Reims, il Re in Aida e Ferrando ne Il trovatore, mentre la confidente Emilia ha la voce di Annalisa Stroppa.

L’opera

Otello, su libretto di Francesco Berio di Salsa, presentato per la prima volta al Teatro del Fondo il 18 gennaio 1817, è la seconda opera napoletana di Rossini, facendo seguito a Elisabetta, regina d’Inghilterra che fu commissionata al pesarese da Domenico Barbaja per il Teatro di San Carlo. Il cast della prima comprendeva il grande soprano Isabella Colbran (che Rossini avrebbe sposato nel 1822 e sulle cui caratteristiche vocali gli studiosi si esercitano da decenni) e nelle parti maschili i due leggendari tenori che dominavano le scene in quegli anni: il bergamasco Andrea Nozzari, baritenore dal timbro brunito per cui Rossini scrisse 9 ruoli da protagonista (Leicester nell’Elisabetta, Otello, Rinaldo in Armida, Osiride nel Mosé, Agorante in Ricciardo e Zoraide, Pirro in Ermione, Rodrigo ne La donna del lago, Paolo Erisso nel Maometto e Antenore in Zelmira), e il napoletano Giovanni David, sulle cui qualità vocali sono ritagliate anche le parti di Ricciardo in Ricciardo e Zoraide, Oreste in Ermione, Uberto ne La donna del lago e Ilo in Zelmira. La Colbran fu ispiratrice e prima interprete delle eroine femminili di tutte le opere sopra citate. Tra il 1815 e il 1822 Rossini scrive dunque per una compagnia ricorrente, in cui accanto alla protagonista femminile svettano due voci di tenore fortemente caratterizzate, e per un’orchestra di grandi possibilità come quella di Napoli.

A Napoli Rossini attraversa una fase di maggiore libertà nella scelta delle fonti e degli argomenti, che al mondo classico e antico accostano ora paesaggi nordici e nuove sensibilità romantiche accogliendo tra i testi ispiratori Shakespeare (appunto Otello, che accoglie anche alcuni versi di Dante) ma anche Walter Scott (La donna del lago). È tuttavia la struttura stessa dell’opera a giovarsi delle nuove possibilità offerte da Napoli: la concatenazione di numeri che compone il finale di Otello costituisce una scena unica di notevole complessità: ritroveremo la stessa forma nel grande finale di Ermione. Nel contempo la scrittura orchestrale si fa più ricca, fino ad accogliere echi beethoveniani (lo si era già visto nella scena del carcere dell’Elisabetta).

Tante novità erano destinate a sorprendere e a colpire letterati e musicisti. Stendhal ebbe reazioni contrastanti, rimproverando compositore e librettista di non aver saputo mostrare abbastanza l’amore tra Otello e Desdemona, in modo da giustificare la successiva esplosione della gelosia, ma addossando in ultima analisi la responsabilità sul poeta: “Nell’Otello, – scrive nella Vita di Rossini – elettrizzati dai canti meravigliosi, trasportati dalla bellezza incomparabile del soggetto, rifacciamo noi stessi il libretto”. Un libretto che a noi pare certo debole dal punto di vista letterario, ma almeno lineare dal punto di vista drammaturgico.

Anche Schubert interviene su Otello scrivendo all’amico Anselm Hüttenbrenner, compositore e pianista: “Non puoi negargli un genio straordinario: l’orchestrazione è spesso estremamente originale e anche le parti vocali, a parte le solite galoppate italiane e alcune reminiscenze di Tancredi”. Più tardi, ormai soppiantato sulle scene dall’omologo verdiano, l’Otello di Rossini diviene una bandiera di posizioni antiromantiche di stampo nicciano (ma già Schopenhauer scriveva: “quando si è abituati a sentire Rossini qualunque altra musica diventa pesante”) e neoclassicista, comunque accomunate da una visione semplicistica del pesarese, ridotto ai termini di un razionalismo cinico, settecentista e magari volterriano (proprio lui, notoriamente devotissimo). “Rossini – scrive Alberto Savinio nella sua Scatola Sonora – di cui mai il fiato dell’anima appanna la gelida tersità”; mentre il fratello, Giorgio de Chirico, lo proponeva come antidoto ai turgori del corrispettivo verdiano. Occorrerà la “Rossini Renaissance” degli anni ‘70 e ‘80 (ma la prima incisione discografica risale al 1960, con Virginia Zeani) per collocare Otello nel contesto specifico degli anni napoletani e nel percorso complessivo del compositore, e restituire all’ascoltatore la complessità e singolarità di un’opera straordinaria.


Il nostro approfondimento: Otello, tragedia rossiniana

Stagione d’Opera e Balletto 2014~2015

4, 7, 10, 14, 17, 20, 24 luglio 2015

OTELLO

ossia Il moro di Venezia

Dramma per musica in tre atti

di GIOACHINO ROSSINI

Libretto di Francesco Berio di Salsa

Prima rappresentazione: Napoli, Teatro del Fondo, 4 dicembre 1816

Prima rappresentazione al Teatro alla Scala: 3 settembre 1823

Edizione critica della Fondazione Rossini di Pesaro in collaborazione con Casa Ricordi, Milano

a cura di M. Collins

Nuova produzione

In coproduzione con la Staatsoper di Berlino

Direttore MUHAI TANG

Regia JÜRGEN FLIMM

Scene JÜRGEN FLIMM da un’idea di ANSELM KIEFER

Costumi URSULA KUDRNA

Luci SEBASTIAN ALPHONS

Personaggi e interpreti

Otello Gregory Kunde

Desdemona Olga Peretyatko

Rodrigo Juan Diego Flórez

Jago Edgardo Rocha

Elmiro Roberto Tagliavini

Emilia Annalisa Stroppa

Il Doge Nicola Pamio

Il gondoliere/ Lucio Sehoon Moon (accademia del Teatro alla Scala)

Coro e Orchestra del Teatro alla Scala

Maestro del Coro BRUNO CASONI

 

Date:

sabato 4 luglio 2015 ore 20 ~ prima rappresentazione

martedì 7 luglio 2015 ore 20 ~ turno A

venerdì 10 luglio 2015 ore 20 ~ turno E

martedì 14 luglio 2015 ore 20 ~ turno C

venerdì 17 luglio 2015 ore 20 ~ turno D

lunedì 20 luglio 2015 ore 20 ~ turno B

venerdì 24 luglio 2015 ore 20 ~ ScalAperta

Prezzi: da 230,00 a 14,00 euro

Prezzi recita ScalAperta: da 115,00 a 7,00 euro

Infotel: 02 72 00 37 44

www.teatroallascala.org

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foto Matthias Bauer


Il nostro approfondimento: Otello, tragedia rossiniana

L’opera in breve

Emilio Sala

Sarà per l’ascendente shakespeariano, sarà per l’impatto straordinario che il terzo Atto di quest’opera ebbe a livello internazionale, ma l’Otello di Rossini è stata una delle opere serie più vitali del maestro pesarese e una delle prime a essere recuperate all’interno di quella “Rossini Renaissance” la cui portata epocale, nel panorama operistico degli ultimi decenni, non sarà mai abbastanza sottolineata. Naturalmente il riferimento a Shakespeare va inteso a doppio taglio. È arcinoto infatti che quando Byron vide Otello nel febbraio 1818 a Venezia condannò l’opera per lesa maestà shakespeariana: come si erano permessi, Rossini e il suo librettista, di trasformare in billet-doux il fatidico fazzoletto dell’originale? Oggi sappiamo fin troppo bene che il rifiuto estetico di opere come l’Otello di Rossini (o il Macbeth di Verdi) per scarsa fedeltà al sacro modello shakespeariano è un habitus ricettivo alquanto discutibile e appartenente al passato (fortunatamente). Anche quando istituiscono rapporti forti con la loro fonte letteraria, non è certo in base al principio di fedeltà che le opere “derivate” devono essere giudicate. L’Othello di Orson Welles è un bellissimo film anche se (e forse perché) si distacca non poco dal suo prototipo originario. Di fatto la sostituzione del “foglio” al fazzoletto rinvia alla vera fonte primaria utilizzata dal marchese Francesco Berio di Salsa per approntare il suo libretto: Othello ou le More de Venise, tragedia in 5 atti di Jean-François Ducis (1792), che in appendice riporta anche un “dénouement heureux qu’on peut substituer au dénouement funeste”. Questo dato ci obbliga a una piccola digressione. Quando l’Otello di Rossini venne rappresentato a Napoli nel 1816 si concluse con il “dénouement funeste”: l’assassinio di Desdemona e il suicidio del Moro. Ma esiste una ripresa dell’opera di qualche anno dopo (Roma, Teatro Argentina, carnevale 1820) in cui Rossini introdusse il “dénouement heureux”, secondo una prassi abbastanza diffusa all’epoca (vedi il “doppio finale” del Tancredi, per esempio). Dobbiamo considerare questa variante come una prova ulteriore dello spirito “classico” (cioè antiromantico) del compositore “della Restaura zione” che – secondo un ben noto stereotipo critico – si disinteressa bella mente delle ragioni del dramma? In realtà quella dell’Otello è una drammaturgia progressiva; e non solo per quanto riguarda il terzo Atto. Basti pensare alla cabaletta del duetto tra Otello e Jago del secondo Atto (“L’ira d’avverso fato”). Si tratta di un caso che per essere assai famoso non è per questo meno significativo. Orbene, se ascoltate bene la mossa iniziale di questo brano vi accorgerete subito che l’idea del “Sì, vendetta, tremenda vendetta” del Rigoletto di Verdi viene da lì. Indubitabilmente. E trentacinque anni prima. Ma non basta. Tornando al terzo Atto, che cosa c’è di più romantico del celebre momento in cui “sentesi da lungi il gondoliero che scioglie all’aura un dolce canto”? In questa Barca rola a essere intonato è il testo dantesco di Paolo e Francesca: “Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria”. L’effetto di struggente nostalgia che ne deriva è tanto più rimarchevole quanto più si porta a coscienza il fatto che, come ha notato Marco Grondona, in questo brano Rossini ha fatto riemergere, a mo’ di reminiscenza, su un tremolo d’atmosfera, le prime battute della Marcia funebre dell’Eroica beethoveniana. Ciò che va anche messo in evidenza è che l’adozione dei versi danteschi, come sap piamo da una preziosa testimonianza che il compositore rilasciò a Ignaz Moscheles, fu una precisa volontà dello stesso Rossini: “È a Dante che io devo molto; ho più appreso musica leggendo Dante che in tutte le mie lezioni ve re e proprie di musica. Ho assolutamente voluto introdurre versi di Dante nel mio Otello – sapete, i versi del gondoliere. Il mio librettista ha avuto un bel dirmi che i gondolieri non cantavano mai Dante, tutt’al più Tasso. Gli risposi che ero più informato di lui, perché io avevo abitato a Venezia e lui no – mi occorreva Dante”. Che Rossini si sia mostrato così intransigente in questo frangente non è solo significativo dell’importanza da lui attribuita a questo “punto di scena”, ma anche del mutato rapporto di forza tra librettista e compositore, mutamento che pur essendo già in atto avrà compimento definitivo in età verdiana. Dunque anche Rossini si apre (eccome) alle nuove istanze della drammatur gia musicale dell’età romantica, ma è difficile negare il lato convenzionale del suo genio (genio e regolatezza). In fondo questa apparente contraddizio ne tra convenzionalismo e drammaticità è un nostro – falso – problema, ere di come siamo dello schema oppositivo tra “opera” e “dramma” che per fin troppo tempo ha alimentato lo stereotipo del Rossini antiromantico e antidrammatico di cui si diceva più sopra. Se prendiamo uno dei numeri della partitura più convenzionali, ossia il Finale del primo Atto, possiamo cogliervi tra l’altro un momento di rara efficacia drammatica, che sarebbe stato “fotografato” non a caso da uno dei pittori più rappresentativi del romanticismo francese: Eugène Delacroix. Si tratta del momento in cui Elmiro maledice la figlia su un “melodrammatico” accordo di settima diminuita, cui segue il tableau del concertato di stupore (“Incerta l’anima”). Delacroix si ispirò a questo momento rossiniano per dipingere il suo famoso quadro Desdemona maledetta dal padre. Ed è inutile sottolineare, credo, la centralità della male dizione paterna nel melodramma romantico. Quella del Finale è una costruzione convenzionale, certo, ma quello che conta è l’uso drammatico che Rossini nefa. A prenderla dal punto di vista puramente formale (anatomico), ci troviamo di fronte alla solita struttura chiusa: un Finale in do con il concertato di stupore in la bemolle (come nel Barbiere di Siviglia o nella Semiramide). Ma bisognerebbe andare oltre il dato anatomico-morfologico per far emergere e cercare di ca(r)pire la drammaturgia (o la fisiologia) dell’impianto costruttivo. Si vedrà allora che Rossini – e soprattutto il Rossini napoletano – concepisce le sue opere anche sub specie dramatis.

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foto Matthias Bauer


Il nostro approfondimento: Otello, tragedia rossiniana

Il soggetto

Emilio Sala

Atto primo

La sala del Senato Il Popolo festante accoglie il prode Otello, un generale africano al soldo della Serenissima, che torna a Venezia dopo aver sconfitto la flotta dei Turchi a Ci pro. Il Doge lo dichiara cittadino veneziano, il popolo esulta, mentre Jago e Rodrigo masticano amaro: entrambi odiano il Moro e dichiarano a parte il loro desiderio di vendicarsi. La cittadinanza veneziana consentirebbe infatti a Otello di aspirare alla mano di Desdemona, la figlia di Elmiro, della quale Rodrigo è innamorato. Jago rassicura quest’ultimo e gli mostra un foglio misterioso che a suo dire potrà perdere il Moro. I due si rinfrancano all’idea della vendetta.

Stanza nel palazzo di Elmiro Desdemona compare con la sua confidente Emilia, con aria triste e preoccupata: suo padre nutre avversione verso il Moro, da lei amato, e vuole darla in sposa a Rodrigo. Ma c’è di più. Una lettera e una ciocca di capelli che Desdemona stava per inviare a Otello sono finite nelle mani di Elmiro, che ha creduto fossero destinate a Rodrigo. Desdemona ha assecondato l’errore del padre, onde evitare di contrariarlo e di rivelargli il nome del vero destinatario. Invano Emilia cerca di consolare l’amica. Entra il “perfido Jago”, che rive la di avere un tempo messo gli occhi su Desdemona, la quale gli ha preferito “un vile africano”: ma di ciò saprà ben presto vendicarsi utilizzando il foglio con la ciocca di capelli di cui è entrato in possesso. Entrano anche Rodrigo e Elmiro: quest’ultimo vuole affrettare le nozze della figlia con il primo e promette a Desdemona un premio che a lei “grato sarà”.

Pubblica sala magnificamente adorna Il Coro nuziale ci introduce nella affollata sala della cerimonia. Elmiro intima alla figlia di giurare “eterna fede” a Rodrigo. Desdemona gli risponde con fermezza, ma appare esitante verso il padre. Entra in questo momento Otello, che vede l’amata al fianco del rivale. Il Moro interviene per dichiarare solennemente di avere già ricevuto lui l’eterno giuramento di Desdemona. Di fronte a questa fatale rivelazione, Elmiro arriva a maledire la figlia tra lo sgomento di tutti. Otello e Rodrigo si fronteggiano inferociti. Lo scompiglio è generale.

Atto secondo

Stanza di Elmiro Rodrigo cerca di convincere Desdemona ad assecondare il volere paterno, ma quando si sente rispondere da lei che è già sposa di Otello, va su tutte le furie. Desdemona vuole recarsi dall’amato per avvertirlo del pericolo e chiede a Emilia di aiutarla.

Giardino nella casa di Otello Il Moro si trova “nella massima costernazione” per ciò che è appena accaduto. Entra Jago, che circuisce Otello suscitando in lui il furore della gelosia: quando gli mostra il foglio con le parole che Otello crede rivolte a Rodrigo, la collera del Moro si trasforma in desiderio di vendetta. Jago esce trionfante. Giunge Rodrigo che chiede a Otello di rinunciare a Desdemona. I due finiscono per sfidarsi a duello, ed è a questo punto che entra Desdemona trafelata e angosciata: invano cerca di dividerli e al culmine dell’affanno perde i sensi. Arriva Emilia che la soccorre. Entra anche il Coro dal quale veniamo a sapere che Otello è ancora vivo. Desdemona si rassicura un poco, ma irrompe Elmiro che rinfaccia alla figlia il proprio “tradito onore”, scagliandosi violentemente contro di lei.

Atto terzo

Una stanza da letto Desdemona è immersa nel più profondo dolore. È notte e si sta avvicinando un temporale. Si sente da lontano il canto lamentoso di un gondoliere. Poi è Desdemona che intona la mesta Canzone del salice e congeda Emilia con un “bacio estremo”. Rimasta sola, la povera fanciulla rivolge al cielo la sua preghiera e si mette a letto. Entra Otello di soppiatto con un pugnale in mano. Giunto di fronte a Desdemona che dorme, il Moro vacilla ma il suo furore riesplode ben presto: Desdemona mormora nel sonno alcune parole d’amore che Otello pensa siano rivolte a Rodrigo. Un tuono risveglia Desdemona. Il concitato confronto fra i due culmina nell’assassinio: Otello colpisce col pugnale Desdemona. Si sente bussare. Arriva Lucio, che nell’elenco dei personaggi è definito “confidente di Otello”, annunciando la morte di Jago: costui ha confessato in punto di morte tutte le sue colpe. Arrivano anche il Doge, Elmiro, Rodrigo e il Coro: tutti sono disposti a perdonare Otello e ad accondiscendere alle nozze tra quest’ultimo e Desdemona. Per tutta risposta Otello si pugnala di fronte al cadavere dell’amata.

Dal programma di sala Otello ossia Il moro di Venezia 4 luglio 2015

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foto Matthias Bauer


Muhai Tang

Figlio di un celebre regista cinematografico cinese, ha studiato composizione e direzione d’orchestra al Conservatorio di Shanghai e si è perfezionato con Her mann Michael a Monaco di Baviera. Si dedica con grande impegno a favorire la crescita artistica di orchestre emergenti o di recente formazione, e a promuovere la musica cinese; è Direttore principale della Filarmonica di Belgrado, Direttore principale e Direttore artistico dell’Opera e dell’Orchestra Sinfonica di Tientsin, Direttore artistico della Filarmonica di Shanghai. Dal settembre 2009 è Direttore principale ospite della NDR Sinfonieorchester di Amburgo; in precedenza è stato Direttore principale dell’Orchestra Gulbenkian di Lisbona (per dodici anni), della Queensland Symphony Orchestra (che ha diretto nelle integrali delle Sinfonie di Mahler e di Bruckner), della Zürcher Kammerorchester, della deFilharmonie di An versa e dell’Orchestra della Finnish National Opera. A Helsinki ha diretto numero si nuovi allestimenti, tra cui Die Frau Ohne Schatten, Der Rosenkavalier, Turandot, Madame Butterfly, Tosca, La Rondine, Boris Godunov, Il barbiere di Siviglia, La traviata e Otello, nonché, tra i balletti, Le Sacre du Printemps e Il lago dei cigni. Da sempre attratto dal mondo della lirica, ha diretto opere di grande successo in tutto il mondo, tra cui, recentemente, le acclamate nuove produzioni del Comte Ory e dell’Otello di Rossini a Zurigo. La sua carriera internazionale ebbe inizio nel 1983, quando Herbert von Karajan lo invitò a dirigere alcuni concerti della stagione dei Berliner Philharmoniker. Da allora è salito sul podio delle più prestigiose orchestre del mondo, quali la London Philharmonic, l’Orchestra del Gewandhaus di Lipsia, la Staatskapelle di Dresda, la Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks, l’Orchestre de Paris, l’Orchestre National de France, l’Orchestre National de Lille, le Filarmoniche di Oslo, San Pietroburgo, Stoccarda e Dresda, la NHK Symphony Orchestra di Tokyo, la Verdi di Milano, l’Orchestra Sinfonica di Bilbao, la Hong Kong Philharmonic Orchestra e la San Francisco Symphony Orchestra. Si è esibito in diversi festival musicali, a Praga, Berlino, Edimburgo, Bergen, Pechino e all’Arena di Verona. I suoi impegni per la stagione 2014-2015 comprendono una tournée negli Stati Uniti con la Filarmonica di Belgrado e una in Europa con l’Orchestra Sinfonica di Tientsin. Il suo ampio repertorio spazia dal Barocco alla musica contemporanea, con un particolare interesse per la musica da camera, che ha potuto coltivare nei cinque anni (dal 2006 al 2011) della sua collaborazione con la Zürcher Kammerorche ster, di cui si ricordano, in particolare, le sue interpretazioni di Haydn. Ha lavorato con solisti del calibro di Mstislav Rostropovich, Yehudi Menuhin, Itzhak Perlman, Cecilia Bartoli, Jean-Pierre Rampal, Martha Argerich o Anne-Sophie Mutter. Sostiene e favorisce con grande entusiasmo i giovani musicisti. Nel 2007 ha con tribuito alla creazione della young.euro.classic Festival Orchestra Germany-China (nata nell’ambito del Festival berlinese delle orchestre giovanili e composta da una settantina di giovani talenti cinesi e tedeschi), dirigendola in due concerti al Berlin Konzerthaus e poi in tournée in Cina, e continua a partecipare a questo importante progetto. Inoltre insegna Direzione d’orchestra al Conservatorio di Shanghai.

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foto Matthias Bauer


Jürgen Flimm

Dopo aver studiato scienze teatrali, germanistica e sociologia all’Università di Co lonia, nel 1968 è diventato assistente di regia alle Kammerspiele di Monaco in se guito regista residente al Nationaltheater di Mannheim e poi al Thalia Theater di Amburgo. Da 1979 al 1985 è stato sovrintendente dello Schauspiel di Colonia, per poi ritornare al Thalia, che ha diretto per 15 anni facendone uno dei teatri di maggior fama e successo della Germania. Il suo primo allestimento operistico è stato Al gran sole carico d’amore di Luigi Nono, a Francoforte nel 1978. Nel 1981 ha messo in scena Les Contes d’Hoffmann di Offenbach alla Staatsoper e nel 1990 Così fan tutte ad Amsterdam, che ha segnato l’inizio della sua proficua e intensa collaborazione artistica con Niko laus Harnoncourt. I suoi spettacoli sono andati in scena nei teatri più prestigiosi del mondo, quali la Scala, il Metropolitan, il Covent Garden, la Lyric Opera of Chicago, la berlinese Staatsoper Unter den Linden, l’Opera di Zurigo, la Staatso per di Vienna e quella di Amburgo. Nell’estate del 2000 ha allestito una nuova edizione della Tetralogia wagneriana al Festival di Bayreuth e nell’ottobre dello stesso anno ha messo in scena il Fidelio di Beethoven al Metropolitan; nel giugno 2002 ha firmato la regia della prima mondiale di Der Riese vom Steinfeld di Friedrich Cerha alla Staatsoper di Vienna, e nel marzo 2004 ha allestito, ancora al Metropolitan, la Salome di Richard Strauss. Nel 1987, con Der Bauer als Millionär di Ferdinand Raimund, è iniziata la sua lun ga collaborazione con il Festival di Salisburgo, proseguita negli anni successivi con Das Mädl aus der Vorstadt di Nestroy, Der Schwierige di Hofmannsthal, L’in coronazione di Poppea di Monteverdi, King Arthur di Purcell, Lucio Silla di Mozart e Moïse et Pharaon di Rossini. Per la berlinese Staatsoper im Schiller Theater ha firmato nel 2010 la regia di Wis sen Sie, wie man Töne reinigt? Satiesfactionen di Erik Satie e nel 2011 quella del Trionfo del Tempo e del Disinganno di Händel. Nel maggio 2012 ha allestito La clemenza di Tito alla Staatsoper di Vienna, e nel giugno 2014, Macbeth di Salva tore Sciarrino, andato in scena nel cantiere della Staatsoper Unter den Linden in restauro. Nell’ottobre 2014 la sua Manon Lescaut è stata rappresentata al Teatro Mikhailovskij di San Pietroburgo. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui il Grimme-Preis, La Medaglia per le arti e le scienze della libera città anseatica di Amburgo, il Konrad-Wolf Preis dell’Akademie der Künste di Berlino, il Max-Brauer-Preis della Fondazione Alfred Toepfer F.V.S., la Croce al merito della Repubblica Federale Tedesca nonché la Croce d’onore austriaca per le scienze e per le arti. Dal 1999 al 2003 è stato Presidente dell’Unione dei Teatri tedeschi, dal 2005 al 2008 Direttore artistico della Ruhrtriennale, dal 2007 al 2010 Direttore artistico del Festival di Salisburgo. Dal settembre 2010 è Sovrintendente della Staatsoper Unter den Linden di Berlino. Ha insegnato alle Università di Harvard, New York e Amburgo, ed è dottore honoris causa dell’Università di Hildesheim.

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foto Matthias Bauer


 

GREGORY KUNDE

Considerato uno dei più eleganti e completi cantanti belcantisti nella scena lirica di oggi, si è esibito nei maggiori teatri del mondo: Teatro alla Scala, Metropolitan Opera, Lyric Opera di Chicago, Wiener Staatsoper, Bayerische Staatsoper, Théâtre des Champs-Elysées, Théâtre du Châtelet, Opernhaus di Zurigo, Rossini Opera Festival, collaborando con i più prestigiosi direttori d’orchestra e registi.

Tra le esibizioni più importanti delle ultime stagioni si ricordano: La donna del lago al Festival di Edimburgo (registrata dal vivo da Opera Rara), Ginevra e Vienna; Doktor Faust di Busoni a Zurigo; Arturo ne I Puritani al Metropolitan di New York; Lucrezia Borgia a Las Palmas; Iphigénie en Tauride con l’Orchestre de Radio France a Parigi; La Damnation de Faust con San Francisco Symphony, Dallas Symphony, Welsh National Opera, Philadelphia Orchestra (diretto da Simon Rattle), Chicago Symphony Orchestra, Toronto Symphony, BBC Philharmonic (diretto da Gianandrea Noseda), Konzertgebouw di Amsterdam; Benvenuto Cellini con la London Symphony Orchestra diretto da Sir Colin Davis; Otello di Rossini ad Anversa, al ROF di Pesaro e in Giappone; Elisabetta regina d'Inghilterra(Leicester)di Rossini a Bruxelles e Amsterdam; Otello, Ermione (Pirro) e Zelmira (Antenore) diretto da Roberto Abbado al ROF; Norma (Pollione) all’Accademia di Santa Cecilia a Roma diretto da Kent Nagano, al Liceu di Barcellona, alla Fenice di Venezia e a Monaco di Baviera; Alceste ad Atene e Copenhagen; Das Lied von der Erde alla Carnegie Hall di New York, La clemenza di Tito (Tito) diretto da Tate a Napoli e, diretto da Colin Davis, con la regia di McVicar ad Aix-en-Provence; Idomeneo a Bruxelles; Poliuto, Gemma di Vergye Maria di Rohan (debutto europeo come direttore d'orchestra) a Bergamo (tutte con incisione dvd); Guillaume Tell a La Coruna; Messa da Requiem(Verdi) a Lima e Palermo; I vespri siciliania Torino diretto da Noseda e in francese a Napoli e Bilbao; Les Huguenots a Strasbourg; Un ballo in maschera a Torino e Bologna; Otello di Verdi alla Fenice di Venezia, in Giappone e a Palazzo Ducale diretto da Myung-Whun Chung, nonché al Palau de les Arts di Valencia diretto da Zubin Mehta, al Regio di Torino diretto da Noseda e al Carlo Felice di Genova; Il pirata al Liceu di Barcellona; Aida a San Paolo del Brasile; Stabat Mater di Rossini con Noseda a New York e al Festival di Stresa; Peter Grimes diretto da Antonio Pappano all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia; Les Troyens con Pappano e McVicar al Teatro alla Scala di Milano; La forza del destino diretta da Zubin Mehta a Valencia; Il trovatore alla Fenice di Venezia; Luisa Miller all’Opéra di Liegi; Cavalleria rusticana/Pagliacci all’ABAO di Bilbao.

Tra i prossimi impegni Il trovatore al Covent Garden di Londra e a La Coruna; Otellodi Verdi a Madrid, Siviglia e Amburgo; Roberto Devereuxe Manon Lescaut all’ABAO di Bilbao; Norma a Liegi; Samson et Dalila a Valencia e Torino; Idomeneo a Valencia; Manon Lescaut al Teatro Regio di Torino.

 

OLGA PERETYATKO

Nata a San Pietroburgo, vi compie gli studi musicali, proseguiti poi a Berlino; dal 2005 al 2007 fa parte dell’Opera Studio della Staatsoper di Amburgo. Nel 2010 si impone all’attenzione internazionale al Festival di Aix-en-Provence in Le Rossignol con la regia di Robert Lepage; nel 2012 debutta in Mathilde di Shabran al Rossini Opera Festival, dove aveva già cantato neIl viaggio a Reims,Otello, La scala di seta e Sigismondo. Interpreta poi Adina ne L’elisir d’amore a Losanna e alla Deutsche Oper di Berlino e debutta il ruolo di Elvira ne I puritani a Lione e a Parigi.

Nel 2013 e 2014 debutta alla Staatsoper di Vienna e all’Arena di Verona, al Festival di Salisburgo e alle Mozartwochen nei panni di Giunia nel Lucio Silla; è Zerbinetta in Ariadne auf Naxos ad Amburgo e Marfa in Una sposa per lo Zar alla Staatsoper di Berlino e alla Scala di Milano. Debutta ancora all’Opera di Zurigo con Gilda nel Rigoletto e al Metropolitan di New York ne I puritani. Torna a Aix-en-Provence e a Monaco di Baviera come Fiorilla ne Il turco in Italia; interpreta Amenaide nel Tancredia Mosca e Adina al San Carlo di Napoli e alla Deutsche Oper di Berlino.

Nel 2015 debutta come Violetta ne La traviata all’Opera di Losanna e al Festival di Baden-Baden; è di nuovo Elvira a Vienna e per la prima volta al Regio di Torino. Debutta al Festival Tivoli a Copenhagen, al Théâtrede La Monnaie di Bruxelles ne L’elisir d’amore e al Teatro Réal di Madrid in Rigoletto.

Tra i suoi prossimi impegni: Rigoletto al Met di New York e debutti all’ Opéra Bastille di Parigi, alla Royal Opera House di Londra, all’Opera di San Francisco e al New National Theatre di Tokyo.

Nel 2015 riceve il 34° Premio della Critica Musicale “Franco Abbiati”, grazie anche alla sua interpretazione di Marfa in Una sposa per lo Zar di Rimskij-Korsakov al Teatro alla Scala.

Molto intensa la sua attività concertistica: da segnalare il recente ritorno al Festival di Salisburgo del 2014 col Te Deum di Bruckner con i Wiener Philharmoniker e la tournée in Cina con l’ Orchestre Symphonique de Montréal con i Vier letzte Lieder di Strauss.

Olga Peretyatko ha un contratto in esclusiva con Sony Classical. I suo primi due cd, La bellezza del canto e Arabesque, sono stati accolti con grande entusiasmo dalla critica e dal pubblico. Il suo terzo CD, dedicato a Rossini, è di prossima pubblicazione.

 

JUAN DIEGO FLÓREZ

 

Nato a Lima (Perù) nel 1973, ha iniziato giovanissimo la carriera musicale cantando e suonando musica peruviana, pop e rock. A 17 anni ha intrapreso gli studi al Conservatorio Nacional de Música della sua città e tre anni dopo ha vinto una borsa di studio per il Curtis Institute of Music di Philadelphia.

Nel 1996 ha debuttato a livello professionale al Rossini Opera Festival di Pesaro nel ruolo di Corradino in Matilde di Shabran: questo debutto è stato una rivelazione e ha dato inizio a una carriera stellare. Nello stesso anno, a soli 23 anni, Flórez ha debuttato al Teatro alla Scala sotto la direzione di Riccardo Muti inaugurando la Stagione 1996-97. Da allora è comparso in maniera costante nelle sale e sulle scene più importanti del mondo accanto a direttori d’orchestra di fama mondiale prevalentemente in ruoli di Rossini, Donizetti e Bellini.

Ha registrato numerosi album e opere complete in cd e dvd. Ha meritato numerosi premi e riconoscimenti, tra cui la massima onorificenza peruviana “Gran Crux de la Órden del Sol” e il titolo di “Kammersänger” del Governo Austriaco.

Nel 2011 Flórez ha fondato “Sinfonía por el Perú”, un progetto sociale ispirato a “El Sistema” del Venezuela, che ha come obiettivo aiutare i fanciulli e i giovani del suo Paese con la creazione di orchestre e cori a livello nazionale. In riconoscimento del suo lavoro nel 2012 è stato nominato “Ambasciatore di buona volontà” dall’UNESCO e nel gennaio 2013 è stato premiato con il “Crystal Award” dal “World Economic Forum”. 

EDGARDO ROCHA

Nato a Rivera (Uruguay), si diploma in pianoforte e studia direzione corale e orchestrale all’Università della Repubblica e in seguito tecnica vocale con Beatrice Pazos e Raquel Pierotti. Nel 2008 si trasferisce in Italia per perfezionarsi con Salvatore Fisichella. Partecipa a masterclass di Rockwell Blake e Alessandro Corbelli.

È vincitore dei concorsi Giovani Musicisti dell’Uruguay, Maria Callas (San Paolo), Giulio Neri (Siena) e Primo palcoscenico (Cesena).

Nel 2010 fa il suo debutto come protagonista dell’opera Gianni di Parigi di Donizetti al Festival della Valle d’Itria Martina Franca, un ruolo di estrema difficoltà scritto per il grande tenore Giovanni Battista Rubini. Da questo successo prende avvio la sua carriere in Italia e all’estero.

Canta Gianni di Parigi al Wexford Opera Festival; Don Ramiro / La Cenerentola a Cagliari, nel Circuito Lirico Lombardo, a Bergen, Seattle, Stoccarda e Siviglia; Ernesto / Don Pasquale a Firenze e Verona; Ferrando / Così fan tutte a Napoli e Torino; Lindoro / L’Italiana in Algeri a Savona, Bari e alla Wiener Staatsoper; Il Conte Almaviva / Il barbiere di Siviglia nel Circuito Lirico Lombardo, a Verona, Valencia, Madrid, Napoli, Losanna, Zurigo, Amburgo, Tel-Aviv, Wiener Staatsoper, Semperoper Dresden, Bayerische Staatsoper e Opéra National de Paris; Dorvil / La scala di seta e Jago / Otello all’Opernhaus di Zurigo; Alberto / La gazzetta a Liegi; Rodrigo / Otello accanto a Cecilia Bartoli al Théâtre des Champs Elysées e al Festival di Salisburgo; Don Narciso / Il turco in Italia a Torino.

Ha collaborato tra l’altro con i direttori d’orchestra Giacomo Sagripanti, Hubert Soudant, Riccardo Frizza, Alan Curtis, Jonathan Webb, Aldo Sisillo, Zsolt Hamar, Muhai Tang, Christopher Franklin, Daniele Rustioni, Michael Güttler, Jean-Christophe Spinosi, Omer Meir Wellber, Jesús López-Cobos e con i registi Rosetta Cucchi, Jonathan Miller, Francesco Esposito, Damiano Michieletto, Moshe Leiser/Patrice Caurier, Ettore Scola.

È Don Ramiro nel film La Cenerentola Una favola in diretta, prodotto nel 2012 da Andrea Andermann, con la regia di Carlo Verdone e la direzione d’orchestra di Gianluigi Gelmetti.

Tra i suoi progetti per le prossime stagioni: La Cenerentola a Losanna, Il viaggio a Reims a Zurigo, Les pêcheurs de perles a Nancy, I Puritani a Stoccarda.

Discografia: dvd Gianni di Parigi / Bongiovanni, dvd Otello (Rossini) / Decca.

 

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foto Matthias Bauer


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