L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

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Certamente per i nuovi criteri dovrà preoccuparsi la Scala che, non potendo contare più sulla grossa fetta determinata dalla sua pianta organica, sebbene in testa tutte e tre le nuove classifiche e con i soliti 2 Mln di proventi annuali extraFus, dovrebbe ricevere circa 3,8 Mln in meno, secondo la nostra stima. Ma le cose vanno male anche per il Maggio (a meno che “l’arco circoscritto di tempo per il turismo culturale” non faccia impazzire i voti dei veri commissari ministeriali), per Palermo, Genova (nonostante il contributo aggiuntivo extra-Fus della Legge Finanziaria 2004 che noi abbiamo messo in conto, ma che pare destinato a scomparire, lasciando presagire un risultato ancora più catastrofico), Trieste, Bologna e Bari. La nuova ripartizione sembrerebbe premiare moltissimo Santa Cecilia (con 6 Mln in più) e, in misura molto più piccola, il Regio di Torino, ma anche Venezia, Cagliari e Napoli.

A guardare meglio le classifiche percentuali si nota inoltre, ad esempio, come Cagliari (che va abbastanza male per qualità e quantità) finisce col guadagnarci coi nuovi criteri, grazie all’aliquota gestionale, tra le migliori solamente in virtù di una consistente percentuale di contributo in arrivo dagli enti locali, viceversa in maniera esattamente speculare, un teatro come il Massimo di Palermo che per quantità e qualità è fra i prime cinque e che nell’ultimo decennio ha affrontato una stabilizzazione gestionale piuttosto seria, risulta pesantemente penalizzato dal fatto di non avere sostanzialmente privati e registrare incassi al botteghino percentualmente troppo bassi. Tuttavia va detto che, a parte qualche stortura correggibile dopo un rodaggio del criterio (a patto che i Commissari veri siano avveduti e sappiano operare un confronto metodico, come abbiamo cercato di fare noi nella nostra simulazione), il passo in avanti rispetto al passato è indubbiamente considerevole.

Qualche simulazione deve averla fatta prima di noi qualcun altro, gicché, prima ancora dell’entrata in funzione operativa dei “nuovi criteri” di comparazione e ripartizione, è partito il primo decreti per addrizzare il tiro sui risultati “scomodi” ossia quelli relativi non a caso allo scarto più alto e quello più basso, per i quali è meglio stabilire la somma per decreto e senza calcoli comparativi. «Le fondazioni dotate di forme organizzative speciali […] percepiscono a decorrere dal 2015 un contributo dello Stato a valere sul Fondo unico per lo spettacolo di cui alla legge 30 aprile 1985, n. 163, determinato in una percentuale con valenza triennale [...]. Tali fondazioni sono individuate con decreto del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, da adottarsi entro il 31 ottobre 2014». Si tratta di un comma aggiuntivo (21bis) che il Decreto-Legge 31 maggio 2014, n. 83 di Franceschini (convertito con legge 106/2014) inserisce nell’art. 11 del Decreto Valore Cultura; si accettano scommesse su quali saranno le fondazioni con “forme organizzative speciali” che, in virtù della loro specialità, per accedere al FUS non dovranno confrontarsi con le altre. Facciamo sommessamente notare che la strada non è inedita, era già stata battuta con il DPR 117/2011 e poi abbandonata, dopo l’intervento di un Tar e del Consiglio di Stato.

Da “Del comparare, del dividere” quindi, a “Del dividere, senza comparare”. Prossima puntata sulle voci del Conto Esercizio con esempi pratici tratti da casi reali.

 

NOTA di REDAZIONE

Tutti i dati presentati sono ricavati da documenti ufficiali. La redazione è naturalmente disponibile a ospitare un contraddittorio.


 

 

 
 
 

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