San Carlo e San Gennaro
di Luigi Raso
La tradizione riscoperta della celebrazione musicale di San Gennaro si unisce quest'anno alla ricorrenza di San Carlo Borromeo, eponimo del Massimo partenopeo. Purtroppo latita il pubblico per una serata di grande qualità e interesse.
Dopo il primo concerto del 2021 (qui la recensione) dedicato al recupero della tradizione settecentesca, poi perdutasi nel tempo, di eseguire una Cantata in onore di SanGennaro, il maestro José Luis Basso, l’Orchestra e Coro del San Carlo e tre giovani e promettenti allieve dell’Accademia di Canto Lirico del Teatro San Carlo hanno dato vita alla prima esecuzione in tempi moderni di pagine dimenticate dell’enorme patrimonio musicale del ‘700 napoletano.
Il concerto, originariamente programmato per il mese di settembre, in concomitanza della ricorrenza liturgica del Santo (19 settembre), è stato rinviato a un’altra data iconica per la storia del Teatro, il 4 novembre, giorno in cui si celebrano due festività strettamente legate tra loro: la ricorrenza di San Carlo Borromeo, santo eponimo di Re Carlo III di Borbone (VII per il Regno di Napoli) e i 285 anni del San Carlo, inaugurato il 4 novembre 1737 per volere e alla presenza del sovrano.
Un concerto, dunque, che è in primo luogo una lodevole operazione di recupero musicale di partiture rimaste sepolte per secoli nella Biblioteca del Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli (Dixit Dominuns di Cafaro e Quoniam tu solus sanctus di Insanguine) e in quella Nationale de France a Parigi (la Cantata di Cafaro) e che avrebbe meritato, per la rarità del recupero musicale e l’impegno profuso dai complessi del San Carlo nella preparazione di questa unica esecuzione, una ben maggiore attenzione da parte degli spettatori e delle istituzioni cittadine. Risultato: sparuto pubblico in teatro, sebbene attento e al termine entusiasta.
Ci si rammarica nel constatare che a Napoli di musica napoletana, di opera napoletana, di festival, di gemellaggi tra capitali europee e mondiali della musica, ecc, si parli tanto, ma quando viene offerta un’occasione per riscoprire una piccola parte di quel decantato patrimonio musicale, la risposta di pubblico e l’attenzione di istituzioni sia assai flebile.
Peccato, perché i brani in programma, pur non potendo obiettivamente essere considerati dei capolavori musicali, rivelano pregio nella fattura e un buon grado di ispirazione.
L’apertura è nel segno del Dixit Dominus (del 1771) per coro, organo e orchestra del pugliese Pasquale Cafaro (1715 - 1787), compositore stimato e citato da Mozart nelle sue lettere giovanili e che in morte ha ricevuto l’onore di condividere con Alessandro Scarlatti la sepoltura nella Cappella di Santa Cecilia della Chiesa di Montesanto in Napoli.
José Luis Basso, alla testa del “suo” Coro e dell’Orchestra del San Carlo, ne dà un’esecuzione vivace e possente e si stagliano ben definite le morbide linee polifoniche corali, ben supportate dal disegno orchestrale.
Da compagini orchestrali e corali, come quelle del San Carlo, dedite principalmente all’esecuzione del repertorio dell’800 e del ‘900, non ci si può attendere un approccio esecutivo filologico a queste partiture: le sonorità, sia quelle orchestrali sia quelle corali, quindi risultano corpose e intense, il discorso musicale improntato a tempi spediti che rinnovano il vigore e l’incisività delle partiture. Nell’ordito contrappuntistico della composizione si districa molto bene il Coro, preciso, preparato con cura, dal suono possente e incisivo.
Il successivo Quoniam tu solus sanctus per soprano, oboe concertante, tromba concertante, fagotto concertante, archi e basso continuo di Giacomo Insanguine (1728 - 1793) è composizione interessante per l’insolito accostamento tra i timbri degli strumenti solisti (rispettivamente, gli ottimi Hernan Garreffa, Giuseppe Cascone e Mario Russo, prime parti dell’orchestra) e la svettante voce sopranile della talentuosa e promettente Laura Ulloa, giovane allieva dell’Accademia di Canto Lirico, qui molto brava a destreggiarsi tra colorature e acuti della breve partitura concertata con piglio deciso e spedito da José Luis Basso alla testa di un’orchestra puntuale e scintillante.
Articolata nella struttura e nel respiro, e ben più complessa per insidie esecutive, è infine la Cantata per la Translazione del Corpo del Glorioso Martire San Gennaro per soli, coro, organo e orchestra (1775) di Pasquale Cafaro, cuore di questo del Concerto per San Gennaro.
Nella partitura, recuperata e trascritta - al pari delle precedenti in programma - dal maestro Ivano Caiazza, consulente musicale del Dipartimento di ricerca, editoria, archivio storico del San Carlo, dopo la bella e pomposa Sinfonia di apertura, si susseguono interventi corali, recitativi e arie affidate a tre soprani - la citata Laura Ulloa, Chiara Polese e Maria Sardaryan - provenienti dalla cantera dell’Accademia di Canto Lirico, dalle caratteristiche vocali differenti, tutte e tre animate di entusiasmo e ben inserite nel progetto di recupero della Cantata.
Arie deliziose e ricche di colorature, i puntali interventi corali e l’adeguato sostegno del basso continuo e dell’orchestra ricreano un affresco musicale che contribuisce a far immaginare quale fosse, nel ‘700, la diffusione della pratica musicale nei Sedili di Napoli (antiche istituzioni amministrative napoletane, di cui cinque di nobili e uno del popolo) e, più in generale, nella capitale del Regno in occasione della Festività del patrono.
Questo concerto per San Gennaro rappresentata un appuntamento annuale - che speriamo possa proseguire - e una piacevole riscoperta di partiture dimenticate, che testimoniano ad ogni ascolto la fecondità e il pregio di una delle scuole musicali più rappresentative al mondo.
Il concerto avrebbe meritato una risposta di pubblico più robusta. Al termine, chi c’era ha apprezzato molto l’esecuzione, applaudendo a lungo e con entusiasmo gli artefici del recupero musicale.
Bis d’ordinanza concesso: il possente Hallelujah di Haendel da Messiah (1741), affrontato con palpabile dose di entusiasmo liberatorio da parte del Coro e dell’orchestra del San Carlo.